L’ordine delle suore della cannabis

L’ordine delle suore della cannabis

 

Le chiamano “weed nouns”, ma il loro vero nome è “Sisters of the Valley”, le sorelle della valle. Non appartengono a un ordine religioso tradizionale, ma si sono riunite insieme con la missione di guarire il mondo.

Rispettano la Madre Terra e condividono i suoi doni con gli altri. Lavorano insieme, pregano insieme, indossano il velo e producono oli, balsami e unguenti a base di CBD.

Solo nel primo anno sono riuscite a fatturare $ 60.000. Nel 2017 hanno superato il milione. A oggi sono super seguite sui social e continuano imperterrite a fornire un servizio eccezionale!

 

 

Ecco le “Sisters of the valley”, le suore hippie che coltivano cannabis in California

 

Christine Meeusen non è la solita suora. Negli ultimi sei anni, ora si fa chiamare sorella Kate, ha coltivato cannabis su un appezzamento di terreno di un acro a Merced, in California.

La cannabis non è solo un raccolto per Suor Kate, ma un mezzo per fare del bene. Vuole stabilire una religione new age incentrata sulla guarigione con medicine a base vegetale prodotte in modo sostenibile e sollevare le donne dalla povertà.

La sorella ha fondato la sua sorellanza, Sisters of the Valley, nel 2015 dopo una serie di eventi che le cambiano la vita. In primo luogo, ha attraversato quello che dice sia stato un divorzio devastante nel 2008 che l’ha lasciata senza un soldo e per un breve periodo senza casa come madre single che ha cresciuto tre figli. Ha iniziato a coltivare cibo e cannabis nel suo cortile per diventare autosufficiente.

 

. Nel 2014, ha deciso di produrre tinture e unguenti a base di cannabis per mantenersi. Allo stesso tempo, ha iniziato a partecipare alle proteste del movimento Occupy, indossando un costume da suora.

. Poi, nel 2016, la sorella Kate ha iniziato a coltivare cannabis e a produrre prodotti usando il cannabidiolo, o CBD, come oli e tè nella sua fattoria, sottoscrivendo un codice di valori che, secondo lei, è vagamente basato sugli ordini religiosi delle Beghine del Medioevo. Le Beguine furono uno dei primi esempi di femminismo. Le beghine non rispettavano le regole del tempo che richiedevano alle donne di vivere sotto la tutela di un uomo. Non erano vincolate da voti permanenti come le suore cattoliche, in quanto non facevano parte della Chiesa cattolica. Le donne potevano entrare nel loro ordine con i bambini e andarsene se volevano sposarsi. Vivevano tutti insieme per l’autosufficienza economica e si dedicavano a Dio e ad atti di buon servizio.

 

L’ordine delle suore della cannabis è sinonimo di unione e amore incondizionato.

 

 

“Stiamo camminando e marciando in un mondo in cui avremo suore che diserbano l’erba in ogni provincia del pianeta e in ogni contea e provincia del mondo”, dice suor Kate. “Quando le persone ci vedranno nei nostri veli sapranno cosa rappresentiamo proprio come fanno [quando] un pompiere [è] nella sua uniforme.”

Attualmente, 25 sorelle e cinque fratelli fanno parte di Sisters of the Valley in tutto il mondo, vendendo i loro prodotti in luoghi come la Nuova Zelanda, il Messico, la Danimarca e il Brasile. Per far parte della sorellanza, sorelle e fratelli devono generare entrate dai prodotti. Sono previsti anche circa due anni di formazione, che prevede la partecipazione a un programma di borse di studio, la risposta a un sondaggio di approfondimento e la lettura di una copia del Libro delle Nuove Beghine. Diverse sorelle e fratelli sono coinvolti in vari sforzi di difesa dei diritti delle donne e della legalizzazione della cannabis nelle loro comunità, in modo che possano stabilire le proprie fattorie invece di importare dal raccolto di suor Kate.

. Mentre il COVID-19 ha intaccato le vendite della sorellanza, Sister Kate è fiduciosa che il suo esercito di suore new age possa affrontare la tempesta e uscire come un business migliore quando la pandemia sarà finita. Oltre ad espandere la sua sorellanza, dice che le piacerebbe iniziare a coltivare funghi medicinali e alcuni tipi di radici. Sogna anche di creare una hotline di soccorso per le donne che affrontano senzatetto, abusi o qualsiasi altro tipo di crisi. L’idea è che alla fine le Sisters of the Valley possano fornire anche una serie di servizi sociali.

“Siamo piccole in questo momento, ma abbiamo grandi sogni… Se qualcuno fosse venuto e si fosse preso cura di me, avrebbe fatto una grande differenza per me e per le molte donne che sperimentano l’essere buttate via «donne», dice suor Kate. “Quando dai a una donna una qualità di vita migliore, portano con sé gli uomini. Le donne non lasciano indietro gli uomini come una società patriarcale lascia indietro le donne. Semplicemente non accadrà”.

 

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato

Esistono nel mondo contemporaneo le alternative vegetali alla carne animale, con proprietà da superfood che troviamo sempre più sugli scaffali dei supermercati.

 

 

Già da tempo in America la carne animale trova i suoi corrispondenti vegetali a base di canapa per far fronte alla folla sempre più ampia di persone vegane e vegetariane o persone che sostengono uno stile di vita rivolto alla natura e all’amore che hanno per essa.

Parliamo del fenomeno che prende il nome di carne vegetale, carne finta, alternativa vegetale alla carne, o carne coltivata, tutte perifrasi che stanno ad indicare prodotti di origine vegetale, trasformati per fare in modo che l’aspetto, e in alcuni casi anche il sapore, sia quello di una bistecca, di un hamburger, di salsiccia o carne macinata.

In Italia ancora non troviamo prodotti pronti così ricercati ma, da qualche anno a questa parte, sugli scaffali dei supermercati, sono sempre più numerosi i prodotti che utilizzano semi o farina di canapa: dalla pasta ai biscotti, dalle salse ai dessert.

Un prodotto interessante, per preparare “Carne di Canapa”, che si può trovare sul mercato è un Preparato per Burger Vegano con Canapa e Semi Misti Bio, prodotto dalla ditta Sapore di sole.

Qui parleremo invece di come la canapa può sostituire la carne animale, non solo per una questione di impatto ambientale, poiché la canapa ha costi e modalità di produzione ridotti rispetto ad altri alimenti, ma anche perché ha un apporto proteico molto simile a quello della carne animale.

Ad una prima occhiata potrebbe ingannare anche i carnivori più convinti, ma in realtà si tratta di canapa.

 

Un prodotto a base di canapa?

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

 Non si tratta solo di dare una risposta alle esigenze di una fetta di mercato specifica, intolleranti o vegetariani ma di sondare le protettive attuali e future dell’uso delle fibre di canapa a fini di alimentazione umana, poco impattante sull’Ambiente e di grande visione circa la lucrosità ottenibile nel futuro recente, forme di investimento importanti e redditizie, dunque.

La carne alternativa è la nuova frontiera dei cosiddetti nuovi alimenti.

 

Una realtà vegan sul mercato:

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

Un’azienda neozelandese ha lanciato quest’anno il primo di questi prodotti a base di canapa coltivata localmente.

