Cannabis, la nuova legge alla Camera

Cannabis, la nuova legge alla Camera con data 08/08/2021

“È stato votato il testo base sulla cannabis che depenalizza la coltivazione di non oltre quattro piante ‘femmine’.

La coltivazione in casa di canapa è fondamentale per i malati che ne devono fare uso terapeutico e che spesso non la trovano disponibile oltre che per combattere lo spaccio ed il conseguente sottobosco criminale”

Così Mario Perantoni ha annunciato il via libera in commissione Giustizia alla Camera al testo base sulla Cannabis.

Il testo base sulla cannabis è stato approvato in commissione Giustizia. Si compone di cinque articoli che andrebbero a modificare il Testo Unico sugli stupefacenti, al momento riferimento per la normativa in questo ambito.

Ecco la proposta di legge per consentire la coltivazione della cannabis in casa per uso personale:

Alla Camera dei deputati c’è un testo base sulla cannabis.

Dopo un anno di mediazione, a partire dalle tre proposte del deputato di +Europa, il radicale Riccardo Magi, del Movimento 5 Stelle e della Lega, si è arrivati a un testo unico presentato dal relatore presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, il pentastellato Mario Perantoni.

Il testo è già frutto di una mediazione tra le diverse voci, richieste e visioni dei partiti che compongono la maggioranza, ma anche tra coloro che hanno presentato proposte di legge in materia.

La legge prevede da un lato la depenalizzazione, dall’altro l’inasprimento per alcuni reati. Insomma, un testo base che mette d’accordo Lega, radicali e 5 Stelle.

Nei cinque articoli è previsto che sia possibile coltivare fino a quattro piantine femmina, non viene più punita la coltivazione domestica per uso personale:

“Sono consentite a persone maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto”.

Cosa contiene questo testo base?

Da un lato, come ha spiegato Perentoni, diminuisce le sanzioni per i fatti di lieve entità:

“Reati che saranno ora autonomi rispetto alle stesse fattispecie previste per gli oppiacei: si introduce, cioè, una separazione concettuale tra le diverse categorie di sostanze stupefacenti, diversità già evidenziata dalla Corte Costituzionale.

Infine una novità per la tutela dei minori e dei giovani: non si potrà mai considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o che nella vicinanza delle scuole.

Un inasprimento per contrastare la criminalità e rafforzare la protezione dei più giovani”.

Vengono, così, inasprite le pene per chi vende sostanze stupefacenti ai minorenni, infatti, il testo prevede l’innalzamento delle pene per i reati connessi a traffico, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di cannabis, che passano da 6 a 10 anni.

Serve comunque rimanere aggiornati poiché, dopo la votazione, bisognerà attendere la presentazione e la discussione in commissione degli emendamenti prima che il testo possa arrivare in aula.

Rimane comunque un piccolo traguardo raggiunto dopo mesi e mesi di attesa da parte della Camera. Noi sostenitori di libertà siamo fiduciosi che questo piccolo passo porterà ad un grande traguardo!

Cannabis light e test antidroga

Cannabis light e test antidroga

Cannabis light e test antidroga

Cannabis light e test antidroga:

La cannabis light può contenere THC e dunque compromettere i risultati del drug test?

Come probabilmente saprai, la canapa legale dovrebbe contenere bassissime quantità di THC, precisamente meno dello 0,4%… ma non tutti i distributori la fanno analizzare per verificare con certezza questo dato.

Effettivamente la cannabis legale proviene da semi certificati, accuratamente selezionati per generare piante con THC quasi nullo, eppure anche la natura ha i suoi limiti e le percentuali di THC potrebbero risultare inaspettatamente più alte.

Se sei un estimatore di canapa light e la utilizzi regolarmente, è possibile che ti stia chiedendo se con l’assunzione di CBD i test antidroga possono risultare positivi e dunque controproducenti in caso di controlli di lavoro, sportivi e altri ancora.

Se assumi erba light non certificata potresti quindi risultare positivo al test antidroga perché oltre al CBD potrebbero esserci tracce di THC superiori allo 0,4%.

Cannabis light e test antidroga

Quindi il CBD non viene rilevato nei test antidroga?

Se si tratta di CBD puro no, ma non possiamo assicurarti che non succeda se fumi cannabis legale, soprattutto se non ha percentuali di THC certificate (e, naturalmente, a norma di legge).

E se acquisti estratti di CBD o prodotti derivati?

Tendenzialmente, il CBD non dovrebbe risultare nei test di rilevamento, ma se non assumi cannabidiolo puro potrebbero esserci tracce di THC nel tuo organismo. Ed è proprio il THC che fa risultare positivi i drug test.

Consigliamo in questo caso di fare delle opportune valutazioni. Per non rischiare ti consigliamo di scegliere prodotti derivati dalla canapa industriale con THC a norma di legge, dunque estratti dalla canapa legale.

È importante precisare che i test antidroga cercano il THC oppure uno dei suoi principali metaboliti, il THC-COOH, rilevabile anche quando il THC non è più in circolo nel sangue ma è ormai stato trasportato nelle cellule.

I drug test danno esito positivo quando il THC e/o il THC-COOH superano una certa soglia chiamata cut-off: i valori inferiori al cut off vengono ignorati dal test, che risulta quindi negativo.

La soglia è in genere diversa in base all’esame: i test di rilevamento delle droghe sono diversi e includono l’analisi delle urine, del sangue, del capello e della saliva. Inoltre il periodo di rilevamento dipende da numerosi fattori, tra cui la quantità di assunzione, la frequenza e l’attività del tuo metabolismo. Se assumi solo cannabis light, che presenta basse percentuali di tetraidrocannabinolo, è molto probabile che il tuo metabolismo smaltisca molto velocemente sia il THC che il suo metabolita.

Cannabis light e test antidroga

. Test antidroga dalle analisi delle urine:

Nell’urina, il metabolita THC-COOH deve avere una concentrazione di almeno 50 ng/ml (nanogrammi per millilitro) affinché il test risulti positivo. Di solito questo esame rileva il THC-COOH nelle urine per un periodo che va da 3 a 15 giorni dopo l’uso di marijuana.

Però se l’assunzione di THC è costante e in grandi quantità, il test delle urine potrebbe rilevare la sua presenza anche per 3 o 4 settimane dopo l’uso di marijuana.

. Test antidroga dalle analisi del sangue:

Il sangue è un trasportatore, dunque il THC permane per pochissimo tempo nel flusso sanguigno: il THC-COOH si rileva fino ad un massimo di una settimana dall’assunzione. Le analisi del sangue hanno un cut-off fissato a 2 ng/ml.

Per via di questa particolarità gli esami del sangue si usano come drug test solo se si ha bisogno di una risposta nell’immediato, ad esempio per verificare la guida sotto effetto di stupefacenti.

. Test antidroga dalle analisi salivari:

La saliva conserva tracce di THC e dei suoi metaboliti per poco tempo, da circa un’ora fino al massimo di un giorno dall’assunzione di cannabis.

Il test della saliva è quindi uno dei meno utilizzati o usato al massimo dalle Forze dell’ordine durante i controlli sui conducenti.

. Test antidroga dalle analisi del capello:

L’analisi del capello è il test antidroga più efficace (anche se poco utilizzato) e consente di rilevare i metaboliti del THC nei capelli per un periodo che arriva addirittura a 90 giorni. 

Tuttavia questi test sono meno pratici perché non rilevano la presenza dei residui psicoattivi di THC, ma può solo dire se la persona è una consumatrice assidua di cannabis.

