Cannabis, la nuova legge alla Camera

Cannabis, la nuova legge alla Camera con data 08/08/2021

“È stato votato il testo base sulla cannabis che depenalizza la coltivazione di non oltre quattro piante ‘femmine’.

La coltivazione in casa di canapa è fondamentale per i malati che ne devono fare uso terapeutico e che spesso non la trovano disponibile oltre che per combattere lo spaccio ed il conseguente sottobosco criminale”

Così Mario Perantoni ha annunciato il via libera in commissione Giustizia alla Camera al testo base sulla Cannabis.

Il testo base sulla cannabis è stato approvato in commissione Giustizia. Si compone di cinque articoli che andrebbero a modificare il Testo Unico sugli stupefacenti, al momento riferimento per la normativa in questo ambito.

Ecco la proposta di legge per consentire la coltivazione della cannabis in casa per uso personale:

Alla Camera dei deputati c’è un testo base sulla cannabis.

Dopo un anno di mediazione, a partire dalle tre proposte del deputato di +Europa, il radicale Riccardo Magi, del Movimento 5 Stelle e della Lega, si è arrivati a un testo unico presentato dal relatore presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, il pentastellato Mario Perantoni.

Il testo è già frutto di una mediazione tra le diverse voci, richieste e visioni dei partiti che compongono la maggioranza, ma anche tra coloro che hanno presentato proposte di legge in materia.

La legge prevede da un lato la depenalizzazione, dall’altro l’inasprimento per alcuni reati. Insomma, un testo base che mette d’accordo Lega, radicali e 5 Stelle.

Nei cinque articoli è previsto che sia possibile coltivare fino a quattro piantine femmina, non viene più punita la coltivazione domestica per uso personale:

“Sono consentite a persone maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto”.

Cosa contiene questo testo base?

Da un lato, come ha spiegato Perentoni, diminuisce le sanzioni per i fatti di lieve entità:

“Reati che saranno ora autonomi rispetto alle stesse fattispecie previste per gli oppiacei: si introduce, cioè, una separazione concettuale tra le diverse categorie di sostanze stupefacenti, diversità già evidenziata dalla Corte Costituzionale.

Infine una novità per la tutela dei minori e dei giovani: non si potrà mai considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o che nella vicinanza delle scuole.

Un inasprimento per contrastare la criminalità e rafforzare la protezione dei più giovani”.

Vengono, così, inasprite le pene per chi vende sostanze stupefacenti ai minorenni, infatti, il testo prevede l’innalzamento delle pene per i reati connessi a traffico, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di cannabis, che passano da 6 a 10 anni.

Serve comunque rimanere aggiornati poiché, dopo la votazione, bisognerà attendere la presentazione e la discussione in commissione degli emendamenti prima che il testo possa arrivare in aula.

Rimane comunque un piccolo traguardo raggiunto dopo mesi e mesi di attesa da parte della Camera. Noi sostenitori di libertà siamo fiduciosi che questo piccolo passo porterà ad un grande traguardo!

Come ottenere la Cannabis Terapeutica?

Come ottenere la Cannabis Terapeutica?

 

In Italia la Cannabis Medica è pienamente legale dal 2013; un piccolo riassunto di cosa è successo aiuterà a comprendere a fondo i temi trattati in questo articolo, e cioè:

  • processo di prescrizione farmaco e iter del paziente per accedere alla terapia
  • rimborsabilità e diversificazione Regionale
  • iter di approvvigionamento per pazienti, ospedali/ASL, farmacie e distributori autorizzati
  • costi

 

1. COME VIENE PRESCRITTA LA CANNABIS TERAPEUTICA?

Come tutti i farmaci, la Cannabis Terapeutica può essere prescritta da un qualsiasi Medico (Chirurgo o Veterinario) che, in scienza e coscienza, la ritenga il medicamento più adatto.

La Cannabis Medica è prescrivibile con spese a carico del paziente per qualsiasi patologia per la quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata.

In parziale deroga a questo discorso va detto che mentre la libertà per il Medico è totale (nel rispetto della normativa vigente Legge 94/98) quando il farmaco è a pagamento (ossia il paziente lo acquista pagandolo di tasca propria), quando il farmaco invece è a carico del Sistema Sanitario Regionale (SSR) (cioè gratuito per il paziente), esistono più vincoli per il Medico. Si parla, in questo caso, di appropriatezza prescrittiva.

In virtù di quanto scritto sopra nel voler spiegare qual è l’iter per un paziente per ottenere Cannabis Medica, è necessario distinguere tra quando la Cannabis è prescritta su ricettario privato a pagamento (la ricetta “bianca”) e Cannabis prescritta a carico del Sistema Sanitario Regionale (SSR).

In altre parole, l’accesso alla Cannabis Medica è:

  • molto semplice se prescritta a pagamento
  • da semplice a complesso se prescritta a carico del SSR (la difficoltà varia da Regione a Regione)

Per aiutarvi a navigare questa tematica potete approfondire in questo articolo: “Cannabis Medica e rimborsabilità Regione per Regione

In generale, la Legge che regola la prescrizione magistrale di Cannabis Medica è la Legge 94/98 conosciuta come “Legge Di Bella” (esatto, QUEL professore Di Bella) e dal DM 9/11/2015.