Parliamo di Sustainable Foods, che già vende prodotti di questo tipo a base di soia, e che ha annunciato il lancio della linea a base di canapa che sarà commercializzata dal loro brand, Craft Meat Co, dopo un’accurata ricerca e dedito lavoro a fianco dei ricercatori del Riddet Institute della Massey University, per creare un prodotto buono, salutare e con a cuore il futuro ambientale.

 

 

Che gusto ha un burger alla canapa?

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

L’hamburger è simbolo del fast food per eccellenza. Cibo da mangiare rapidamente, cibo che appaga, ma anche cibo spazzatura in molti casi, soprattutto se la qualità della carne è scadente. Se vi dicessero che esistono alternative più salutari del classico hamburger del fast food, a base di canapa ma con un aspetto e un gusto del tutto simili… lo provereste?

Non intendiamo convincervi a diventare vegetariani o vegani ma soltanto a prestare attenzione a ciò che mangiate. In questo senso, la canapa si rivela un perfetto alleato nel mantenere il vostro organismo in buona salute.

Sono ormai molte le alternative vegetali alla carne e la canapa può essere un ingrediente gustoso che si presta bene a questo proposito… ad esempio sotto forma di “carne” macinata e, quindi, burger o polpette.

Sempre nell’ottica di mantenere uno stile di vita salutare, occorre nutrirsi di cibi che apportino un sufficiente quantitativo di proteine.

 

semi di canapa sono tra i cibi che contengono livelli di proteine simili alla carne di manzo e agnello: il 25% delle calorie deriva infatti dalle proteine. 30 grammi di semi di canapa o 2-3 cucchiai da tavola contengono 11 grammi di proteine.

Sono una fonte di proteine completa, una qualità molto rara nel mondo vegetale, inoltre contengono tutti gli amminoacidi essenziali, sono ricchi di “grassi buoni”minerali e vitamine. Sono una buona fonte di potassio, magnesio, sodio, calcio, zinco.

Contengono anche parecchie fibre, a differenza della carne, il che li rende più digeribili dei legumi e di altre proteine vegetali.

 

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

 

Cannabis Terapeutica – Il futuro è nel CBG

Chi conosce un minimo la cannabis sa che contiene oltre cento molecole, ognuna delle quali ha specifiche proprietà, molte ancora necessitano ancora di studi approfonditi.

I composti, però che sono ben conosciuti e studiati sono il Cannabidiolo (CBD) non psicoattivo, il Tetraidrocannabinolo (THC) e recentemente agli onori della ribalta proprio il Cannabigerolo (CBG). Quest’ultimo sembra poter avere un notevole potenziale terapeutico.

Il cannabigerolo o CBG è un fitocannabinoide non psicoattivo naturalmente presente in piccole quantità nella pianta di canapa.

 

Cos’è il CBG, il cannabinoide madre

Il CBG (scoperto per la prima volta nel 1964 dallo scienziato Y.Gaoni, deriva dall’acido cannabigerolico (CBGa) che è il primo cannabinoide prodotto nella pianta di canapa, da cui a loro volta attraverso un processo enzimatico si formano i tre principali acidi che si trovano nella pianta ovvero: THCA, CBDA e CBCA e da cui poi tramite decarbossilazione si ottengono THC e CBD e CBC.

Dunque, ecco perchè il CBG viene definito la madre di tutti i cannabinoidi. In ogni caso è stato rilevato che il CBG è presente in particolari concetrazioni in alcuni tipi di cannabis Sativa L., quelle più fibrose che solitamente sono povere di THC e hanno invece maggior concetrazioni di altri cannabinoidi non psicoattivi.

 

CBG e CBD differenze tra i due cannabinoidi

CBD e CBG sono due cannabinoidi presenti in quantità differenti nella pianta di canapa e sono due composti diversi tra loro, hanno caratteristiche simili quando si parla di alcuni effetti, infatti sembrano entrambi essere un valido aiuto contro il dolore e l’infiammazione.

Il CBG però, appare ancora più efficace del CBD per quanto riguarda il rilassamento dei muscoli, e sembra dare maggior sollievo alle contrazioni muscolari.

 

Come agisce il CBG nel nostro corpo?

Nel nostro corpo sono presenti degli endocannabinoidi (particolari lipidi bioattivi) che interagiscono attraverso il sistema endocannabinoide con i recettori CB1 e CB2, uno di questi edocannabinoidi è l’anandamide e, sembra che il CBG, in particolare, aumenti proprio la produzione di questo specifico lipide.

L’anandamide tra le altre cose svolge un’azione regolatrice del sonno, dell’appetito e della memoria, e agisce direttamente sui recettori CB1 e CB2, in particolare le ultime ricerche sembrano confermare che l’anandamide si lega ai recettori CB1, e agisca come blocco alla proliferazione delle cellule che si verifica nell’organismo quando vi è presente una patologia aggressiva.

Se quindi si riuscisse a far produrre al corpo una maggiore quantità di questo endocannabinoide, potrebbe essere un ottimo aiuto nel contrastare alcune malattie.

 

Potenzialià del CBG e i suoi effetti

Già in passato sono stati condotti alcuni studi che hanno portato a evidenziare come il CBG possa avere effetti miorilassanti ovvero, proprietà muscolo rilassanti, effetti analgesici e potenziali effetti antinfiammatori.

Sempre recentemente, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Napoli , ha evidenziato gli effetti positivi che il CBG potrebbe avere nel contrastare le patologie relative a infiammazioni dell’intestino, quindi sempre relativamente all’importanza di questo cannabinoide a livello antinfiammatorio.

Il Cannabigerolo sembra avere potenzialità benefiche nelle seguenti condizioni:

  • Malattie infiammatorie intestinali.
  • Glaucoma. A differenza del CBD che invece non sembra essere indicato per questo disturbo, il Cannabigerolo al contrario potrebbe essere efficacie per alleviare i sintomi di questa malattia.
  • Disfunzioni della vescica. Alcuni cannabinoidi sembrano influenzare le contrazioni della vescica.
  • Malattia di Huntington. Secondo uno studio del 2015 che il CBG sia un valido aiuto nel trattamento di altre condizioni neurodegenerative e in generale contribuire a un miglior funzionamento del sistema nervoso.
  • Infezioni batteriche.
  • Cancro.  il CBG potrebbe avere effetti positivi nella riduzione della crescita delle cellule cancerose e di altri tumori.
  • Perdita di appetito. Uno studio del 2016 ha suggerito che tra gli effetti positivi del CBG ci sia quello di stimolatore dell’appetito. Le sostanze chimiche che stimolano l’appetito potrebbero essere usate per aiutare coloro che hanno condizioni come l’HIV o il cancro.

Infine, possiamo aggiungere anche che un particolare molto importante è la combinazione di CBG con il CBD, infatti i due cannabinoidi insieme rafforzano l’effetto entourage, quindi se siete consumatori di CBD sicuramente un boost di CBG potrà sicuramente portare a una sinergia dei due composti.

Da Canapè potete trovare una varietà di Cannabis Light ricca di CBG, chiamata ACDC.

Autocoltivazione Cannabis

Autocoltivazione Cannabis – Continua la strada alla decriminalizzazione della coltivazione domestica.