Infatti una persona che entra in contatto con un consumatore di marijuana e respira fumo passivo potrebbe, teoricamente, risultare positivo ad un test tossicologico del capello.

Cannabis light e test antidroga

In conclusione diciamo anche i risultati dei test antidroga sono molto soggettivi. Cioè dipendono anche dai fattori legati all’organismo come il metabolismo (più è veloce la tua attività metabolica, più breve è il tempo in cui i cannabinodi possono essere rilevati), dal tipo di test eseguito (più è sensibile il test, maggiore è il tempo in cui può rivelare la concentrazione di THC nel tuo corpo) e che frequenza assumi cannabis.

Cannabis Light – Perché meglio legalizzare

L’Europa anche in queste ultime settimane ha dato segnali inequivocabili sulla utilizzazione dei derivati della canapa, ma nel nostro Paese tira ancora un vento contrario e gelido che blocca ogni speranza per tutti quelli del settore di lavorare liberi da pensieri e timori di incappare nella ragnatela che alcuni irresponsabili tutori della legge ha tessuto. Ma la positività che sta alla base dell’idea di Green Economy spinge in molti a resistere e continuare alla lotta per la chiarezza e la legalità.

Cannabis Light - Perché meglio legalizzare

Più cannabis shop, meno mercato nero: la canapa light nuoce alla criminalità organizzata

È questa, in sintesi, la conclusione di uno studio condotto da tre ricercatori italiani e pubblicato sulla rivista European Economic Review, dalla ricerca, la prima di questo tipo nel nostro Paese, emerge che la legalizzazione della  cannabis leggera in Italia ha ridotto nel giro di poco più di un anno la quantità di marijuana spacciata e i relativi ricavi delle organizzazioni criminali.

I ricercatori parlano di un “effetto di sostituzione” inatteso nella domanda tra cannabis light e cannabis illegale. 

Quali sono i motivi del successo della canapa leggera?

Possono essere diversi: dal voler evitare effetti stupefacenti eccessivi, al preferire un prodotto dall’origine controllata. E, molto probabilmente, un ruolo di tutto rispetto è giocato dal non doversi rivolgere al mercato illegale per effettuare l’acquisto.

“La ricerca – spiegano gli autori – ha dimostrato come nelle province con maggiore concentrazione di rivenditori di canapa legale ci sia stata, a parità di operazioni di polizia, una riduzione delle confische di prodotti stupefacenti e una riduzione del numero di arresti per reati di droga”, e ha messo in evidenza che, nel breve arco temporale considerato, la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione di circa l’11% dei sequestri di marijuana per ogni cannabis shop.

Una percentuale che, tradotta in chili di cannabis illegale confiscata, sta a significare un calo dei sequestri di marijuana pari a 6,5 chili per ogni negozio specializzato in prodotti a base di cannabis.

Dati statici per fare chiarezza:

I risultati statistici dello studio consentono di calcolare le entrate perdute per le organizzazioni criminali.

Considerando che il numero medio di cannabis shop a livello provinciale è di circa 2,76 e che il prezzo della marijuana è stimato in 7-11 euro al grammo, le nostre stime sulle 106 province considerate implicano che le entrate perdute a causa della liberalizzazione della cannabis light corrispondano – solo per quanto concerne la marijuana, escludendo l’hashish e le piante di cannabis illegali – a circa 200 milioni di euro all’anno”.

I risultati ottenuti in termini di ricavi perduti da parte della criminalità organizzata appaiono invece interessanti se si considera che la cannabis light è un “sostituto” della cannabis illegale, poiché caratterizzata da “effetti ricreativi molto più bassi, dovuti alla percentuale minima di Thc in essa contenuta”, mentre il Thc presente nella marijuana da strada può arrivare a superare il 20%, con il noto “effetto sballo” che ne consegue.

“Questi risultati – scrivono – supportano l’argomentazione secondo cui, anche in un breve periodo di tempo e con un ottimo sostituto, la fornitura di droghe illegali da parte del crimine organizzato viene rimpiazzata dalla presenza di rivenditori ufficiali e legali”.

Cannabis Light - Perché meglio legalizzare

“La cannabis light potrebbe portare quasi un miliardo di euro di entrate in Italia”: le stime del MEF (Ministero dell’Economia e della Finanza).

Ci vorrebbe forse più coraggio, visto che in ormai 3 anni di utilizzo massivo da parte di diverse fasce della popolazione come professionisti, anziani e anche pazienti, non è stato registrato nemmeno un singolo problema di salute pubblica, per cambiare il paradigma e mostrare ai cittadini tutti i vantaggi che deriverebbero da questa operazione, ponendoci tra i principali produttori europei.

Parliamo di quasi un miliardo di euro: soldi che, in questa situazione economica, sarebbero ossigeno puro per gli agricoltori italiani, gli esercizi commerciali, e, appunto, lo Stato. Eppure, nonostante questo, anche l’ennesimo tentativo di regolamentare la filiera della cannabis light, per la quale manca solo la definizione dell’uso umano è saltato, per essere nuovamente riproposto.

La conclusione è che in questa situazione drammatica di emergenza sanitaria, i produttori di canapa non devono solo tenersi ben alla larga dal virus e dalle conseguenze economiche di questa pandemia, ma devono inventarsi soluzioni impossibili per commercializzare i derivati della canapa industriale che una legge (242/2016) gli avrebbe in teoria consentito di poter fare.

ERBA in CUCINA: CANNACookies

EDIBILITà DELLA CANNABIS:

Un dolce a base di marijuana è sicuramente uno dei modi più divertenti e gustosi per godere delle numerose qualità e benefici della pianta di cannabis light.

Si tratta, indubbiamente, di una delle modalità di assunzione più lente, in quanto per assorbire la marijuana, l’apparato digerente può impiegare dalla mezz’ora alle due ore.

La cannabis passa dallo stomaco per poi essere filtrata nel fegato e, solo alla fine di questo processo, i suoi principi attivi entrano in circolo nel sangue.

La biodisponibilità dei cannabinoidi contenuti in un alimento, invece, si suppone essere prossima al 100%, motivo per cui gli effetti sono esponenzialmente moltiplicati in intensità e si consiglia generalmente cautela nei dosaggi.

Infatti la permanenza maggiore dei cannabinoidi nel sangue, unita a una loro maggiore disponibilità, porteranno il consumatore ad avvertire gli effetti per svariate ore.

I cannabinoidi sono sostanze idrofobe, ovvero non solubili in acqua. Per la preparazione di composti alimentari (snacks e torte), dunque, è necessario che la cannabis rilasci i propri metaboliti in sostanze lipidiche: olio e burro.

DECARBOSSILARE è UN PASSAGGIO FONDAMENTALE:

decarbossilazione

Per questo processo, che servirà poi a creare il burro o l’olio alla cannabis, fondamentale per garantire l’attivazione dei principi attivi, dovrete preriscaldare il forno a 110°C, tritare in modo fine e uniforme la vostra cannabis, stenderla su una teglia foderata di carta da forno e infornare per circa 45 minuti. Con questo riscaldamento della cannabis avete ottenuto l’attivazione dei preziosi cannabinoidi.

Dopo la cottura al forno si procede alla preparazione del composto mettendo il burro o l’olio a bagnomaria in una ciotola, appena questo sarà ben caldo e liquido si aggiunge la cannabis, che rimarrà a bagnomaria per 2 o 3 ore, mescolando ogni 15 min circa.