In breve, questa Legge prevede che sulla ricetta il Medico riporti, tra le altre cose, il tipo di Cannabis, il motivo per il quale il Medico richiede al Farmacista la preparazione e (per la salvaguardia della privacy) un codice alfanumerico (numeri e lettere) al posto del nome/cognome.

dati anonimi relativi a età, sesso, posologia in peso di Cannabis ed esigenza di trattamento sono inoltre richiesti per fini statistici, così come previsto dal Progetto pilota, compilando la scheda per la raccolta dei dati dei pazienti trattati da inviare alla Regione territorialmente competente secondo le indicazioni che le stesse Regioni forniranno.

 

 

2. PROBLEMATICHE LEGATE AD OTTENERE CANNABIS MEDICA CON RICETTA BIANCA

Per prima cosa, un Medico NON è mai obbligato a prescrivere una terapia (sia essa a base di Cannabis, che qualsiasi altro farmaco), specie se in scienza e coscienza ritiene che non sia il farmaco necessario per il proprio paziente.

Nel momento presente esistono molti Medici che rifiutano anche solo di considerare la Cannabis come opzione terapeutica perché non la conoscono e non vogliono conoscerla oppure “perché è una droga d’abuso”.

Secondo problema: trovato il Medico che ha redatto la ricetta, rimane da trovare una farmacia che prepari Cannabis Terapeutica (circa 600 su 19.000 totali in Italia). Una volta trovata, occorre che tale farmacia sia fornita di una delle nove varietà legalmente prescrivibili: forse non tutti sanno che da due anni a questa parte si vive in uno stato di continua carenza di Cannabis legata ad altissima domanda (da parte di Medici e Pazienti) e poca offerta (legata ad insufficiente importazione da parte dell’Italia da Olanda o Canada).

Giova ricordare che nel 2017 il Ministero della Salute, attraverso l’Ufficio Centrale Stupefacenti, multò con diverse migliaia di € alcune farmacie che informavano i pazienti sulla disponibilità di Cannabis Medica (informando e rendendo noto dove reperirla), ritenendo che fossa “propaganda pubblicitaria indiretta”.

 

 

3. OTTENERE CANNABIS MEDICA A CARICO DEL SSR

La rimborsabilità dei medicinali a base di Cannabis non è prevista da tutte le Regioni, ma solo dalle Regioni che hanno legiferato in materia di erogazione di “farmaci cannabinoidi”.

Premesso che la maggior parte delle Regioni NON ha ancora concesso la prescrizione gratuita di Cannabis Medica, in alcune Regioni (es. Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia) è possibile per il paziente ottenere Cannabis gratuita, ma (già detto, ribadiamolo) SOLO per alcune indicazioni terapeutiche, ossia solo per alcuni tipi di malattie.

In altre parole, non importa se si è esenti civili o invalidi, ma contano esclusivamente questi fattori:

  1. la Regione nella quale si risiede
  2. se in quella Regione la malattia di cui si è affetti viene riconosciuta per Cannabis fornita gratuitamente

Da ciò deriva che per la stessa identica malattia un paziente residente nella Regione X può ottenere Cannabis Medica gratuitamente, mentre nella Regione Y la deve comunque pagare.

A differenza di quando la Cannabis è acquistata a pagamento, non esiste un iter unico per la prescrizione, ma esso varia (come ripetuto) da Regione a Regione.

La Cannabis può essere rimborsata, ma nonostante il decreto DM 9/11/2015 precedentemente citato, le patologie per le quali è riconosciuta la rimborsabilità variano per ogni Regione, che legifera autonomamente su patologie, forme farmaceutiche e a volte modalità di prescrizione.

Infatti alcune Regioni per riconoscere la rimborsabilità prevedono obbligatoriamente un piano terapeutico (che può essere preso in carico e seguito dal medico di base), altre solo determinate varietà di Cannabis o tipi di preparazione.

Al fine di essere certi della possibile rimborsabilità conviene sempre fare rifermento all’ente territoriale competente in quanto la situazione risulta molto disomogenea, senza considerare il fatto che alcune Regioni non hanno deliberato, altre solamente deliberato e altre hanno già portato a termine tutto il processo attuativo.

 

 

4. APPROVVIGIONAMENTO DI CANNABIS MEDICA DA PARTE DELLE FARMACIE

Le Farmacie italiane che preparano Cannabis Medica (le stime sono di oltre 600 su 19.000 presenti) possono ottenere Cannabis da fornitori diversi a seconda della provenienza:

  • Cannabis Medica olandese: la Farmacia la ordina da uno dei cinque distributori di materie prime italiani autorizzati (ACEF, Fagron, Farmalabor, Fl-Group, Galeno)
  • Cannabis Medica italiana: la Farmacia la ordina dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze
  • Cannabis Medica canadese: la Farmacia la ordina dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze

Le modalità per la Farmacia di approvvigionarsi di Cannabis Medica sono le stesse di tutte le altre sostanze stupefacenti, ossia con Buono Acquisto in tre copie da inviare (PEC + firma digitale o originale cartaceo) alla ditta.

Nel Buono Acquisto la Farmacia indica in maniera inequivocabile la varietà di Cannabis che desidera e la quantità in grammi suddivisa per numero di flaconi: es. per ordinare 250 grammi di infiorescenze, la farmacia non indicherà un generico “250 g”, ma “25 flaconi da 10 g” oppure “1 confezione da 250 g” in base ai tagli disponibili.

All’arrivo in Farmacia la Cannabis Medica in infiorescenze viene caricata sul registro di entrata/uscita e scaricata man mano con le ricette mediche che il Farmacista preparerà di volta in volta.