 

Consentire ai consumatori di non rivolgersi alla criminalità, liberare forze dell’ordine e tribunali da inutili procedimenti,

separare il mercato della cannabis dalla altre sostanze stupefacenti e permettere anche a chi non riesce a ottenere la

terapeutica di potersi curare.

 

 

È passato ormai un anno da quando le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dichiarato come non punibile penalmente l’auto coltivazione di cannabis quando questa è fatta con metodi rudimentali e per uso personale, ma una sentenza non basta per tutelare i nostri diritti, ancora rischiamo anni di processi. Alla camera dei deputati, tra gli esperti, è intervenuto anche il procuratore nazionale antimafia, Roberto Cafiero De Raho, il quale ha detto che:” Permettere l’auto coltivazione di cannabis toglierebbe un importante fetta del mercato delle organizzazioni criminali.”

Al contrario, tutti gli auditi hanno sollevato preoccupazioni rispetto al disegno di legge Molinari e alle prospettive di uno scenario in cui le sanzioni sarebbero inasprite. Si stima che oggi siamo in 100.000 a coltivare in Italia e lo facciamo per la nostra sicurezza e per la garanzia di consumare una cannabis di qualità.

Purtroppo, in questo lungo anno, il Parlamento non ha fatto nulla per recepire le indicazioni molto chiare che venivano dalla Corte di Cassazione ed è anche per questo che insieme a molte associazioni,  IOCOLTIVO.UE, una campagna di disobbedienza civile sull’autocoltivazione di cannabis, ha deciso di lanciare un appello al presidente della commissione giustizia, Mario Perantoni, e ai membri di quella commissione affinché facciano tutto il possibile per portare al voto, entro questa legislatura, un disegno di legge che è lì depositato ed è in discussione.

Il disegno di legge parla proprio di decriminalizzare la coltivazione di cannabis per uso personale. L’hanno depositato parlamentari di gruppi diversi, la prima firma è quella di Riccardo Magi, ed è un disegno di legge che potrebbe far cambiare subito alcune cose.

Prima di tutto che chi coltiva per il proprio uso personale non dovrà rispondere di accuse penali e amministrative, poi che il mercato delle droghe pesanti si separerebbe da quello delle droghe leggere, inoltre si alleggerirebbe le forze dell’ordine tribunale di moltissimi procedimenti inutili, ed infine, anche chi coltiva per alleviare i dolori delle proprie patologie, non dovrà rispondere come Walter de Benedetto, davanti ai tribunali, visto che il sistema sanitario nazionale non è ancora in grado di garantire a tutti la terapia di cui hanno bisogno.

È una grande occasione in questa legislatura per fare un passo avanti..

In Italia ci sono oltre 6 MILIONI DI COSNUMATORI di cannabis, di questi ben 100.00 decidono ogni anno di piantare un seme sul proprio balcone o all’interno del proprio giardino. Soltanto nel 2018 sono state sequestrate 532.176 piantine, il doppio dell’anno precedente. La regione con più sequestri è la Sicila, probabilemente per il clima particolarmente adatto alla coltivazione domestica di cannabis.

Cosa si intende per uso personale? 

Con la stessa decisione i giudici precisano che il reato di coltivazione di stupefacenti scatta a prescindere dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente. Tuttavia le Sezione unite fanno un distinguo proprio per la coltivazione domestica escludendo che questa rientri, alle condizioni ricordate, nell’ambito di applicazione della legge penale.

Cannabis terapeutica – ridurre i danni del Coronavirus

 

Il CBD può migliorare la sindrome da

distress respiratorio acuto (ARDS)

 

 

Nel precedente articolo abbiamo parlato di come il CBD agisce sul nostro sistema immunitario, basandoci su ricerche e studi fatti in America è stato verificato anche che, grazie al Cannabidiolo in forma acida, si riesce a contenere lo sviluppo di ARSD e le sue terribili conseguenze.

La normale influenza stagionale e l’infezione da Sars-Cov-2 (il virus responsabile della pandemia da Covid-19) hanno sia aspetti in comune che differenze, come recentemente sottolineato da un documento stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le varie differenze, la principale è forse rappresentata dalla mancanza di terapie e di vaccini efficaci nel caso del Covid-19. Infatti, le situazioni di maggior pericolo sembrano derivare dall’aumento dei ricoveri ospedalieri, con conseguente diminuzione dei posti letto disponibili, soprattuto in terapia intensiva.

Mentre la pandemia da Covid-19 continua ad imperversare dovunque, la ricerca di metodi di cura e prevenzione efficaci prosegue senza sosta. Sono stati svolti molti studi clinici, uno dei quali ha portato a risultati davvero promettenti sull’efficacia del tetraidrocannabinolo (THC) nella sindrome da stress respiratorio acuto (ARDS). Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dental College of Georgia dell’Università di Augusta (Stati Uniti) ha dimostrato che il CBD o cannabidiolo è in grado di invertire le gravi conseguenze dell’ARDS, una complicanza della COVID-19 che provoca danni ai polmoni e morte.

I dati mostrano che il Cannabidiolo (CBD), il principale componente non psicoattivo della Cannabis Sativa, potrebbe migliorare l’infiammazione e i danni respiratori associati al Covid-19. Questo effetto del CBD sembrerebbe il risultato dell’interazione con una molecola presente nel nostro organismo, l’apelina, un peptide endogeno implicato, tra l’altro, nella regolazione dell’immunità centrale e periferica e nella regolazione della pressione sanguigna.

 

STUDI E RICERCHE DEGLI ESPERTI DI CANNABIS:

 

 

Gli scienziati, coordinati dal professor Babak Baban, docente presso il Dipartimento di Biologia Orale e Scienze Diagnostiche, nel precedente studio “Cannabidiol Modulates Cytokine Storm in Acute Respiratory Distress Syndrome Induced by Simulated Viral Infection Using Synthetic RNA” pubblicato sulla rivista scientifica Cannabis and Cannabinoid Research avevano dimostrato l’impatto positivo del CBD in modelli murini (topi) con una forma di ARDS indotta.

Sulla scia dei risultati promettenti, gli scienziati hanno proseguito nelle loro ricerche, nel tentativo di verificare ulteriormente e comprendere il meccanismo d’azione del CBD. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che l’effetto anti-infiammtorio del CBD potrebbe essere dovuto all’interazione con l’apelina, una molecola normalmente presente nel nostro organismo. L’apelina è un peptide endogeno espresso principalmente nei polmoni, cuore, fegato, intestino, reni e nel Sistema Nervoso Centrale, che sono anche i distretti dell’organismo dove maggiormente è localizzato il Sistema Endocannabinoide.

Questa molecola agisce principalmente attivando il recettore APJ, che induce una diminuzione del fattore di trascrizione Nf-kB, con conseguente diminuzione del rilascio dei mediatori dell’infiammazione e del reclutamento delle cellule immunitarie.

L’apelina induce anche un effetto ipotensivo e questa azione sembra dovuta anche all’interazione con l’enzima ACE-2, espresso sulla superficie di molte cellule, in particolare quelle polmonari. Infatti, l’apelina e l’ACE2 normalmente lavorano insieme per controllare la pressione sanguigna. Quando la pressione sale oltre certi livelli, un aumento di espressione di entrambi può essere utile nel ridurre la pressione sanguigna e l’attività caridaca.