Quando sarà terminato il tempo basterà lasciare raffreddare il composto, frullare per qualche minuto per amalgamare meglio, per poi trasferirlo in un contenitore chiuso, riporlo dunque in frigorifero e lasciarlo riposare fino a che non si rassodi.

Se preferite un burro o un olio con meno fibra vegetale basterà setacciare il liquido prima di trasferirlo in un contenitore.

RICETTA CANNACOOKIES :

CANNACookies

INGREDIENTI:

300g di farina integrale

120g di farina di mandorle

300g di burro di Cannabis o 320g di olio di Cannabis

160g di gocce di cioccolato extra fondente

400g di zucchero di canna

2 uova

1 pizzico di sale 

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

2 cucchiaini di lievito per dolci

CANNACookies

PROCEDIMENTO:

. Prima di tutto riscaldiamo il forno a 175C.

. In una ciotola, uniamo il burro morbido o l’olio di Cannabis con lo zucchero, le uova e l’estratto di vaniglia. Frulliamo a bassa velocità con uno sbattitore per mescolare bene gli ingredienti. In un’altra ciotola, uniamo le due farine, un abbondante pizzico di sale, il lievito setacciato e mescoliamo con una forchetta così da poter eliminare eventuali grumi.

. Aggiungiamo poco per volta il composto secco a quello liquido e infine incorporiamo le gocce di cioccolato. Prepariamo una teglia grande con carta da forno e posizioniamo l’impasto ricordando di lasciare dello spazio tra un biscotto e l’altro. Dovrebbero ammontare più o meno a 24 biscotti.

. Informiamo a forno caldo per 10/12 min, fino a che siano ben dorati.

. Ultimata la cottura, basterà aspettare che si raffreddino e poi gustare la dolcezza di questi ottimi biscottini, magari accompagnati da un’abbondante tazza di té, ideale in queste giornate autunnali.

ENJOY!

biscotti alla cannabis

Tisane e infusi al CBD

L’inverno è alle porte, le temperature si stanno abbassando e le giornate si accorciano sempre di più, ma questo non deve essere un presupposto alla malinconia o allo stress. Approfittiamo e utilizziamo il tempo libero per riconnettere noi stessi alla nostra intimità.
Cerchiamo di creare sensazioni di benessere e pensiamo a godere i benefici del relax, della pace, del caldo tempore di una morbida coperta e perché no di un’ottima
tisana alla Cannabis.
 Consumare un tè alla marijuana legale fatto come si deve può essere un’ottima modalità di assunzione di cannabinoidi rilassanti.

Tisane e infusi al CBD

Tisane e infusi al CBD:

La preparazione di bevande e infusi a base di canapa è una delle più antiche ma, allo stesso tempo, meno utilizzate modalità di assunzione della pianta.

Ciò probabilmente è dovuto al fatto che la tisana alla cannabis richiede tempi di preparazione un po’ più lunghi rispetto ad altre procedure più conosciute, ma molto meno salutari.

Ma, armandoci di un po’ di pazienza, è possibile ottenere una bevanda sana e rilassante, ottima sopratutto per chi soffre di mal di gola o ha a che fare con disturbi respiratori.

La canapa light, si sa, è una pianta dai molteplici benefici, nota principalmente per i suoi effetti analgesici e ansiolitici dati dal cannabidiolo (CBD), il principio attivo della cannabis legale che concilia il sonno e aiuta la digestione, dunque perfetta prima di andare a dormire.

Perché usare la Cannabis:

In tanti si affidano alla creazione di tisane e decotti per assicurarsi una buona digestione o per facilitare il sonno, ma oggi oltre a zenzero, melissa e alloro c’è la possibilità di avere un nuovo ingrediente chiave che può essere consumato come bevanda calda per ottenere un effetto calmante.

Tè e tisane preparate con la cannabis light contengono un dosaggio davvero bassissimo di THC, il principio attivo psicotropo presente nella cannabis che provoca sballo. Invece è garantita la presenza di CBD, il cannabidiolo, molecola della cannabis dalle proprietà curative e rilassanti, la cui assunzione può aiutare chi ha disturbi del sonno, chi soffre di dolori cronici e infiammazioni ma anche favorire il rilassamento per persone ansiose o depresse.

Consumare una tisana a base di cannabis light può essere dunque un’alternativa efficace all’assunzione di farmaci o un ulteriore ausilio per chi non si sente in forma e ha bisogno di una buona dose di relax naturale.

Oltretutto il consumo per ingestione di marijuana light ha in generale effetti diversi rispetto all’assunzione per combustione (che noi di CBWeed non consigliamo), perché quando i cannabinoidi vengono assimilati con la digestione si ha un effetto ritardato (tra 30 minuti e 1 ora) ma decisamente più prolungato nel tempo visto che gli effetti rilassanti di una tazza di tè alla cannabis possono durare anche 8 ore di tempo, l’ideale per una notte di piacevolissimo sonno.

Come fare tisane o infusi con Cannabis light

tisana alla canapaDi seguito suggeriamo due modalità di preparazione della bevanda che si differenziano principalmente per l’intensità di sapore e di effetti desiderati:

* Riempi un pentolino d’acqua fredda e immergi il filtro che hai preparato: il dosaggio dovrà essere di 250 ml di acqua per non più di 200 mg di canapa; successivamente poni il pentolino sul fuoco e, una volta raggiunto il punto di ebollizione, coprilo con un coperchio e lascialo bollire per almeno 15 minuti.

Un consiglio utile è quello di aggiungere sempre un po’ d’acqua durante l’ebollizione, per compensare il quantitativo evaporato.

Dopo aver fatto bollire la nostra tisana alla canapa, aggiungi circa 15 cl di latte, preferibilmente intero. Bisogna ricordare, infatti, che i principi attivi della canapa sono liposolubili e non idrosolubili. Dunque, è necessario usare dei grassi per renderli solubili. Una volta fatto, lasciala sul fuoco per altri 10 minuti, tenendo la fiamma molto bassa. Per chi è intollerante al lattosio basta sostituire il latte con una bevanda vegetale.

Anche senza l’aggiunta di un ingrediente grasso, puoi ottenere comunque la tua tisana alla cannabis, ma occorre tener presente che gli effetti rilassanti e distensivi del CBD saranno molto più blandi.

Dopo averla lasciata raffreddare per alcuni minuti puoi dolcificarla a tuo piacere con miele o zucchero. Una volta fatto, non ti resta che gustare la tua tisana alla canapa e goderti il tuo momento di relax.

Variante della precedente preparazione:

* Un’altra versione semplice e veloce consiste nel cuocere a fiamma bassa cime spezzettate e foglie di cannabis light con burro, o olio, per 15 – 20 minuti (attenzione a non bruciare il composto o distruggerete i preziosi cannabinoidi durante il processo). Una volta ultimata la cottura pestate in un mortaio il composto ottenuto e fatelo raffreddare. A questo punto quando farete il vostro tè o la vostra tisana serale potrete aggiungere un quantitativo a vostro piacere di burro/olio nell’acqua calda per godervi ogni volta che volete una preziosa scorta di tè o tisana alla cannabis.