 

5. COSTI DELLA CANNABIS MEDICA

Quando il paziente paga di tasca propria il farmaco la domanda che subito viene in mente è “Quanto costa?

Essendo la Cannabis Medica un farmaco galenico (ossia preparato di volta in volta dal Farmacista) e non essendo un farmaco industriale fatto e finito (come quelli che siamo abituati a comprare in Farmacia con un dosaggio fisso, un numero di dosi fisso, una quantità di sostanza fissa), è impossibile dare un prezzo unico del farmaco a base di Cannabis.

Per i farmaci galenici il Farmacista NON è assolutamente libero di decidere il prezzo, ma si rifà obbligatoriamente ad una Tariffa stabilita dal Ministero della Salute con la quale calcola i prezzi di tutti i farmaci galenici che prepara (sia a base di cannabinoidi che non, dagli sciroppi alle supposte, dalle cartine ai colliri).

L’unica certezza è che il Ministero della Salute obbliga a vendere la Cannabis a 9 € al grammo + IVA 10% (dei medicinali) indipendentemente dal costo richiesto al Farmacista, che varia solitamente dai 9 agli 11€ + IVA 22% (delle materie prime).

A questo prezzo vanno aggiunti i costi di preparazione e contenitori (che variano a seconda della forma farmaceutica preparata e della sua pericolosità), sempre stabiliti dalla Tariffa dei Medicinali. Unendo il tutto, è possibile dare alcuni esempi di costo per far capire orientativamente (salvo costo dei recipienti, eccipienti e numero di operazioni tecnologiche) il costo di una terapia:

  • 30 cartine da 100mg di infiorescenze di cannabis: 65€ circa
  • 30 cartine da 500mg di infiorescenze di cannabis: 190€ circa
  • 30 cartine da 1000mg di infiorescenze di cannabis: 330€ circa
  • 50 ml di olio di cannabis (5g/50ml): 90€ circa
  • 100ml di olio di cannabis (5g/50ml): 160€ circa

Trattandosi di farmaci la spesa è fiscalmente detraibile (come per i farmaci industriali) mediante “scontrino parlante” o fattura.

Inoltre, così come da decreto Decreto 9 novembre 2015, si aggiunge la necessità di titolazione dei preparati di olii ed estratti, che per legge devono essere analizzati.

Il decreto impone l’analisi, ma non il costo da attribuire al paziente e/o al farmacista, in quanto non presente all’interno dell’onorario professionale e non specificato in nessuna norma (ad eccezione della Lombardia, la quale ad oggi ha dato un tetto di spesa massima per la rimborsabilità delle analisi). Si assiste dunque ad una difformità di prezzo non indifferente che è attualmente oggetto di valutazione da parte degli enti preposti.

 


Per approfondire quanto riportato, suggeriamo di consultare la Gazzetta Ufficiale del Ministero della Salute:

L’ordine delle suore della cannabis

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L’ordine delle suore della cannabis

Conosciute come “suore della cannabis” le chiamano “weed nouns”, ma il loro vero nome è “Sisters of the Valley”, le sorelle della valle. Non appartengono a un ordine religioso tradizionale, ma si sono riunite insieme con la missione di guarire il mondo.

Rispettano la Madre Terra e condividono i suoi doni con gli altri. Lavorano insieme, pregano insieme, indossano il velo e producono oli, balsami e unguenti a base di CBD.

Solo nel primo anno sono riuscite a fatturare $ 60.000. Nel 2017 hanno superato il milione. A oggi sono super seguite sui social e continuano imperterrite a fornire un servizio eccezionale!

L’ordine delle suore della cannabis

Ecco le “Sisters of the valley”, le suore hippie che coltivano cannabis in California

Christine Meeusen non è la solita suora. Negli ultimi sei anni, ora si fa chiamare sorella Kate, ha coltivato cannabis su un appezzamento di terreno di un acro a Merced, in California.

La cannabis non è solo un raccolto per Suor Kate, ma un mezzo per fare del bene. Vuole stabilire una religione new age incentrata sulla guarigione con medicine a base vegetale prodotte in modo sostenibile e sollevare le donne dalla povertà.

La sorella ha fondato la sua sorellanza, Sisters of the Valley, nel 2015 dopo una serie di eventi che le cambiano la vita. In primo luogo, ha attraversato quello che dice sia stato un divorzio devastante nel 2008 che l’ha lasciata senza un soldo e per un breve periodo senza casa come madre single che ha cresciuto tre figli. Ha iniziato a coltivare cibo e cannabis nel suo cortile per diventare autosufficiente.

. Nel 2014, ha deciso di produrre tinture e unguenti a base di cannabis per mantenersi. Allo stesso tempo, ha iniziato a partecipare alle proteste del movimento Occupy, indossando un costume da suora.

. Poi, nel 2016, la sorella Kate ha iniziato a coltivare cannabis e a produrre prodotti usando il cannabidiolo, o CBD, come oli e tè nella sua fattoria, sottoscrivendo un codice di valori che, secondo lei, è vagamente basato sugli ordini religiosi delle Beghine del Medioevo. Le Beguine furono uno dei primi esempi di femminismo. Le beghine non rispettavano le regole del tempo che richiedevano alle donne di vivere sotto la tutela di un uomo. Non erano vincolate da voti permanenti come le suore cattoliche, in quanto non facevano parte della Chiesa cattolica. Le donne potevano entrare nel loro ordine con i bambini e andarsene se volevano sposarsi. Vivevano tutti insieme per l’autosufficienza economica e si dedicavano a Dio e ad atti di buon servizio.