L’ACE-2 è però anche la porta di ingresso del Sars-Cov-2 nel nostro organismo. Il virus, infatti, possiede una proteina glicosilata che si lega all’ACE-2 e consente l’ingresso all’interno delle cellule.

Arrivando a fare un passo in più per spiegare che: “Dato che l’apelina è anche un substrato per l’ACE2, questi risultati possono essere particolarmente rilevanti per la gestione di COVID-19”.

I ricercatori avevano già esplorato le potenzialità della cannabis nel trattamento dell’ARDS studiando però il THC. “Il Δ9-Tetraidrocannabinolo previene la mortalità da sindrome da distress respiratorio acuto attraverso l’induzione dell’apoptosi nelle cellule immunitarie, portando alla soppressione della tempesta di citochine”: è il titolo di una ricerca appena pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences che è stata effettuata dai ricercatori dell’Università del Sud Carolina in Columbia e da quelli del Baylor College of Medicine di Huston. Così i ricercatori hanno scoperto che : “Il trattamento dei topi affetti da ARDS mediato dal SEB con THC ha portato ad una sopravvivenza del 100%, ad una diminuzione dell’infiammazione polmonare e alla soppressione della tempesta di citochine”. Esistono dati sperimentati di uno studio che individua il CBD come un componente efficace nel contrastare la tempesta di citochine causata dal Covid-19. Lo studio dei ricercatori dell’Università di Augusta in Georgia pubblicato su Cannabis & Cannabinoids Research suggerisce che il CBD può avere un impatto positivo sull’ARDS o sulla sindrome da distress respiratorio acuto – un sintomo pericoloso nel COVID-19 causato da una risposta infiammatoria.

Una delle complicazioni più serie della COVID-19, l’infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2, è rappresentata da una risposta immunitaria dell’organismo sproporzionata all’invasione delle particelle virali. In parole semplici, viene prodotto un numero enorme di proteine infiammatorie che sono in grado di danneggiare gli organi in modo irreversibile, e determinare così la morte del paziente. Possono essere più letali del coronavirus stesso, quando si innesca questa tempesta di citochine i pazienti presentano un versamento di liquido infiammatorio nei polmoni a causa delle lesioni della parete capillare, che rende necessaria la somministrazione di ossigeno.

 

 

Il legame tra infezione virale, apelina e CBD è, per ora, solo associativo, non causativo: non si sa se il virus o il CBD agiscano direttamente sull’apelina, o se ciò sia la conseguenza di altri meccanismi, come sottolineato dagli stessi autori della ricerca. In ogni caso, i dati dimostrano che durante un’infezione virale i livelli plasmatici di apelina calano vertiginosamente. Il CBD contrasta questa azione, riportando l’apelina a livelli normali ed  esercitando un forte effetto anti-infiammatorio tale da ridurre i danni polmonari causati dall’infezione virale, come nel caso del Covid-19. L’apelina potrebbe quindi rappresentare un target molecolare del CBD mai considerato prima d’ora. Come indicato, non sono chiari i meccanismi che permettono all’apelina di contrastare l’ARDS nei modelli murini, e non è ancora provato che sia proprio l’infezione virale a determinare il crollo nei livelli di questo peptide o se ci siano altre condizioni di fondo, pertanto dovranno essere condotti studi più approfonditi e naturalmente si dovrà passare alla sperimentazione clinica, cioè ai test sull’uomo. Nel caso arrivassero tutte le conferme del caso, potrebbero essere sviluppati agonisti sintetici in grado di aumentare i livelli di apelina – come quelli basati sul CBD – che potrebbero offrire benefici ai pazienti con COVID-19.

Cannabis Terapeutica – il CBD Migliora le Difese

“Capire ed essere consapevoli che la natura ci ha sempre offerto le soluzioni più adatte ai cambiamenti del corpo umano, sopratutto nel contrastare i fattori negativi che danneggiano le nostre cellule.”

 

COSA FARE PER PROTEGGERE IL NOSTRO SISTEMA

IMMUNITARIO IN QUESTO PERIODO CARICO DI STRESS?

 

 

 

Stress ossidativo e lavorativo, provenienti da situazioni e stili di vita difficili da gestire o accettare, sono fattori biologici da non sottovalutare, soprattutto in un periodo di cambiamenti, sia meteorologici che sociali. Questi, infatti, vanno a influenzare negativamente lo stato di salute del nostro organismo.

Mal di testa, spossatezza, irritabilità e agitazione, disturbi dell’umore e del sonno sono i sintomi più diffusi e comuni che si possono presentare in tutte le fasce d’età.

Per questo motivo, insieme a tutte le misure precauzionali ormai diventate una nostra buona abitudine (uso di gel igienizzanti, mascherine, mantenimento della distanza di sicurezza), diventa fondamentale dare forza al nostro sistema immunitario, poiché gli stati di stress che la recente pandemia ha amplificato sono responsabili di un ulteriore “carico” per il nostro organismo e per il nostro sistema immunitario.

Ognuno di noi deve essere consapevole di vivere un momento storico difficile e sfidante, dobbiamo riuscire a prenderla anche come un’opportunità di migliorarsi sapendosi adattare ai cambiamenti che ci vengono richiesti in questi tempi.

 

.   .   .

 

SISTEMA IMMUNITARIO E Sistema Endocannabinoide 

“Il sistema degli endocannabinoidi è presente praticamente in tutti gli organi, i tessuti e in quasi tutte le cellule dei mammiferi e viene alterato in quasi tutte le patologie che sono state studiate finora, almeno in modelli sperimentali”. Sono le parole del dottor Vincenzo Di Marzo, in un’intervista per “Cannabis Terapeutica”: “Si tratta di un sistema di segnali chimici di natura lipidica, derivati dagli acidi grassi, che è stato scoperto in seguito a studi sul THC”. Secondo Di Marzo, per quello che riguarda gli studi effettuati a livello pre-clinico, “su molecole naturali o sintetiche che attivano questo sistema degli endocannabinoidi, sono stati effettuati studi che hanno dato risultati positivi nel dolore, nel cancro, in malattie neurodegenerative o infiammatorie, ma anche nelle patologie legate allo stress come il PTSD o anche ansia e depressione, quindi anche malattie psichiatriche”.

 

 

Il nostro sistema immunitario è strettamente connesso con il sistema endocannabinoide, ovvero il “computer” centrale del nostro organismo responsabile della regolazione di numerosi processi fisiologici come il controllo motorio, i processi di memoria e apprendimento, la percezione del dolore e la regolazione dell’equilibrio energetico, i comportamenti come l’assunzione di cibo, la regolazione delle funzioni endocrine, la modulazione del sistema immunitario e la neuroprotezione.

Esso esprime in maniera massiccia i suoi recettori CB2 proprio a livello delle cellule immunitarie. La stimolazione di questi recettori si tramuta in un’azione ANTINFIAMMATORIA e MODULATRICE delle funzioni IMMUNITARIE.

Il cannabidiolo funge da “modulatore” del sistema endocannabinoide e risulta utile nel modulare la risposta immunitaria e i processi infiammatori che, se cronici, sono alla base dello sviluppo di numerose patologie.
Inoltre, svolge un’effetto ansiolitico, utile in caso di disturbi d’ansia e disordini da stress post-traumatico, favorisce il mantenimento di un umore equilibrato e contrasta gli stati di stress che quotidianamente ci troviamo a dover affrontare.