Le migliori miscele per infusi equilibrati

Marijuana legale, camomilla e melissa:

  • la camomilla stempera il gusto deciso della cannabis con le proprie note dolci, mentre la melissa, con l’aroma limonoso della melissa conferisce al preparato una sua delicata armonia. La camomilla è un eccellente antispasmodico, che va a sommarsi all’azione anticonvulsivante della cannabis, mentre la melissa, un forte antinfiammatorio e carmitivo, rende il preparato oltre che un perfetto rimedio all’insonnia, anche e soprattutto una soluzione ai dolori mestruali o alle infiammazioni;

tisana alla canapaMarijuana legale e karkadè:

  • il karkadè è una pianta della famiglia delle Malvaceae, caratterizzata da proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie. Ancora una volta il sapore corposo, caldo e rinfrescante del karkadè va a stemperare il retrogusto amaro della cannabis, rendendo l’infuso una bevanda assai piacevole al palato, oltre che un eccellente rimedio ai problemi urinari;

Marijuana legale, zenzero e liquirizia:

  • lo zenzero è un eccellente anti congestionante, con proprietà analgesiche; la sua azione sul processo digestivo, inoltre, lo rendoe un ottimo rimedio alla nausea. Il connubio di zenzero e liquirizia è da sempre un ottimo rimedio a problemi digestivi o a smaltire pasti particolarmente abbondanti o pesanti. Il gusto amarognolo della canapa stempera le note dolci sia della liquirizia che dello zenzero, mentre i toni pungenti e piccanti dello zenzero conferiscono all’infuso un sapore interessante, estremamente piacevole al palato.

Il tè alla cannabis, una bevanda spirituale

tisana alla canapaLe bevande alla cannabis hanno origini antiche, ma in generale venivano nell’antichità consumate in diverse parti del mondo per scopi di tipo rituale e religioso, ovviamente con dosaggi molto potenti di CBD e THC. La cultura indiana fu tra le prime ad elaborare il proprio personale infuso a base di cannabis, ovvero il noto Bhang, che era un tempo la bevanda spirituale esclusiva di religiosi e sciamani.

Il Bhang consiste in una pasta ottenuta da cime, foglie e semi di piante di canapa che venivano miscelati con latte e ghee (burro chiarificato). Perché l’utilizzo del burro e del latte? Perché già in antichità il popolo indiano aveva scoperto che i cannabinoidi non sono solubili in acqua ed è quindi necessario utilizzare ingredienti dagli alti contenuti di grasso per poter usufruire appieno dei suoi effetti benefici sotto forma di infuso.

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light

CANNABIS OUTDOOR, INDOOR E GREENHOUSE

Ecco le principali differenze tra le varie tecniche di coltivazione di canapa legale.

La migliore marijuana può essere coltivata ovunque con le più diverse tecniche colturali. Sono i coltivatori a decidere quale metodo usare e, con alcuni accorgimenti, si possono ottenere sempre cime di ottima qualità. Ad esempio, l’intensità luminosa del sole può essere raggiunta con le più moderne luci a LED, capaci di simulare il suo spettro e la sua energia.

In altri casi, si possono addirittura combinare tecniche indoor con altre outdoor, ad esempio mantenendo le piante in crescita vegetativa sotto una luce artificiale e passarle alla luce solare nel periodo di fioritura. Le possibilità sono quasi infinite!

Inoltre, la scelta è dettata anche dalla zona climatica in cui si coltiva, dagli spazi disponibili per montare un Grow Box e così via. Tutti i metodi colturali hanno i loro aspetti negativi e positivi. Sono i coltivatori a dover apprendere quale sistema è più conveniente per le proprie esigenze.

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light:

OUTDOOR

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light: OUTDOORColtivare all’aria aperta è il metodo più naturale per produrre marijuana, come avviene nelle più tradizionali pratiche agricole. La Cannabis è una delle più antiche colture agricole che l’uomo abbia mai portato avanti, ancora oggi ampiamente coltivata. In generale, si tratta di un metodo che richiede semplicemente qualche seme ed una location appropriata dove coltivare. A seconda del clima, le piante richiedono poche attenzioni, in quanto sarà la natura stessa ad occuparsi del loro sviluppo. Questo metodo consente di risparmiare tempo e denaro, se eseguito correttamente.

È il metodo più semplice per coltivare. Quando le condizioni ambientali sono buone, sono sufficienti alcuni semi di buona qualità. Infatti, chi si occupa realmente della coltivazione è Madre Natura.

All’aria aperta si possono ottenere enormi rese produttive, in quanto le piante sono libere di crescere e di ricevere tutto ciò di cui hanno bisogno, raggiungendo dimensioni imponenti come quelle di un piccolo albero (grazie alla potenza della luce solare).

È anche il modo più economico di coltivare, dato che è la natura ad offrire aria, luce e suolo. A volte può richiedere l‘apporto di qualche fertilizzante e di recinzioni protettive, ma le spese rimarranno significativamente inferiori rispetto alle coltivazioni indoor.

Molti coltivatori outdoor sostengono che il profilo dei cannabinoidi raggiunto dalle proprie piante di marijuana non è paragonabile a quello delle coltivazioni indoor, poiché i sapori delle cime tendono ad essere più intensi.

Una volta impostata correttamente, una coltivazione outdoor richiede poca manutenzione, il che permetterebbe di avere più tempo da dedicare ad altre attività.

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light:

INDOOR

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light: indoorL’indoor non si basa su principi colturali naturali, bensì su metodi più scientifici. Con il passare degli anni, questa alternativa è evoluta enormemente e il progresso sia tecnologico che colturale permette oggi di ottenere ottimi risultati. Se volete coltivare indoor la vostra Cannabis, dovrete inevitabilmente investire molto denaro, ma la ricompensa saranno deliziose cime compatte.

Questa pratica colturale è più discreta. Se nessuno viene a sapere della vostra piantagione e riuscite a nascondere i pungenti odori sprigionati dalle piante, avrete buone probabilità di poter coltivare indisturbati.

I tempi di sviluppo delle piante sono molto più ridotti, il che consente di ottenere più raccolti all’anno. Una coltivazione indoor si può avviare in qualsiasi periodo dell’anno, senza dover necessariamente aspettare la stagione primaverile.

Tutti i parametri colturali possono essere controllati direttamente dal coltivatore, il che si traduce in marijuana di alta qualità. In questo modo i risultati diventano ancora più prevedibili.

Molti coltivatori sostengono che la qualità complessiva delle cime è superiore a quella della Cannabis coltivata all’aperto. Le cime, normalmente, assumono un aspetto molto gradevole a livello estetico e la loro potenza è superiore, chi fa uso di Cannabis a fini terapeutici tende ad apprezzare maggiormente la marijuana coltivata indoor.

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light:

GREENHOUSE

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light: greenhouseLa terza tecnica di coltivazione, cioè il metodo greenhouse, per ottenere raccolti di canapa sativa light è una sintesi tra le prime due. Utilizzarlo significa sfruttare i vantaggi sia della coltivazione outdoor, sia di quella indoor.

Attraverso le serre, i coltivatori hanno la possibilità di controllare l’ambiente circostante, l’illuminazione e il ricircolo dell’aria. Di solito si opta per la luce solare quando possibile poiché, naturalmente, significa ridurre i costi di manutenzione della serra stessa.

Inoltre le serre permettono ai coltivatori di monitorare le loro colture e riuscire ad ottenere prodotti di qualità durante tutto l’anno.

Tutto ciò dovrebbe chiarire i dubbi dei meno conoscitori: è possibile ricavare ottima erba light e di produzione propria se si pondera attentamente sulle opzioni più adatte a noi.