L’ordine delle suore della cannabis è sinonimo di unione e amore incondizionato.

L’ordine delle suore della cannabis

“Stiamo camminando e marciando in un mondo in cui avremo suore che diserbano l’erba in ogni provincia del pianeta e in ogni contea e provincia del mondo”, dice suor Kate. “Quando le persone ci vedranno nei nostri veli sapranno cosa rappresentiamo proprio come fanno [quando] un pompiere [è] nella sua uniforme.”

Attualmente, 25 sorelle e cinque fratelli fanno parte di Sisters of the Valley in tutto il mondo, vendendo i loro prodotti in luoghi come la Nuova Zelanda, il Messico, la Danimarca e il Brasile. Per far parte della sorellanza, sorelle e fratelli devono generare entrate dai prodotti. Sono previsti anche circa due anni di formazione, che prevede la partecipazione a un programma di borse di studio, la risposta a un sondaggio di approfondimento e la lettura di una copia del Libro delle Nuove Beghine. Diverse sorelle e fratelli sono coinvolti in vari sforzi di difesa dei diritti delle donne e della legalizzazione della cannabis nelle loro comunità, in modo che possano stabilire le proprie fattorie invece di importare dal raccolto di suor Kate.

. Mentre il COVID-19 ha intaccato le vendite della sorellanza, Sister Kate è fiduciosa che il suo esercito di suore new age possa affrontare la tempesta e uscire come un business migliore quando la pandemia sarà finita. Oltre ad espandere la sua sorellanza, dice che le piacerebbe iniziare a coltivare funghi medicinali e alcuni tipi di radici. Sogna anche di creare una hotline di soccorso per le donne che affrontano senzatetto, abusi o qualsiasi altro tipo di crisi. L’idea è che alla fine le Sisters of the Valley possano fornire anche una serie di servizi sociali.

L’ordine delle suore della cannabis

“Siamo piccole in questo momento, ma abbiamo grandi sogni… Se qualcuno fosse venuto e si fosse preso cura di me, avrebbe fatto una grande differenza per me e per le molte donne che sperimentano l’essere buttate via «donne», dice suor Kate. “Quando dai a una donna una qualità di vita migliore, portano con sé gli uomini. Le donne non lasciano indietro gli uomini come una società patriarcale lascia indietro le donne. Semplicemente non accadrà”.

Che cosa sono i Terpeni?

Che cosa sono i Terpeni?

 

 

Vengono prodotti da molte piante, soprattutto conifere e da alcuni insetti, sono i componenti principali delle resine e degli oli essenziali delle piante, miscele di sostanze che conferiscono a ogni fiore o pianta un caratteristico odore o aroma. Rappresentano anche i precursori biosintetici degli steroidi e dei carotenoidi. Molti aromi usati nei cibi o nei profumi sono derivati da terpeni o terpenoidi naturali.

 

Perché le piante producono composti aromatici come i terpeni?

Come spesso accade nel mondo vegetale, i terpeni sono utilizzati dalle piante per difendersi dai predatori.

Emettendo un aroma pungente, le piante possono respingere alcuni insetti, ma possono anche attirare gli insetti benefici di cui hanno bisogno per l’impollinazione.

Tali composti chimici contribuiscono dunque a svolgere funzioni di rilievo all’interno della pianta di cannabis, rappresentando le basi per costituire molecole più complesse e fondamentali per il corretto equilibrio metabolico della stessa, quali ad esempio ormoni stimolanti, vitamine, pigmenti, steroidi, resine e addirittura i cannabinoidi, rappresentando altresì una vera e propria barriera difensiva, data dal caratteristico odore pungente, contro eventuali parassiti, insetti e funghi.

Proprio l’eterogeneità della composizione dei terpeni all’interno della cannabis, rappresenta un valido parametro, per definire nel dettaglio quelli che possono essere i differenti biotipi della specie. Un esempio è dato dal ceppo Indica, dove prevale la presenza di β-mircene, α-pinene e limonene, comparato al ceppo Sativa che al contrario presenta un profilo terpenico notevolmente più complesso e variegato.

La quantità e il tipo di terpeni che una pianta di cannabis produce dipende da vari fattori. La stessa varietà non necessariamente produce sempre gli stessi composti aromatici. Ciò può dipendere da fattori come il clima, il suolo e i fertilizzanti utilizzati, l’età della pianta, e altri elementi.

Al giorno d’oggi, abbiamo scoperto circa 100 terpeni diversi nella marijuana. Ogni varietà ha i suoi particolari tipi e combinazioni di terpeni in varie concentrazioni.

 

 

Come Agiscono i Terpeni?

I terpeni agiscono in una miriade di modi. Oltre ad arricchire l’esperienza con sapori ed odori molto piacevoli, queste molecole svolgono anche un ruolo importante negli effetti di ciascuna varietà.

Gli scienziati che studiano la cannabis hanno identificato un’interazione tra terpeni e cannabinoidi. Le molecole di queste due famiglie sembrano lavorare insieme per produrre maggiori benefici, un fenomeno noto come effetto entourage.

Ad esempio, il limonene, il cariofillene ed il pinene lavorano fianco a fianco con il THC per produrre diversi benefici, mentre il CBD e il linalolo hanno una speciale relazione sinergica. Ma i terpeni possono anche produrre effetti da soli. Numerosi studi hanno infatti confermato che queste molecole possono generare affascinanti effetti a prescindere dalla presenza dei cannabinoidi.