 

Inoltre, la cannabis potrebbe essere lo strumento del futuro per superare la resistenza agli antibiotici, un problema che l’OMS ha definito come una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo. I motivi sono diversi: può colpire chiunque, di qualsiasi età, in qualsiasi paese; si verifica naturalmente, anche se l’uso improprio di antibiotici negli esseri umani e negli animali sta accelerando il processo; c’è numero crescente di infezioni – come la polmonite, la tubercolosi, la gonorrea, la salmonellosi, ecc. – che stanno diventando sempre più difficili da trattare, poiché gli antibiotici diventano meno efficaci; e infine il fatto che la resistenza agli antibiotici porta a lunghe degenze ospedaliere, a costi medici più elevati e a un aumento della mortalità.

Nel futuro un aiuto per ovviare a questo problema, potrebbe arrivare proprio dalla cannabis. Oggi sono ormai diversi gli studi scientifici che hanno identificato proprietà antibiotiche in diversi componenti della pianta di cannabis e li stanno studiando per le applicazioni cliniche di domani.

 

 

Numerose sono, anche, le ricerche che in questi ultimi periodi stanno evolvendo nel dimostrare come alcune delle principali molecole della cannabis terapeutica possano contrastare le infezioni virali, come l’infezione da Sars-Cov-2. Per questo motivo, la comunità scientifica è impegnata nello sforzo di trovare rimedi anti-Covid efficaci, soprattutto la “comunità” della Cannabis si è mossa sin dall’inizio in questo senso e i risultati ottenuti sembrano fino ad ora promettenti.

 

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ERBA in CUCINA: CANNACookies

EDIBILITà DELLA CANNABIS:

Un dolce a base di marijuana è sicuramente uno dei modi più divertenti e gustosi per godere delle numerose qualità e benefici della pianta di cannabis light.

Si tratta, indubbiamente, di una delle modalità di assunzione più lente, in quanto per assorbire la marijuana, l’apparato digerente può impiegare dalla mezz’ora alle due ore.

La cannabis passa dallo stomaco per poi essere filtrata nel fegato e, solo alla fine di questo processo, i suoi principi attivi entrano in circolo nel sangue.

La biodisponibilità dei cannabinoidi contenuti in un alimento, invece, si suppone essere prossima al 100%, motivo per cui gli effetti sono esponenzialmente moltiplicati in intensità e si consiglia generalmente cautela nei dosaggi.

Infatti la permanenza maggiore dei cannabinoidi nel sangue, unita a una loro maggiore disponibilità, porteranno il consumatore ad avvertire gli effetti per svariate ore.

I cannabinoidi sono sostanze idrofobe, ovvero non solubili in acqua. Per la preparazione di composti alimentari (snacks e torte), dunque, è necessario che la cannabis rilasci i propri metaboliti in sostanze lipidiche: olio e burro.

 

DECARBOSSILARE è UN PASSAGGIO FONDAMENTALE:

Per questo processo, che servirà poi a creare il burro o l’olio alla cannabis, fondamentale per garantire l’attivazione dei principi attivi, dovrete preriscaldare il forno a 110°C, tritare in modo fine e uniforme la vostra cannabis, stenderla su una teglia foderata di carta da forno e infornare per circa 45 minuti. Con questo riscaldamento della cannabis avete ottenuto l’attivazione dei preziosi cannabinoidi.

Dopo la cottura al forno si procede alla preparazione del composto mettendo il burro o l’olio a bagnomaria in una ciotola, appena questo sarà ben caldo e liquido si aggiunge la cannabis, che rimarrà a bagnomaria per 2 o 3 ore, mescolando ogni 15 min circa.

Quando sarà terminato il tempo basterà lasciare raffreddare il composto, frullare per qualche minuto per amalgamare meglio, per poi trasferirlo in un contenitore chiuso, riporlo dunque in frigorifero e lasciarlo riposare fino a che non si rassodi.

Se preferite un burro o un olio con meno fibra vegetale basterà setacciare il liquido prima di trasferirlo in un contenitore.

 

RICETTA CANNACOOKIES :

INGREDIENTI:

300g di farina integrale

120g di farina di mandorle

300g di burro di Cannabis o 320g di olio di Cannabis

160g di gocce di cioccolato extra fondente

400g di zucchero di canna

2 uova

1 pizzico di sale 

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

2 cucchiaini di lievito per dolci

 

 

PROCEDIMENTO:

. Prima di tutto riscaldiamo il forno a 175C.

. In una ciotola, uniamo il burro morbido o l’olio di Cannabis con lo zucchero, le uova e l’estratto di vaniglia. Frulliamo a bassa velocità con uno sbattitore per mescolare bene gli ingredienti. In un’altra ciotola, uniamo le due farine, un abbondante pizzico di sale, il lievito setacciato e mescoliamo con una forchetta così da poter eliminare eventuali grumi.

. Aggiungiamo poco per volta il composto secco a quello liquido e infine incorporiamo le gocce di cioccolato. Prepariamo una teglia grande con carta da forno e posizioniamo l’impasto ricordando di lasciare dello spazio tra un biscotto e l’altro. Dovrebbero ammontare più o meno a 24 biscotti.

. Informiamo a forno caldo per 10/12 min, fino a che siano ben dorati.

. Ultimata la cottura, basterà aspettare che si raffreddino e poi gustare la dolcezza di questi ottimi biscottini, magari accompagnati da un’abbondante tazza di té, ideale in queste giornate autunnali.

 

ENJOY!

 

Tisane e infusi al CBD

L’inverno è alle porte, le temperature si stanno abbassando e le giornate si accorciano sempre di più, ma questo non deve essere un presupposto alla malinconia o allo stress. Approfittiamo e utilizziamo il tempo libero per riconnettere noi stessi alla nostra intimità.

 

Cerchiamo di creare sensazioni di benessere e pensiamo a godere i benefici del relax, della pace, del caldo tempore di una morbida coperta e perché no di un’ottima tisana alla Cannabis.

 Consumare un tè alla marijuana legale fatto come si deve può essere un’ottima modalità di assunzione di cannabinoidi rilassanti.

 

 

 

Tisane e infusi al CBD:

La preparazione di bevande e infusi a base di canapa è una delle più antiche ma, allo stesso tempo, meno utilizzate modalità di assunzione della pianta.

Ciò probabilmente è dovuto al fatto che la tisana alla cannabis richiede tempi di preparazione un po’ più lunghi rispetto ad altre procedure più conosciute, ma molto meno salutari.

Ma, armandoci di un po’ di pazienza, è possibile ottenere una bevanda sana e rilassante, ottima sopratutto per chi soffre di mal di gola o ha a che fare con disturbi respiratori.

La canapa light, si sa, è una pianta dai molteplici benefici, nota principalmente per i suoi effetti analgesici e ansiolitici dati dal cannabidiolo (CBD), il principio attivo della cannabis legale che concilia il sonno e aiuta la digestione, dunque perfetta prima di andare a dormire.

Perché usare la Cannabis:

In tanti si affidano alla creazione di tisane e decotti per assicurarsi una buona digestione o per facilitare il sonno, ma oggi oltre a zenzero, melissa e alloro c’è la possibilità di avere un nuovo ingrediente chiave che può essere consumato come bevanda calda per ottenere un effetto calmante.