POSSIBILI SVANTAGGI DELLE DIVERSE METODOLOGIE DI COLTURA:

La Cannabis è in balia di diversi fattori ambientali e potrebbe essere distrutta in poche ore da tempeste, forti venti e piogge. Ciò può essere evitato coltivando outdoor con normali vasi, in modo da poter mettere le piante in un luogo sicuro nelle giornate più burrascose. Tuttavia, quest’ultima soluzione limiterebbe lo spazio di crescita delle piante, il che porterebbe svantaggi in un ambiente che, a priori, dovrebbe invece offrire superfici illimitate di sviluppo.

La coltivazione outdoor è una strada poco praticabile per chi vive in centro città o in zone residenziali molto frequentate.

Se la zona di coltivazione non viene minuziosamente studiata a priori, si correrà il rischio che passanti o ladri possano interessarsi alle vostre attività. E a proposito di rischi e pericoli, la Cannabis coltivata all’aperto è anche più incline ai danni da parassiti, animali e malattie.

Poiché non esiste alcun controllo sulle ore di luce fornite dal sole, i periodi di coltivazione tendono ad essere più lunghi, ma le rese sono più abbondanti. A seconda di dove si vive, le coltivazioni outdoor tendono a produrre un solo raccolto all’anno, a meno che non si utilizzino varietà autofiorenti.

Gli investimenti iniziali per avviare una coltivazione indoor sono sempre maggiori, data la necessità di acquistare tutte le attrezzature necessarie per la sua corretta installazione. Comporta una spesa aggiuntiva sulla bolletta della luce. Attenzione al voltaggio delle lampade che si andranno a scegliere.

Nelle coltivazioni indoor sono necessarie molte più cure colturali e manutenzione rispetto alla coltivazione outdoor, dato che l’umidità e le sostanze nutrienti non sono presenti nell’ambiente circostante.

La ventilazione e il sistema di filtraggio devono essere sempre mantenuti perfettamente funzionali, per garantire la massima discrezione, salvaguardando il rischio di odori forti in luoghi chiusi.

LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA

Tutto quel che c’è da sapere sulla cannabis legale in Italia e le ultime notizie sullo stato della legalizzazione di droghe leggere nel nostro Paese.

LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA

  • Al di là di quanto sarà più o meno veloce il percorso che condurrà a una rivisitazione della legge sulla coltivazione e sul consumo di cannabis in Italia, e nonostante un atteggiamento mediatico spesso “denigratorio”, cui fa seguito qualche uscita poco felice da parte di alcuni schieramenti politici sulla marijuana in Italia, una cosa è però già certa: la vendita di cannabis light in Italia non solo è un business completamente legale, ma si dimostra un settore in piena fase di espansione. Secondo l’Associazione italiana cannabis light infatti, il giro di fatturato è già pari a circa 80 milioni di euro e sta cavalcando ritmi di sviluppo in doppia cifra particolarmente confortanti, che dovrebbero portare a una piena maturazione del comparto. Ricordiamo anche che comprare marijuana italiana light è un’operazione consentita solo a maggiorenni, e che tutti i prodotti che hanno questa denominazione sono caratterizzati da una percentuale molto bassa di THC, inferiore al limite di legge dello 0,6%.
  • Produttori e negozianti che coltivano e commercializzano la canapa light erano finiti nella bufera politica per le parole di Matteo Salvini da ministro dell’Interno e hanno lavorato negli ultimi anni in un quadro normativo non chiaro che aveva finito per coinvolgere le sezioni unite della Cassazione che, lo scorso maggio, avevano spiegato che resta reato la vendita della cannabis, anche nella sua forma “light”, se “in concreto” ha un effetto drogante.LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA“La coltivazione della cannabis e la commercializzazione dei prodotti da essa ottenuti, quali foglie, inflorescenze, olio e resina, in assenza di alcun valore soglia preventivamente individuato dal legislatore penale rispetto alla percentuale di Thc, precisava la Cassazione, rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico sugli stupefacenti, con la sola “eccezione” riguardante la canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali”. Tutti problemi ora superati dall’emendamento emesso in Aprile 2020.
  • La cannabis light sarà legale grazie a un emendamento alla legge di Bilancio. Finisce il braccio di ferro – che era arrivato fino alle sezioni unite della Cassazione – sulla canapa con un basso contenuto di Thc, il principio attivo che procura effetti psicotropi. Il testo inserito nel pacchetto di emendamenti approvati in commissione Bilancio recita: “L’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici”.

LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA

Commercializzazione della cannabis: le ultime sentenze

In tema di sostanze stupefacenti, è lecita la commercializzazione di inflorescenze di “cannabis sativa L.” proveniente da coltivazioni consentite dalla l. 2 dicembre 2016, n. 242, a condizione che i prodotti commercializzati presentino un principio attivo di THC non superiore allo 0.5%.

In motivazione, la Corte ha precisato che la legge n. 242 del 2016 si limita a disciplinare la coltivazione della canapa, senza menzionare la successiva commercializzazione dei prodotti ottenuti da tale attività, in quanto trova applicazione il principio generale che consente la commercializzazione di un bene che non presenti intrinseche caratteristiche di illiceità.

Cassazione penale sez. VI, 29/11/2018, n.4920 –

La legge 2 dicembre 2016, n. 242, stabilendo la liceità, a determinate condizioni, della coltivazione della cannabis sativa L., ha reso lecita anche la commercializzazione dei prodotti di tale coltivazione costituiti dalle infiorescenze (marijuana) e dalla resina (hashish), in quanto la cannabis sativa con THC inferiore a 0,5% non rientra più nell’ambito di applicazione del testo unico sulle sostanze stupefacenti e psicotrope di cui al d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.

Cassazione penale sez. VI, 29/11/2018, n.4920 –

 La commercializzazione al pubblico di cannabis stativa c.d. « light » e, in particolare, di foglie, infiorescenze, olio e resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicabilità della legge che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà ammesse e iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi della direttiva n. 2002/53/CE e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati; pertanto, la cessione, la vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione di cannabis sativa c.d. « light », quali foglie, inflorescenze, olio e resina, sono condotte che integrano un fatto di reato anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dalla legge, salvo solamente che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività.

T.A.R. Bologna, (Emilia-Romagna) sez. I, 19/08/2019, n.661 –

 Per le Sezioni Unite: non è reato coltivare in casa qualche piantina ad uso personale. La Cassazione con la SU n. 12348/2020 annulla la sentenza limitatamente al reato di coltivazione, ritenendo il ricorso parzialmente fondato, alla luce della soluzione fornita alla questione di diritto sollevata dalla terza Sezione della Corte.

LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA, coltivazione“Il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità del tipo botanico e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente; devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili nell’ambito della norma penale: le attività di coltivazioni di minime dimensioni svolte in forma domestica, che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore.”

La Cassazione tiene pertanto a precisare che :

  • sono lecite e non punibili per mancanza di tipicità, le coltivazioni domestiche minime effettuate con strumenti e modalità rudimentali, da cui si ricava una quantità minima di sostanza destinata ad un uso esclusivamente personale;
  • è invece soggetta al regime sanzionatorio di tipo amministrativo previsto dall’art. 75 del d.P.R n. 309/1990 la detenzione di sostanza stupefacente destinata in via esclusiva al consumo personale anche se ottenuta con una coltivazione domestica lecita;
  • alla coltivazione di piante penalmente illecita è possibile applicare l’art. 131 bis c.p., ed escludere quindi la punibilità per particolare tenuità del fatto;
  • alla coltivazione di piante penalmente illecita si può infine applicare l’art. 73 comma 5 del d.P.R, il quale dispone che: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette uno dei fatti previsti dal presente articolo che, per i mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, e’ di lieve entità, è punito con le pene della reclusione da sei mesi a quattro anni e della multa da euro 1.032 a euro 10.329.”.