 

Come Possono Essere Assunti i Terpeni?

I terpeni della cannabis vengono assunti principalmente fumando o vaporizzando. Ogni boccata di fumo o vapore di infiorescenze o estratti di cannabis trasporta una miriade di terpeni nei polmoni, da dove poi passano rapidamente nel flusso sanguigno.

I terpeni sono molecole volatili, il che significa che si degradano a temperature relativamente basse. Per questo motivo, la vaporizzazione è il migliore strumento per mantenere intatti tutti i terpeni. I vaporizzatori funzionano tramite riscaldamento a conduzione, a convezione o una miscela dei due. Inoltre, i vaporizzatori più moderni consentono di modificare le impostazioni di temperatura con incrementi di un solo grado. Poiché i vari terpeni hanno diversi punti di evaporazione, questi dispositivi consentono ai consumatori di puntare solo a specifici terpeni.

Inoltre, possono essere utilizzati secondo differenti modalità e dosaggi, preferibilmente in purezza: trovano ampio riscontro se addizionati a cibi e bevande, esattamente come aromatizzanti utilizzando 2 gocce per alimento. Diversamente possono essere diluiti anche in alcool, olio di oliva o di cocco ad esempio, nella proporzione di 3 -5 gocce ogni 100ml di liquido. Di norma ogni goccia contiene circa 50mg di terpene e trattandosi di un concentrato puro, necessita di essere maneggiato con cura per evitare irritazioni alla pelle o alle mucose.

 

 

Effetti terapeutici dei terpeni della Cannabis:

Associati alla cannabis, a prescindere se ci si trovi in presenza di infiorescenze o cristalli o oli, i terpeni tendono a definire il cosiddetto “effetto di entourage” in grado di descriverne perfettamente l’associazione con i cannabinoidi, elementi dominanti nella cannabis. Tale termine indica un aumento in termini di efficacia dell’erba e un significativo miglioramento di quelli che ne sono gli effetti terapeutici, derivati proprio dall’associazione terpeni-cannabinoidi. Tale azione complementare può quindi rafforzare in maniera significativa il livello terapeutico dei preparati ed ampliandone ovviamente il campo di utilizzo.

Terpeni differenti possono inoltre essere associati in modo tale da toccare simultaneamente molteplici problematiche: linalolo mircene se assunti in sinergia offrono una marcata azione sedativa e calmante, utile anche nel trattamento di patologie causa di convulsioni, azione resa ulteriormente più efficace se al tutto viene addizionato ad esempio il terpinolene. Se al contrario è necessario promuovere l’energia e la vitalità, favorendo comunque la concentrazione e la resa cerebrale, limonene pinene rappresentano la soluzione più indicata. Quest’ultimo tuttavia, complice la sua spiccata azione anti-infiammatoria, può essere assunto unitamente al beta-cariofillene mentre lo stesso limonene, spesso risulta risolutivo nel trattamento di problematiche e sintomatologie a carico dell’apparato gastro-intestinale.

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

 

Cannabis Terapeutica – Il futuro è nel CBG

Chi conosce un minimo la cannabis sa che contiene oltre cento molecole, ognuna delle quali ha specifiche proprietà, molte ancora necessitano ancora di studi approfonditi.

I composti, però che sono ben conosciuti e studiati sono il Cannabidiolo (CBD) non psicoattivo, il Tetraidrocannabinolo (THC) e recentemente agli onori della ribalta proprio il Cannabigerolo (CBG). Quest’ultimo sembra poter avere un notevole potenziale terapeutico.

Il cannabigerolo o CBG è un fitocannabinoide non psicoattivo naturalmente presente in piccole quantità nella pianta di canapa.

 

Cos’è il CBG, il cannabinoide madre

Il CBG (scoperto per la prima volta nel 1964 dallo scienziato Y.Gaoni, deriva dall’acido cannabigerolico (CBGa) che è il primo cannabinoide prodotto nella pianta di canapa, da cui a loro volta attraverso un processo enzimatico si formano i tre principali acidi che si trovano nella pianta ovvero: THCA, CBDA e CBCA e da cui poi tramite decarbossilazione si ottengono THC e CBD e CBC.

Dunque, ecco perchè il CBG viene definito la madre di tutti i cannabinoidi. In ogni caso è stato rilevato che il CBG è presente in particolari concetrazioni in alcuni tipi di cannabis Sativa L., quelle più fibrose che solitamente sono povere di THC e hanno invece maggior concetrazioni di altri cannabinoidi non psicoattivi.

 

CBG e CBD differenze tra i due cannabinoidi

CBD e CBG sono due cannabinoidi presenti in quantità differenti nella pianta di canapa e sono due composti diversi tra loro, hanno caratteristiche simili quando si parla di alcuni effetti, infatti sembrano entrambi essere un valido aiuto contro il dolore e l’infiammazione.

Il CBG però, appare ancora più efficace del CBD per quanto riguarda il rilassamento dei muscoli, e sembra dare maggior sollievo alle contrazioni muscolari.

 

Come agisce il CBG nel nostro corpo?

Nel nostro corpo sono presenti degli endocannabinoidi (particolari lipidi bioattivi) che interagiscono attraverso il sistema endocannabinoide con i recettori CB1 e CB2, uno di questi edocannabinoidi è l’anandamide e, sembra che il CBG, in particolare, aumenti proprio la produzione di questo specifico lipide.