Tè e tisane preparate con la cannabis light contengono un dosaggio davvero bassissimo di THC, il principio attivo psicotropo presente nella cannabis che provoca sballo. Invece è garantita la presenza di CBD, il cannabidiolo, molecola della cannabis dalle proprietà curative e rilassanti, la cui assunzione può aiutare chi ha disturbi del sonno, chi soffre di dolori cronici e infiammazioni ma anche favorire il rilassamento per persone ansiose o depresse.

Consumare una tisana a base di cannabis light può essere dunque un’alternativa efficace all’assunzione di farmaci o un ulteriore ausilio per chi non si sente in forma e ha bisogno di una buona dose di relax naturale.

Oltretutto il consumo per ingestione di marijuana light ha in generale effetti diversi rispetto all’assunzione per combustione (che noi di CBWeed non consigliamo), perché quando i cannabinoidi vengono assimilati con la digestione si ha un effetto ritardato (tra 30 minuti e 1 ora) ma decisamente più prolungato nel tempo visto che gli effetti rilassanti di una tazza di tè alla cannabis possono durare anche 8 ore di tempo, l’ideale per una notte di piacevolissimo sonno.

 

Come fare tisane o infusi con Cannabis light

Di seguito suggeriamo due modalità di preparazione della bevanda che si differenziano principalmente per l’intensità di sapore e di effetti desiderati:

* Riempi un pentolino d’acqua fredda e immergi il filtro che hai preparato: il dosaggio dovrà essere di 250 ml di acqua per non più di 200 mg di canapa; successivamente poni il pentolino sul fuoco e, una volta raggiunto il punto di ebollizione, coprilo con un coperchio e lascialo bollire per almeno 15 minuti.

Un consiglio utile è quello di aggiungere sempre un po’ d’acqua durante l’ebollizione, per compensare il quantitativo evaporato.

Dopo aver fatto bollire la nostra tisana alla canapa, aggiungi circa 15 cl di latte, preferibilmente intero. Bisogna ricordare, infatti, che i principi attivi della canapa sono liposolubili e non idrosolubili. Dunque, è necessario usare dei grassi per renderli solubili. Una volta fatto, lasciala sul fuoco per altri 10 minuti, tenendo la fiamma molto bassa. Per chi è intollerante al lattosio basta sostituire il latte con una bevanda vegetale.

Anche senza l’aggiunta di un ingrediente grasso, puoi ottenere comunque la tua tisana alla cannabis, ma occorre tener presente che gli effetti rilassanti e distensivi del CBD saranno molto più blandi.

Dopo averla lasciata raffreddare per alcuni minuti puoi dolcificarla a tuo piacere con miele o zucchero. Una volta fatto, non ti resta che gustare la tua tisana alla canapa e goderti il tuo momento di relax.

Variante della precedente preparazione:

* Un’altra versione semplice e veloce consiste nel cuocere a fiamma bassa cime spezzettate e foglie di cannabis light con burro, o olio, per 15 – 20 minuti (attenzione a non bruciare il composto o distruggerete i preziosi cannabinoidi durante il processo). Una volta ultimata la cottura pestate in un mortaio il composto ottenuto e fatelo raffreddare. A questo punto quando farete il vostro tè o la vostra tisana serale potrete aggiungere un quantitativo a vostro piacere di burro/olio nell’acqua calda per godervi ogni volta che volete una preziosa scorta di tè o tisana alla cannabis.

Le migliori miscele per infusi equilibrati

Marijuana legale, camomilla e melissa:

  • la camomilla stempera il gusto deciso della cannabis con le proprie note dolci, mentre la melissa, con l’aroma limonoso della melissa conferisce al preparato una sua delicata armonia. La camomilla è un eccellente antispasmodico, che va a sommarsi all’azione anticonvulsivante della cannabis, mentre la melissa, un forte antinfiammatorio e carmitivo, rende il preparato oltre che un perfetto rimedio all’insonnia, anche e soprattutto una soluzione ai dolori mestruali o alle infiammazioni;

Marijuana legale e karkadè:

  • il karkadè è una pianta della famiglia delle Malvaceae, caratterizzata da proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie. Ancora una volta il sapore corposo, caldo e rinfrescante del karkadè va a stemperare il retrogusto amaro della cannabis, rendendo l’infuso una bevanda assai piacevole al palato, oltre che un eccellente rimedio ai problemi urinari;

Marijuana legale, zenzero e liquirizia:

  • lo zenzero è un eccellente anti congestionante, con proprietà analgesiche; la sua azione sul processo digestivo, inoltre, lo rendoe un ottimo rimedio alla nausea. Il connubio di zenzero e liquirizia è da sempre un ottimo rimedio a problemi digestivi o a smaltire pasti particolarmente abbondanti o pesanti. Il gusto amarognolo della canapa stempera le note dolci sia della liquirizia che dello zenzero, mentre i toni pungenti e piccanti dello zenzero conferiscono all’infuso un sapore interessante, estremamente piacevole al palato.

 

Il tè alla cannabis, una bevanda spirituale

Le bevande alla cannabis hanno origini antiche, ma in generale venivano nell’antichità consumate in diverse parti del mondo per scopi di tipo rituale e religioso, ovviamente con dosaggi molto potenti di CBD e THC. La cultura indiana fu tra le prime ad elaborare il proprio personale infuso a base di cannabis, ovvero il noto Bhang, che era un tempo la bevanda spirituale esclusiva di religiosi e sciamani.

Il Bhang consiste in una pasta ottenuta da cime, foglie e semi di piante di canapa che venivano miscelati con latte e ghee (burro chiarificato). Perché l’utilizzo del burro e del latte? Perché già in antichità il popolo indiano aveva scoperto che i cannabinoidi non sono solubili in acqua ed è quindi necessario utilizzare ingredienti dagli alti contenuti di grasso per poter usufruire appieno dei suoi effetti benefici sotto forma di infuso.

Canapa come cura per la Terra

La Canapa è una delle migliori fonti di energia rinnovabile.

Come ampiamente documentato nella letteratura scientifica, la canapa è infatti capace di assorbire i metalli pesanti e, a differenza di altre piante, può essere utilizzata in diversi ambiti, principalmente per usi industriali e per la produzione di energia.

Alle produzioni derivanti dalle coltivazioni di canapa si può applicare il concetto di bio-raffineria. Ovvero un sistema integrato utile alla produzione di energia e prodotti chimici a partire dalle biomasse. Tutte le parti della pianta, scarti compresi, vengono utilizzate per essere trasformate in qualcosa di nuovo.

 

 

 

 

È la migliore in Assorbimento della CO2, fonte inesauribile di energia di biomassa per evitare la deforestazione e uso di combustibili fossili, è fitodepuratrice e previene l’inquinamento da pesticidi.

La canapa da sola, ma ancora di più insieme ad altre specie fitodepuratrici, ha dimostrato di essere (a seconda della tipologia di elementi inquinanti del terreno) un’ottima alternativa a procedimenti bio-chimici o high tech, i quali possono richiedere un maggior tempo per vederne l’efficacia, o possono risultare economicamente meno sostenibili, senza contare ovviamente tutti i fattori “Green” già insiti nella pianta, come il miglioramento della qualità dell’aria nell’ambiente.