Per tale motivo, non costituisce reato l’attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica destinate ad uso personale. In questo modo viene superata l’equiparazione tra coltivazione in senso tecnico-agraria e domestica, effettuata in passato sempre dalla Cassazione con la sentenza n. 28605/2008, secondo la quale era da configurare come reato qualsiasi coltivazione non autorizzata di piante dalle quali si potessero estrarre sostanze stupefacenti, anche se desinate all’autoconsumo.

CASSAZIONE PENALE, SEZIONI UNITE, SENTENZA N. 12348/2020 –

LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA

Concludendo non è punibile chi coltiva cannabis in casa per uso personale qualora, l’esiguità del numero di piantine e prodotto e i mezzi usati, consentano di escludere lo spaccio. E’ quanto hanno deciso le Sezioni Unite Penali della Cassazione con la sentenza del 16 aprile 2020, n. 12348. Devono ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore.

Cucinare con il CBD

Aggiungere il CBD alla cucina è un ottimo modo per integrare le sue proprietà curative nella routine quotidiana.

Con l’aumentare della popolarità dei nuovi prodotti al CBD, probabilmente inizierai a vederli aggiunti a una varietà di cibi e bevande come caffè, cioccolatini, biscotti e caramelle, gelato e infusi.

Una recente sperimentazione clinica ha rivelato che quando il CBD viene assunto con un pasto ricco di grassi, la sua biodisponibilità aumenta di circa quattro o cinque volte, significa che la percentuale di CBD assorbita nei tessuti bersaglio aumenta considerevolmente se assunta con il cibo.

L’ECS, il nostro sistema endocannabinoide, svolge un ruolo essenziale nel mantenimento dell’omeostasi; in sostanza, il suo compito è quello di monitorare continuamente le condizioni interne del corpo, mantenendolo in uno stato di equilibrio. Questo sistema è costituito da recettori noti come CB1 e CB2 (presenti in tutto il corpo) negli organi, nel cervello, nel tessuto connettivo, nelle ghiandole e nelle cellule immunitarie.

Uno degli strumenti più potenti per combattere l’infiammazione è il cibo.

Una dieta antinfiammatoria composta da grassi sani come olio d’oliva, frutti di bosco, verdure a foglia verde e pesce grasso, può aiutare a combattere l’infiammazione e il dolore alle articolazioni.

Ad esempio, il semplice fatto di assumere il CBD insieme al tuo cibo preferito, un’ora dopo un evento stressante, può dare effetti calmanti a lunga durata, riducendo eventuali aumenti della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, e migliorando la resistenza generale allo stress.

Naturalmente, se vuoi aggiungere il CBD al tuo cibo, devi assicurarti di utilizzare un prodotto di prima scelta e alta qualità.

 

 

 

IL CBD PUò ESSERE AGGIUNTO IN TUTTE LE RICETTE, DALLA COLAZIONE, ALLA CENA O ANCHE NEI COCKTAIL. 

 

Il CBD è liposolubile, perciò risulta estremamente semplice da aggiungere in una grande varietà di ricette in cui sono richiesti ingredienti grassi, come burro o olio di cocco. Il cannabinoide può essere aggiunto ai piatti salati sotto forma di condimento, salsa e marinature. Ma può essere anche usato per arricchire i dolci, come i brownie, le torte e persino le bevande, come affogati al caffè e cocktail.

Per i consumatori di cannabis, indipendentemente dall’uso che si decide di farne, ci sono alcune linee guida da seguire per evitare di sprecare parte di questo prezioso ingrediente.

Secondo un diffuso malinteso, la cannabis cruda è psicoattiva. I cannabinoidi della marijuana “fresca” non sono presenti nella loro forma attiva.

Sia il THC che il CBD contenuti nella cannabis sono presenti nella loro forma acida, ovvero come THCA e CBDA. Per convertire entrambe queste molecole in THC e CBD è necessario un processo chiamato decarbossilazione.

Questo processo consiste nel riscaldare la cannabis ad una certa temperatura al fine di rimuovere un gruppo carbossile dalla molecola. Pertanto, cospargere una cima di marijuana fresca sopra un’insalata o mescolarla in una bevanda non farà altro che apportare una quantità di CBDA al consumatore. Quando invece l’obiettivo è assumere il CBD.

Il problema non si pone per la maggior parte dei fumatori di cannabis, dal momento che la combustione attiva automaticamente il processo di decarbossilazione. La temperatura di alcuni piatti caldi può essere sufficiente per decarbossilare le infiorescenze crude.

Ma è sempre meglio eseguire la procedura in maniera corretta prima di utilizzare la cannabis in cucina, per essere sicuri di aver attivato correttamente tutti i cannabinoidi. Per farlo, è sufficiente macinare le infiorescenze crude, posizionarle su una teglia o su un foglio di carta da forno e cuocere in forno a 110–120° per un’ora.

 

. CBD e caffeina a colazione:

Di questi tempi mescolare CBD e caffè o tè, è una vera tendenza nel mondo CBD. Puoi anche comprare chicchi di caffè pre-miscelati con CBD.

Gli effetti rilassanti del CBD aiutano a ridurre gli effetti collaterali indesiderati come l’ansia e il nervosismo del consumo di caffeina. In aggiunta, si dice anche che il CBD aumenti la prontezza indotta dal caffè e prolunghi gli effetti di entrambe le sostanze: è un’unione galattica.

Ci sono moltissime ragioni per cui potresti voler iniziare a mescolare il CBD con il caffè mattutino o con qualsiasi caffè successivo.

La caffeina nel caffè (e in altre fonti di caffeina) risulta agire sinergicamente insieme al CBD. Se assunte insieme, entrambe le sostanze forniscono un livello di produttività maggiore aumentando l’attenzione e la concentrazione. Inoltre, rallentano la metabolizzazione l’uno dell’altro, il che permette a entrambi di circolare per tempi più lunghi.

Infine, il CBD neutralizza direttamente molti degli effetti collaterali più frustranti della caffeina, come episodi di ansia, agitazione, tremori e crampi muscolari.

 

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. CBD in olio e/o burro:

Esistono tantissime preparazioni di estratto di CBD in olio, ma è possibile prepararsi il propio olio al CBD, grazie al quale si possono condire tantissimi piatti.

Successiva alla decarbossilizzazione delle inflorescenze di Cannabis light, occorre far sobbollire, nell’olio che più vi piace, i fiori tritati per una mezzoretta, lasciare raffreddare, filtrare e il gioco è fatto. Si conserva in frigo in un vasetto di vetro e si deve mescolare bene ogni volta prima del suo utilizzo in modo da amalgamare bene le sostanze. Può essere usato per condire sia piatti caldi che piatti freddi.

Un modo semplice e funzionale per utilizzare l’estratto di CBD è adoperarlo per preparare il burro. Può anche essere preparato dalle inflorescenze nella stessa modalità precedentemente descritta per l’olio.

Il burro ha finalmente guadagnato la reputazione di alimento sano, dopo essere stato ritenuto il killer della linea per molti anni, e può essere usato per la preparazione di molte altre pietanze. Vero che l’alternativa vegetale è più leggera e facile da assumere, ma è giusto lasciare a tutti la libertà di scegliere ciò che più gli aggrada.

L’olio di CBD può essere aggiunto a questo grasso, ed è uno dei modi per aumentare i benefici.