L’anandamide tra le altre cose svolge un’azione regolatrice del sonno, dell’appetito e della memoria, e agisce direttamente sui recettori CB1 e CB2, in particolare le ultime ricerche sembrano confermare che l’anandamide si lega ai recettori CB1, e agisca come blocco alla proliferazione delle cellule che si verifica nell’organismo quando vi è presente una patologia aggressiva.

Se quindi si riuscisse a far produrre al corpo una maggiore quantità di questo endocannabinoide, potrebbe essere un ottimo aiuto nel contrastare alcune malattie.

 

Potenzialià del CBG e i suoi effetti

Già in passato sono stati condotti alcuni studi che hanno portato a evidenziare come il CBG possa avere effetti miorilassanti ovvero, proprietà muscolo rilassanti, effetti analgesici e potenziali effetti antinfiammatori.

Sempre recentemente, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Napoli , ha evidenziato gli effetti positivi che il CBG potrebbe avere nel contrastare le patologie relative a infiammazioni dell’intestino, quindi sempre relativamente all’importanza di questo cannabinoide a livello antinfiammatorio.

Il Cannabigerolo sembra avere potenzialità benefiche nelle seguenti condizioni:

  • Malattie infiammatorie intestinali.
  • Glaucoma. A differenza del CBD che invece non sembra essere indicato per questo disturbo, il Cannabigerolo al contrario potrebbe essere efficacie per alleviare i sintomi di questa malattia.
  • Disfunzioni della vescica. Alcuni cannabinoidi sembrano influenzare le contrazioni della vescica.
  • Malattia di Huntington. Secondo uno studio del 2015 che il CBG sia un valido aiuto nel trattamento di altre condizioni neurodegenerative e in generale contribuire a un miglior funzionamento del sistema nervoso.
  • Infezioni batteriche.
  • Cancro.  il CBG potrebbe avere effetti positivi nella riduzione della crescita delle cellule cancerose e di altri tumori.
  • Perdita di appetito. Uno studio del 2016 ha suggerito che tra gli effetti positivi del CBG ci sia quello di stimolatore dell’appetito. Le sostanze chimiche che stimolano l’appetito potrebbero essere usate per aiutare coloro che hanno condizioni come l’HIV o il cancro.

Infine, possiamo aggiungere anche che un particolare molto importante è la combinazione di CBG con il CBD, infatti i due cannabinoidi insieme rafforzano l’effetto entourage, quindi se siete consumatori di CBD sicuramente un boost di CBG potrà sicuramente portare a una sinergia dei due composti.

Da Canapè potete trovare una varietà di Cannabis Light ricca di CBG, chiamata ACDC.

Cannabis terapeutica – ridurre i danni del Coronavirus

Il CBD può migliorare la sindrome da

distress respiratorio acuto (ARDS)

Cannabis terapeutica - ridurre i danni del Coronavirus

Nel precedente articolo abbiamo parlato di come il CBD agisce sul nostro sistema immunitario, basandoci su ricerche e studi fatti in America è stato verificato anche che, grazie al Cannabidiolo in forma acida, si riesce a contenere lo sviluppo di ARSD e le sue terribili conseguenze.

La normale influenza stagionale e l’infezione da Sars-Cov-2 (il virus responsabile della pandemia da Covid-19) hanno sia aspetti in comune che differenze, come recentemente sottolineato da un documento stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le varie differenze, la principale è forse rappresentata dalla mancanza di terapie e di vaccini efficaci nel caso del Covid-19. Infatti, le situazioni di maggior pericolo sembrano derivare dall’aumento dei ricoveri ospedalieri, con conseguente diminuzione dei posti letto disponibili, soprattuto in terapia intensiva.

Mentre la pandemia da Covid-19 continua ad imperversare dovunque, la ricerca di metodi di cura e prevenzione efficaci prosegue senza sosta. Sono stati svolti molti studi clinici, uno dei quali ha portato a risultati davvero promettenti sull’efficacia del tetraidrocannabinolo (THC) nella sindrome da stress respiratorio acuto (ARDS). Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dental College of Georgia dell’Università di Augusta (Stati Uniti) ha dimostrato che il CBD o cannabidiolo è in grado di invertire le gravi conseguenze dell’ARDS, una complicanza della COVID-19 che provoca danni ai polmoni e morte.

I dati mostrano che il Cannabidiolo (CBD), il principale componente non psicoattivo della Cannabis Sativa, potrebbe migliorare l’infiammazione e i danni respiratori associati al Covid-19. Questo effetto del CBD sembrerebbe il risultato dell’interazione con una molecola presente nel nostro organismo, l’apelina, un peptide endogeno implicato, tra l’altro, nella regolazione dell’immunità centrale e periferica e nella regolazione della pressione sanguigna.

Ridurre i danni del Coronavirus:

STUDI E RICERCHE DEGLI ESPERTI DI CANNABIS

Cannabis terapeutica - ridurre i danni del Coronavirus

Gli scienziati, coordinati dal professor Babak Baban, docente presso il Dipartimento di Biologia Orale e Scienze Diagnostiche, nel precedente studio “Cannabidiol Modulates Cytokine Storm in Acute Respiratory Distress Syndrome Induced by Simulated Viral Infection Using Synthetic RNA” pubblicato sulla rivista scientifica Cannabis and Cannabinoid Research avevano dimostrato l’impatto positivo del CBD in modelli murini (topi) con una forma di ARDS indotta.