 

. EFFICACE FITODEPURATORE:

La canapa è un ottimo depuratore naturale di ambienti e terreni contaminati dall’inquinamento dell’uomo.

A partire dal 2017, IspraIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ha riconosciuto 22 nuovi casi di danno ambientale in Italia, uno studio effettuato su tutto il territorio nazionale, derivanti da contaminazioni inquinanti di vario genere, ma il numero reale potrebbe raddoppiare, poiché alcuni terreni risultavano contaminati da differenti tipologie di inquinanti.

La coltivazione della Canapa si integra perfettamente con la tecnologia agricola già in uso nel territorio, tranne piccoli adattamenti in funzione delle caratteristiche vegetative della pianta, soprattutto per suo veloce tasso di assorbimento e la sua capacità di legare i contaminanti composti dell’aria e del suolo.

Crescendo molto velocemente senza bisogno di trattamenti chimici dannosi come pesticidi o diserbanti. Grazie all’apparato radicale che si estende fino a due metri, questa specie può ripulire il suolo in profondità e renderlo più fertile, così che terreni ora abbandonati possano essere riutilizzati in agricoltura.

La canapa cresce molto velocemente, raggiungendo il pieno raccolto in soli 180 giorni e produce una sfera di radici che si estende nel terreno da 1,5 ad 2,5 metri. Questo vuol dire che le tossine possono essere estratte senza la necessità di rimuovere il terreno contaminato dello strato superiore, evitando così spese di smaltimento. La sua capacità di crescere, poi, non viene influenzata dalle tossine che accumula.

Pare infatti che la canapa sia in grado di accumulare, principalmente nelle radici, nelle foglie e nei fiori, materiali come nichel, piombo, cadmio e altri metalli, lasciando quindi la fibra commercializzabile, senza variazioni nel prodotto ad uso industriale o come biomassa, ovviamente se le percentuali di metalli pesanti nel terreno non sono estremamente elevate.

Inoltre, grazie alle sostanze allelopatiche, ovvero le sostanze attraverso le quali la pianta si difende, riduce la crescita di specie infestanti attorno a sé.

La coltivazione industriale dovrebbe quindi consentire un’efficace riduzione dell’inquinamento del suolo e il conseguente ripristino di aree verdi ora inutilizzabili, nonché migliorare la qualità dell’aria e del microclima e la qualità della vita dei residenti, che avrebbero anche nuove opportunità occupazionali.

 

. BENEFICI SOCIO-ECONOMICI:

Sono diversi e tutti notevoli dal miglioramento della salubrità degli ambienti delle comunità presenti sul territorio, mediante: la riduzione del documentato inquinamento chimico e micro-organico dei terreni, ripristino di vaste aree di verde, miglioramento della qualità dell’aria, miglioramento del microclima.

C’è inoltre da tenere in considerazione il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali mediante: il rilancio economico basato su sistemi di cicli regionali di produzione e trasformazione della materia prima (dal bassissimo impatto ambientale) e la  possibilità della creazione di un’intera filiera verde certificata con ricadute occupazionali diversificate e distribuite nel territorio come nel tessuto sociale, innescando un fenomeno di diffusione dei sani principi di sostenibilità, “green economy” ed economia circolare (ad esempio le bioplastiche).

Gli effetti negativi, di fatto, sono quindi pressoché inesistenti. Esistono solo delle minacce provenienti dall’ambiente esterno che possono sintetizzarsi in azioni di carattere criminoso e/o accidentale/naturale.

 

Immaginate cosa potrebbe fare in breve tempo una pianta del genere.

Il mondo ha bisogno della Cannabis!

 

 

Cucinare con il CBD

Aggiungere il CBD alla cucina è un ottimo modo per integrare le sue proprietà curative nella routine quotidiana.

Con l’aumentare della popolarità dei nuovi prodotti al CBD, probabilmente inizierai a vederli aggiunti a una varietà di cibi e bevande come caffè, cioccolatini, biscotti e caramelle, gelato e infusi.

Una recente sperimentazione clinica ha rivelato che quando il CBD viene assunto con un pasto ricco di grassi, la sua biodisponibilità aumenta di circa quattro o cinque volte, significa che la percentuale di CBD assorbita nei tessuti bersaglio aumenta considerevolmente se assunta con il cibo.

L’ECS, il nostro sistema endocannabinoide, svolge un ruolo essenziale nel mantenimento dell’omeostasi; in sostanza, il suo compito è quello di monitorare continuamente le condizioni interne del corpo, mantenendolo in uno stato di equilibrio. Questo sistema è costituito da recettori noti come CB1 e CB2 (presenti in tutto il corpo) negli organi, nel cervello, nel tessuto connettivo, nelle ghiandole e nelle cellule immunitarie.

Uno degli strumenti più potenti per combattere l’infiammazione è il cibo.

Una dieta antinfiammatoria composta da grassi sani come olio d’oliva, frutti di bosco, verdure a foglia verde e pesce grasso, può aiutare a combattere l’infiammazione e il dolore alle articolazioni.

Ad esempio, il semplice fatto di assumere il CBD insieme al tuo cibo preferito, un’ora dopo un evento stressante, può dare effetti calmanti a lunga durata, riducendo eventuali aumenti della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, e migliorando la resistenza generale allo stress.

Naturalmente, se vuoi aggiungere il CBD al tuo cibo, devi assicurarti di utilizzare un prodotto di prima scelta e alta qualità.

 

 

 

IL CBD PUò ESSERE AGGIUNTO IN TUTTE LE RICETTE, DALLA COLAZIONE, ALLA CENA O ANCHE NEI COCKTAIL. 

 

Il CBD è liposolubile, perciò risulta estremamente semplice da aggiungere in una grande varietà di ricette in cui sono richiesti ingredienti grassi, come burro o olio di cocco. Il cannabinoide può essere aggiunto ai piatti salati sotto forma di condimento, salsa e marinature. Ma può essere anche usato per arricchire i dolci, come i brownie, le torte e persino le bevande, come affogati al caffè e cocktail.

Per i consumatori di cannabis, indipendentemente dall’uso che si decide di farne, ci sono alcune linee guida da seguire per evitare di sprecare parte di questo prezioso ingrediente.

Secondo un diffuso malinteso, la cannabis cruda è psicoattiva. I cannabinoidi della marijuana “fresca” non sono presenti nella loro forma attiva.

Sia il THC che il CBD contenuti nella cannabis sono presenti nella loro forma acida, ovvero come THCA e CBDA. Per convertire entrambe queste molecole in THC e CBD è necessario un processo chiamato decarbossilazione.

Questo processo consiste nel riscaldare la cannabis ad una certa temperatura al fine di rimuovere un gruppo carbossile dalla molecola. Pertanto, cospargere una cima di marijuana fresca sopra un’insalata o mescolarla in una bevanda non farà altro che apportare una quantità di CBDA al consumatore. Quando invece l’obiettivo è assumere il CBD.

Il problema non si pone per la maggior parte dei fumatori di cannabis, dal momento che la combustione attiva automaticamente il processo di decarbossilazione. La temperatura di alcuni piatti caldi può essere sufficiente per decarbossilare le infiorescenze crude.