Il procedimento è molto semplice. Bisogna spezzettare il burro in una casseruola, aggiungere l’olio di CBD e circa 1 litro di acqua. Dopo bisogna far cuocere a fuoco basso per circa un paio di ore. Mescolando di tanto in tanto. Quando l’acqua sarà evaporata bisogna trasferire il composto in un recipiente e lasciare raffreddare.

Il burro al CBD può essere conservato in frigorifero e utilizzato per la preparazione di dolci e biscotti. Per condire piatti di carne o verdura o per ungere una fetta di pane tostato come merenda.

 

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. Fiori di CBD come tisane o in infusi:

Possiamo assumere il CBD attraverso una tisana, un buon modo per rilassarci attraverso una bevanda calda e rilassante.

Abbiamo provato per voi una tisana 100% canapa, di origine biologica e con un livello di CBD che arriva al 7%.

È molto importante acquistare una canapa di origine 100% naturale e biologica, perchè questa pianta ha la caratteristica botanica di fitodepurare il terreno in cui cresce, assorbendo di fatto i metalli pesanti e gli agenti inquinanti presenti. Se la nostra canapa non viene coltivata su terreni puliti e biologici, rischiamo di assimilare attraverso l’uso delle sostanze chimiche anche pericolose.

Occorre saper preparare al meglio una tisana o un infuso cn CBD, poiché gli effetti saranno percepiti solo successivamente all’attivazione del principio attivo CBDA. Molte persone rimangono deluse dalla preparazione della tisana: gli effetti sono leggeri, su alcuni soggetti quasi nulli.

Questo accade perchè spesso non si prepara la tisana nella giusta maniera: i cannabinoidi presenti nella canapa hanno bisogno, per essere attivati, di essere sottoposti ad un processo chimico detto decarbossilazione.

Questo processo attiva di fatto i cannabinoidi rendendoli assimilabili dal nostro organismo. Senza questa fase, gli effetti sono pressochè nulli. Ci sono due modalità per decarbossilare la nostra canapa: arrivare a temperature superiori a quelle di ebollizione (130 gradi centigradi), oppure aggiungere un grasso (come il latte di mucca o latte di soia come alternativa vegana). I cannabinoidi sono infatti liposolubili, quindi si attivano in presenza di un grasso.

Essendo impossibile aumentare la temperatura nella preparazione della tisana, possiamo aumentare i tempi di ebollizione e aggiungere un elemento grasso.

 

 

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. CRISTALLI di CBD con tutto:

Usando i cristalli di CBD non dovrete più perdere tempo ad estrarre il cannabinoide dalla pianta. Infatti in questo caso il lavoro è già stato fatto, e i cristalli di CBD puri al 99% possono essere aggiunti facilmente a vari prodotti. I cristalli sono una forma purificata e cristallizzata di estratto di canapa con oltre il 99% di contenuto di cannabidiolo, con l’obiettivo di dare al prodotto il sapore caratteristico di un estratto di Cannabis.

I cristalli di CBD o isolati di CBD sono considerati la forma più pura del cannabidiolo naturale ottenuto utilizzando metodi di estrazione moderni.  Il CBD isolato è un’opzione ancora più semplice e precisa.

I cristalli di CBD possono essere facilmente aggiunti in qualsiasi piatto o bevanda. Essi trovano infatti impiego in cucina, nella preparazione di caramelle, brownie, torte e zuppe al CBD. I cristalli possono essere usati per realizzare e-liquid fatti in casa, combinandoli con una base di glicerina. Possono essere anche cosparsi in modo artistico su torte e brownie, come un velo di granella croccante, oppure in affogati al caffè da mescolare come zucchero, meglio se sciolti prima in ingredienti grassi, come olio, burro o latte.

Sono perfetti nella preparazione di frullati, concentrati, estratti o anche cocktail analcolici o alcolici. In America sono diffusissime bevande energizzanti con estartto di CBD puro e molti bar si sbizzarriscono nella creazione di cocktail particolari che possano combinare al meglio il sapore intenso della cannabis.

Inoltre, i cristalli di CBD sono assolutamente privi di THC. Molti prodotti contenenti CBD contengono una certa quantità di cannabinoide psicoattivo, seppur minima. I cristalli di CBD non contengono THC, pertanto sono particolarmente adatti a coloro che desiderano assumere il CBD, ma temono che le tracce di THC possano essere rilevate dai test antidroga.

Le possibilità sono infinite e sono limitate solo dalla tua immaginazione.

 

 

 

 

ERBA in CUCINA: POT-Cake

EDIBILITà DELLA CANNABIS:

Un dolce a base di marijuana è sicuramente uno dei modi più divertenti e gustosi per godere delle numerose qualità e benefici della pianta di cannabis light.

Si tratta, indubbiamente, di una delle modalità di assunzione più lente, in quanto per assorbire la marijuana light (e non) l’apparato digerente può impiegare dalla mezz’ora alle due ore.

La cannabis passa dallo stomaco per poi essere filtrata nel fegato e, solo alla fine di questo processo, i suoi principi attivi entrano in circolo nel sangue.

La biodisponibilità dei cannabinoidi contenuti in un alimento, invece, si suppone essere prossima al 100%, motivo per cui gli effetti sono esponenzialmente moltiplicati in intensità e si consiglia generalmente cautela nei dosaggi.

Infatti la permanenza maggiore dei cannabinoidi nel sangue, unita a una loro maggiore disponibilità, condannano il consumatore ad avvertire gli effetti per svariate ore.

I cannabinoidi sono sostanze idrofobe, ovvero non solubili in acqua. Per la preparazione di composti alimentari (snacks e torte), dunque, è necessario che la cannabis rilasci i propri metaboliti in sostanze lipidiche: olio e burro.

DECARBOSSILARE è UN PASSAGGIO FONDAMENTALE:

Per questo processo, fondamentale per garantire l’attivazione dei principi attivi, dovrete preriscaldare il forno a 110°C, tritare in modo fine e uniforme la vostra cannabis, stenderla su una teglia foderata di carta da forno e infornare per circa 45 minuti. Con questo riscaldamento della cannabis avete ottenuto l’attivazione dei preziosi cannabinoidi.

erba in cucina - edibilità della canapa

INGREDIENTI:

200 ml di olio di Cocco

4 g di Cannabis tritata

100 ml di Latte vegetale

3 Uova

200 g di Zucchero di Canna

120 g di Farina integrale

120 g di Farina di tipo 0

120 g di Cacao amaro in polvere

1/2 bustina di Lievito per dolci vanigliato

160 g di Gocce di cioccolato

60 g di Granella di noci o mandorle 

STRUMENTI DA LAVORO:

Pentolino, grinder, frullatore a immersione, 2 ciotole, setaccino, una teglia da forno, preferibilmente una terrina 30x20cm circa e carta forno.

PROCEDIMENTO:

. Come primo passaggio dobbiamo tritare non troppo finemente la cannabis e metterla in un pentolino aggiungendo l’olio di cocco e metà dosaggio del latte vegetale, dopodiché si deve lasciare sobbollire il tutto per 30/45 minuti abbondanti, in modo tale che l’erba rilasci tutti sui oli e profumi.

. Spegniamo il fuoco e lasciamo raffreddare aggiungendo la metà restante del latte vegetale, a tempo debito prescolare il forno a 180° modalità STATICO. Ora prendiamo il frullatore a immersione e frulliamo tutto cercando di ottenere un bel mix verdognolo.