Sulla scia dei risultati promettenti, gli scienziati hanno proseguito nelle loro ricerche, nel tentativo di verificare ulteriormente e comprendere il meccanismo d’azione del CBD. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che l’effetto anti-infiammtorio del CBD potrebbe essere dovuto all’interazione con l’apelina, una molecola normalmente presente nel nostro organismo. L’apelina è un peptide endogeno espresso principalmente nei polmoni, cuore, fegato, intestino, reni e nel Sistema Nervoso Centrale, che sono anche i distretti dell’organismo dove maggiormente è localizzato il Sistema Endocannabinoide.

Questa molecola agisce principalmente attivando il recettore APJ, che induce una diminuzione del fattore di trascrizione Nf-kB, con conseguente diminuzione del rilascio dei mediatori dell’infiammazione e del reclutamento delle cellule immunitarie.

L’apelina induce anche un effetto ipotensivo e questa azione sembra dovuta anche all’interazione con l’enzima ACE-2, espresso sulla superficie di molte cellule, in particolare quelle polmonari. Infatti, l’apelina e l’ACE2 normalmente lavorano insieme per controllare la pressione sanguigna. Quando la pressione sale oltre certi livelli, un aumento di espressione di entrambi può essere utile nel ridurre la pressione sanguigna e l’attività caridaca.

L’ACE-2 è però anche la porta di ingresso del Sars-Cov-2 nel nostro organismo. Il virus, infatti, possiede una proteina glicosilata che si lega all’ACE-2 e consente l’ingresso all’interno delle cellule.

Arrivando a fare un passo in più per spiegare che: “Dato che l’apelina è anche un substrato per l’ACE2, questi risultati possono essere particolarmente rilevanti per la gestione di COVID-19”.

I ricercatori avevano già esplorato le potenzialità della cannabis nel trattamento dell’ARDS studiando però il THC. “Il Δ9-Tetraidrocannabinolo previene la mortalità da Cannabis terapeutica - ridurre i danni del Coronavirussindrome da distress respiratorio acuto attraverso l’induzione dell’apoptosi nelle cellule immunitarie, portando alla soppressione della tempesta di citochine”: è il titolo di una ricerca appena pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences che è stata effettuata dai ricercatori dell’Università del Sud Carolina in Columbia e da quelli del Baylor College of Medicine di Huston. Così i ricercatori hanno scoperto che : “Il trattamento dei topi affetti da ARDS mediato dal SEB con THC ha portato ad una sopravvivenza del 100%, ad una diminuzione dell’infiammazione polmonare e alla soppressione della tempesta di citochine”. Esistono dati sperimentati di uno studio che individua il CBD come un componente efficace nel contrastare la tempesta di citochine causata dal Covid-19. Lo studio dei ricercatori dell’Università di Augusta in Georgia pubblicato su Cannabis & Cannabinoids Research suggerisce che il CBD può avere un impatto positivo sull’ARDS o sulla sindrome da distress respiratorio acuto – un sintomo pericoloso nel COVID-19 causato da una risposta infiammatoria.

Cannabis terapeutica – ridurre i danni del Coronavirus

Una delle complicazioni più serie della COVID-19, l’infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2, è rappresentata da una risposta immunitaria dell’organismo sproporzionata all’invasione delle particelle virali. In parole semplici, viene prodotto un numero enorme di proteine infiammatorie che sono in grado di danneggiare gli organi in modo irreversibile, e determinare così la morte del paziente. Possono essere più letali del coronavirus stesso, quando si innesca questa tempesta di citochine i pazienti presentano un versamento di liquido infiammatorio nei polmoni a causa delle lesioni della parete capillare, che rende necessaria la somministrazione di ossigeno.

Cannabis terapeutica - ridurre i danni del Coronavirus

Il legame tra infezione virale, apelina e CBD è, per ora, solo associativo, non causativo: non si sa se il virus o il CBD agiscano direttamente sull’apelina, o se ciò sia la conseguenza di altri meccanismi, come sottolineato dagli stessi autori della ricerca. In ogni caso, i dati dimostrano che durante un’infezione virale i livelli plasmatici di apelina calano vertiginosamente. Il CBD contrasta questa azione, riportando l’apelina a livelli normali ed  esercitando un forte effetto anti-infiammatorio tale da ridurre i danni polmonari causati dall’infezione virale, come nel caso del Covid-19. L’apelina potrebbe quindi rappresentare un target molecolare del CBD mai considerato prima d’ora. Come indicato, non sono chiari i meccanismi che permettono all’apelina di contrastare l’ARDS nei modelli murini, e non è ancora provato che sia proprio l’infezione virale a determinare il crollo nei livelli di questo peptide o se ci siano altre condizioni di fondo, pertanto dovranno essere condotti studi più approfonditi e naturalmente si dovrà passare alla sperimentazione clinica, cioè ai test sull’uomo. Nel caso arrivassero tutte le conferme del caso, potrebbero essere sviluppati agonisti sintetici in grado di aumentare i livelli di apelina – come quelli basati sul CBD – che potrebbero offrire benefici ai pazienti con COVID-19.

Cannabis terapeutica: il CBD aiuta il sistema immunitario

“Capire ed essere consapevoli che la natura ci ha sempre offerto le soluzioni più adatte ai cambiamenti del corpo umano, sopratutto nel contrastare i fattori negativi che danneggiano le nostre cellule.”