Ma è sempre meglio eseguire la procedura in maniera corretta prima di utilizzare la cannabis in cucina, per essere sicuri di aver attivato correttamente tutti i cannabinoidi. Per farlo, è sufficiente macinare le infiorescenze crude, posizionarle su una teglia o su un foglio di carta da forno e cuocere in forno a 110–120° per un’ora.

 

. CBD e caffeina a colazione:

Di questi tempi mescolare CBD e caffè o tè, è una vera tendenza nel mondo CBD. Puoi anche comprare chicchi di caffè pre-miscelati con CBD.

Gli effetti rilassanti del CBD aiutano a ridurre gli effetti collaterali indesiderati come l’ansia e il nervosismo del consumo di caffeina. In aggiunta, si dice anche che il CBD aumenti la prontezza indotta dal caffè e prolunghi gli effetti di entrambe le sostanze: è un’unione galattica.

Ci sono moltissime ragioni per cui potresti voler iniziare a mescolare il CBD con il caffè mattutino o con qualsiasi caffè successivo.

La caffeina nel caffè (e in altre fonti di caffeina) risulta agire sinergicamente insieme al CBD. Se assunte insieme, entrambe le sostanze forniscono un livello di produttività maggiore aumentando l’attenzione e la concentrazione. Inoltre, rallentano la metabolizzazione l’uno dell’altro, il che permette a entrambi di circolare per tempi più lunghi.

Infine, il CBD neutralizza direttamente molti degli effetti collaterali più frustranti della caffeina, come episodi di ansia, agitazione, tremori e crampi muscolari.

 

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. CBD in olio e/o burro:

Esistono tantissime preparazioni di estratto di CBD in olio, ma è possibile prepararsi il propio olio al CBD, grazie al quale si possono condire tantissimi piatti.

Successiva alla decarbossilizzazione delle inflorescenze di Cannabis light, occorre far sobbollire, nell’olio che più vi piace, i fiori tritati per una mezzoretta, lasciare raffreddare, filtrare e il gioco è fatto. Si conserva in frigo in un vasetto di vetro e si deve mescolare bene ogni volta prima del suo utilizzo in modo da amalgamare bene le sostanze. Può essere usato per condire sia piatti caldi che piatti freddi.

Un modo semplice e funzionale per utilizzare l’estratto di CBD è adoperarlo per preparare il burro. Può anche essere preparato dalle inflorescenze nella stessa modalità precedentemente descritta per l’olio.

Il burro ha finalmente guadagnato la reputazione di alimento sano, dopo essere stato ritenuto il killer della linea per molti anni, e può essere usato per la preparazione di molte altre pietanze. Vero che l’alternativa vegetale è più leggera e facile da assumere, ma è giusto lasciare a tutti la libertà di scegliere ciò che più gli aggrada.

L’olio di CBD può essere aggiunto a questo grasso, ed è uno dei modi per aumentare i benefici.

Il procedimento è molto semplice. Bisogna spezzettare il burro in una casseruola, aggiungere l’olio di CBD e circa 1 litro di acqua. Dopo bisogna far cuocere a fuoco basso per circa un paio di ore. Mescolando di tanto in tanto. Quando l’acqua sarà evaporata bisogna trasferire il composto in un recipiente e lasciare raffreddare.

Il burro al CBD può essere conservato in frigorifero e utilizzato per la preparazione di dolci e biscotti. Per condire piatti di carne o verdura o per ungere una fetta di pane tostato come merenda.

 

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. Fiori di CBD come tisane o in infusi:

Possiamo assumere il CBD attraverso una tisana, un buon modo per rilassarci attraverso una bevanda calda e rilassante.

Abbiamo provato per voi una tisana 100% canapa, di origine biologica e con un livello di CBD che arriva al 7%.

È molto importante acquistare una canapa di origine 100% naturale e biologica, perchè questa pianta ha la caratteristica botanica di fitodepurare il terreno in cui cresce, assorbendo di fatto i metalli pesanti e gli agenti inquinanti presenti. Se la nostra canapa non viene coltivata su terreni puliti e biologici, rischiamo di assimilare attraverso l’uso delle sostanze chimiche anche pericolose.

Occorre saper preparare al meglio una tisana o un infuso cn CBD, poiché gli effetti saranno percepiti solo successivamente all’attivazione del principio attivo CBDA. Molte persone rimangono deluse dalla preparazione della tisana: gli effetti sono leggeri, su alcuni soggetti quasi nulli.

Questo accade perchè spesso non si prepara la tisana nella giusta maniera: i cannabinoidi presenti nella canapa hanno bisogno, per essere attivati, di essere sottoposti ad un processo chimico detto decarbossilazione.

Questo processo attiva di fatto i cannabinoidi rendendoli assimilabili dal nostro organismo. Senza questa fase, gli effetti sono pressochè nulli. Ci sono due modalità per decarbossilare la nostra canapa: arrivare a temperature superiori a quelle di ebollizione (130 gradi centigradi), oppure aggiungere un grasso (come il latte di mucca o latte di soia come alternativa vegana). I cannabinoidi sono infatti liposolubili, quindi si attivano in presenza di un grasso.

Essendo impossibile aumentare la temperatura nella preparazione della tisana, possiamo aumentare i tempi di ebollizione e aggiungere un elemento grasso.

 

 

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. CRISTALLI di CBD con tutto:

Usando i cristalli di CBD non dovrete più perdere tempo ad estrarre il cannabinoide dalla pianta. Infatti in questo caso il lavoro è già stato fatto, e i cristalli di CBD puri al 99% possono essere aggiunti facilmente a vari prodotti. I cristalli sono una forma purificata e cristallizzata di estratto di canapa con oltre il 99% di contenuto di cannabidiolo, con l’obiettivo di dare al prodotto il sapore caratteristico di un estratto di Cannabis.

I cristalli di CBD o isolati di CBD sono considerati la forma più pura del cannabidiolo naturale ottenuto utilizzando metodi di estrazione moderni.  Il CBD isolato è un’opzione ancora più semplice e precisa.

I cristalli di CBD possono essere facilmente aggiunti in qualsiasi piatto o bevanda. Essi trovano infatti impiego in cucina, nella preparazione di caramelle, brownie, torte e zuppe al CBD. I cristalli possono essere usati per realizzare e-liquid fatti in casa, combinandoli con una base di glicerina. Possono essere anche cosparsi in modo artistico su torte e brownie, come un velo di granella croccante, oppure in affogati al caffè da mescolare come zucchero, meglio se sciolti prima in ingredienti grassi, come olio, burro o latte.

Sono perfetti nella preparazione di frullati, concentrati, estratti o anche cocktail analcolici o alcolici. In America sono diffusissime bevande energizzanti con estartto di CBD puro e molti bar si sbizzarriscono nella creazione di cocktail particolari che possano combinare al meglio il sapore intenso della cannabis.

Inoltre, i cristalli di CBD sono assolutamente privi di THC. Molti prodotti contenenti CBD contengono una certa quantità di cannabinoide psicoattivo, seppur minima. I cristalli di CBD non contengono THC, pertanto sono particolarmente adatti a coloro che desiderano assumere il CBD, ma temono che le tracce di THC possano essere rilevate dai test antidroga.

Le possibilità sono infinite e sono limitate solo dalla tua immaginazione.