Come possiamo proteggere il nostro sistema

immunitario in questo periodo carico di stress?

Il CBD può aiutare il sistema immunitario modulando la risposta immunitaria e i processi infiammatori.

Cannabis terapeutica: il CBD aiuta il sistema immunitario

Stress ossidativo e lavorativo, provenienti da situazioni e stili di vita difficili da gestire o accettare, sono fattori biologici da non sottovalutare, soprattutto in un periodo di cambiamenti sia meteorologici che sociali. Questi, infatti, vanno a influenzare negativamente lo stato di salute del nostro organismo.

Mal di testa, spossatezza, irritabilità e agitazione, disturbi dell’umore e del sonno sono i sintomi più diffusi e comuni che si possono presentare in tutte le fasce d’età.

Per questo motivo, insieme a tutte le misure precauzionali ormai diventate una nostra buona abitudine (uso di gel igienizzanti, mascherine, mantenimento della distanza di sicurezza), diventa fondamentale dare forza al nostro sistema immunitario, poiché gli stati di stress che la recente pandemia ha amplificato sono responsabili di un ulteriore “carico” per il nostro organismo e per il nostro sistema immunitario.

Ognuno di noi deve essere consapevole di vivere un momento storico difficile e sfidante, dobbiamo riuscire a prenderla anche come un’opportunità per migliorarci riuscendo ad adattarci ai cambiamenti che ci vengono richiesti in questi tempi.

SISTEMA IMMUNITARIO e SISTEMA ENDOCANNABINOIDE

“Il sistema degli endocannabinoidi è presente praticamente in tutti gli organi, i tessuti e in quasi tutte le cellule dei mammiferi e viene alterato in quasi tutte le patologie che sono state studiate finora, almeno in modelli sperimentali”. Sono le parole del dottor Vincenzo Di Marzo, in un’intervista per “Cannabis Terapeutica”: “Si tratta di un sistema di segnali chimici di natura lipidica, derivati dagli acidi grassi, che è stato scoperto in seguito a studi sul THC”. Secondo Di Marzo, per quello che riguarda gli studi effettuati a livello pre-clinico, “su molecole naturali o sintetiche che attivano questo sistema degli endocannabinoidi, sono stati effettuati studi che hanno dato risultati positivi nel dolore, nel cancro, in malattie neurodegenerative o infiammatorie, ma anche nelle patologie legate allo stress come il PTSD o anche ansia e depressione, quindi anche malattie psichiatriche”.

Cannabis terapeutica: I BENEFICI DEL CBDIl nostro sistema immunitario è strettamente connesso con il sistema endocannabinoide, ovvero il “computer” centrale del nostro organismo responsabile della regolazione di numerosi processi fisiologici come il controllo motorio, i processi di memoria e apprendimento, la percezione del dolore e la regolazione dell’equilibrio energetico, i comportamenti come l’assunzione di cibo, la regolazione delle funzioni endocrine, la modulazione del sistema immunitario e la neuroprotezione.

Esso esprime in maniera massiccia i suoi recettori CB2 proprio a livello delle cellule immunitarie. La stimolazione di questi recettori si tramuta in un’azione ANTINFIAMMATORIA e MODULATRICE delle funzioni IMMUNITARIE.

Cannabis terapeutica: il CBD aiuta il sistema immunitario

Il cannabidiolo funge da “modulatore” del sistema endocannabinoide e risulta utile nel modulare la risposta immunitaria e i processi infiammatori che, se cronici, sono alla base dello sviluppo di numerose patologie.
Inoltre, svolge un’effetto ansiolitico, utile in caso di disturbi d’ansia e disordini da stress post-traumatico, favorisce il mantenimento di un umore equilibrato e contrasta gli stati di stress che quotidianamente ci troviamo a dover affrontare.

Inoltre, la cannabis potrebbe essere lo strumento del futuro per superare la resistenza agli antibiotici, un problema che l’OMS ha definito come una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo. I motivi sono diversi: può colpire chiunque, di qualsiasi età, in qualsiasi paese; si verifica naturalmente, anche se l’uso improprio di antibiotici negli esseri umani e negli animali sta accelerando il processo; c’è un numero crescente di infezioni – come la polmonite, la tubercolosi, la gonorrea, la salmonellosi, ecc. – che stanno diventando sempre più difficili da trattare, poiché gli antibiotici diventano meno efficaci; e infine il fatto che la resistenza agli antibiotici porta a lunghe degenze ospedaliere, a costi medici più elevati e a un aumento della mortalità.

Nel futuro un aiuto per ovviare a questo problema, potrebbe arrivare proprio dalla cannabis. Oggi sono ormai diversi gli studi scientifici che hanno identificato proprietà antibiotiche in diversi componenti della pianta di cannabis e li stanno studiando per le applicazioni cliniche di domani.Cannabis terapeutica: il CBD aiuta il sistema immunitario

Numerose sono, anche, le ricerche che in questi ultimi periodi stanno evolvendo nel dimostrare come alcune delle principali molecole della cannabis terapeutica possano contrastare le infezioni virali, come l’infezione da Sars-Cov-2. Per questo motivo, la comunità scientifica è impegnata nello sforzo di trovare rimedi anti-Covid efficaci, soprattutto la “comunità” della Cannabis si è mossa sin dall’inizio in questo senso e i risultati ottenuti sembrano fino ad ora promettenti.