. In una ciotola versare lo zucchero e le uova e montare il più possibile al fine di ottenere una crema spumosa, simile allo zabaione.

. Mettiamo nell’altra ciotola tutti gli elementi secchi, farine, cacao e lievito per dolci, setacciandoli di volta in volta e infine mescolarli uniformemente evitando cosi la creazione di astiosi grumi.

. Ora è il momento di unire le parti liquide, con lo sbattitore elettrico a bassa velocità andiamo a amalgamare bene i due composti, al fine di creare una crema piuttosto liquida.

. Dopodiché andremo ad aggiungere un poco alla volta il composto secco per far si che tutto si unisca perfettamente. Il risultato dovrà essere una impasto cremoso ma non troppo liquido.

. A questo punto uniamo le gocce di cioccolato e mescoliamo con cura con un cucchiaio facendo dei movimenti lenti e cercando di non smontare il composto.

. Prendiamo la teglia dal bordo un pò alto, ci stendiamo un foglio di carta forno e adagiamo l’impasto spianandolo, donandogli una superficie regolare. Infine aggiungere sopra la granella di noci o mandorle e infornare, lasciando cuocere per 30 minuti circa.

ATTENZIONE A NON CUOCERE TROPPO, il risultato sarà diverso.

. A fine cottura lasciare raffreddare, tagliare e servire a piacimento con una spolverata di zucchero a velo o una salsina di accompagnamento, e ovviamente GODETEVI tutti i benefici di questa ricetta, dal gusto alla pace interiore.

erba in cucina - edibilità della canapa

CBD E LAVORO – RISULTA NEI TEST ANTIDROGA?

cbd e lavoro: risulta nei test antidroga?

Una delle domande più frequenti tra gli utilizzatori di cannabis light riguarda i livelli di THC contenuti nella marijuana legale e la durata della permanenza del THC nelle urine e nel sangue. Un’altro quesito che i consumatori si pongono è se il CBD risulta nelle analisi che vengono effettuate per la patente o sul lavoro. C’è davvero da preoccuparsi o si tratta di timori privi di fondamento?

Specifichiamo innanzi tutto che la sostanza “incriminata” è il THC, l’unica rilevabile mediante i test antidroga e soggetta a penalizzazione.

Quali sono i tipi di lavoro sottoposti ai test antidroga?

I controlli antidroga sul lavoro coinvolgono soprattutto gli addetti al trasporto e i lavoratori le cui mansioni comportano rischi particolari in tema di sicurezza. Ecco di seguito una lista dei tipi di lavoro soggetti ai test antidroga:

  • I conducenti di veicoli per i quali è richiesta la patente di guida
  • Gli addetti alle macchine impiegate per la movimentazione merci (muletti e simili)
  • Il personale addetto alla lavorazione e alla produzione di materiali o sostanze pericolose
  • Gli infermieri e il personale sanitario impiegato negli ambulatori privati.

Nel caso in cui i risultati fossero positivi, il lavoratore dovrà ritenersi temporaneamente inidoneo al servizio e quindi sospeso dalle sue mansioni. Tuttavia, l’esito positivo dei test antidroga non comporta la risoluzione del rapporto di lavoro: l’azienda, se lo ritiene opportuno, può scegliere di assegnare un incarico diverso al lavoratore.

la cannabis light con cbd risulta nelle analisi delle urine?

Gli esami per la ricerca di THC

Purtroppo anche la cannabis legale può esporre a dei rischi perché, sebbene il livello di THC sia relativamente basso, il suo accumulo nel corpo varia moltissimo a causa di fattori personali, come per esempio il metabolismo e il sistema di escrezione.

Il test svolto con più frequenza sul luogo di lavoro per la ricerca di tracce di sostanze stupefacenti è l’esame delle urine, un esame di laboratorio che può rilevare nel campione raccolto la presenza di tracce di THC-COOH, ovvero un catabolita (sostanza di scarto) del THC che permane nel corpo anche diverse settimane dopo l’assunzione di cannabis. Questa sostanza non è psicoattiva e quindi la sua presenza dice solo che in un passato non ben definito la persona ha introdotto nel proprio corpo THC.

A un’eventuale positività la politica aziendale spesso suggerisce un secondo controllo, ovvero gli esami del sangue che sono quelli più attendibili nel rivelare un uso recente di cannabis con accumulo di THC.

CBD E LAVORO - RISULTA NEI TEST ANTIDROGA?

Il CBD risulta nelle analisi delle urine?

Ha conseguenze legali?

Il CBD non è una sostanza psicotropa (non altera le normali capacità psichiche e fisiche della persona) e, come indicato dalla legge sulla cannabis light, non è in alcun modo vietata. Come anticipato, la presenza di CBD si accompagna spesso con un contenuto minimo di THC, uno dei cannabinoidi più importanti della canapa sativa. Il tetraidrocannabinolo è l’unico protagonista dei test antidroga ed è anche il solo elemento sottoposto a regolamentazione dalla legge italiana.

Per effetto delle recenti disposizioni relative ai prodotti contenti CBD, il contenuto di THC non può superare la soglia dello 0,2% (con una tolleranza massima pari allo 0,6%). Ciò vuol dire che la presenza di valori simili negli esami delle urine o del sangue non sono perseguibili per legge. Tuttavia, un consumo particolarmente elevato e, soprattutto, costante nel tempo, oppure una marcata predisposizione all’accumulo di metaboliti da parte dell’utilizzatore, potrebbero variare l’esito dei controlli.

Per tale motivo, nonostante la cannabis light contenga livelli bassissimi di THC, il consiglio è di essere prudenti e valutare anzitempo l’uso di prodotti legali a base di CBD. In ogni caso, chi ne fa un uso sporadico non dovrà temere alcunché.

Come qualsiasi altra cosa, infatti, canapa legale e derivati andrebbero consumati con parsimonia.

Il CBD non ha alcun effetto psicotropo, ma vanta interessanti proprietà distensive e antinfiammatorie. Inoltre alcuni estratti di CBD puro non contengono alcuna percentuale di THC. Il consumatore può quindi stare tranquillo. CBD E LAVORO - RISULTA NEI TEST ANTIDROGA?

Se il soggetto consuma cannabinoidi non psicoattivi come la cannabis light i test delle urine e del sangue dovrebbero di norma avere esito negativo, ma un consumo molto sostenuto e continuo nel tempo o una predisposizione all’accumulo di cannabinoidi potrebbero variare l’esito in modo infausto per il lavoratore sottoposto a controlli.

Per questo motivo anche se la cannabis light contiene livelli bassi di THC vi consigliamo di essere prudenti e valutare il fatto che, ad un eventuale controllo antidroga, potreste risultare comunque positivi alla ricerca di THC sia negli esami delle urine che in quelli del sangue.

La scienza conduce studi sempre più approfonditi:

Dopo essere risultati positivi ad un primo test antidroga, il campione viene solitamente inviato ad un laboratorio per una seconda analisi di conferma, attraverso un processo chiamato gascromatografia-spettrometria di massa (con la sigla GC-MS). Una volta sottoposto il campione a questo tipo di processo, le analisi non avranno alcun problema a discernere il THC dal CBD.

Tuttavia, il principale problema nell’usare un prodotto a base di CBD prima di passare un test antidroga è che non si può mai essere sicuri dei risultati, a meno che non si abbia totale fiducia nella fonte d’approvvigionamento.

Usando un olio di CBD fatto in casa, puro al 100%, difficilmente riuscirete a superare un test antidroga. Il processo d’estrazione del CBD non può essere realizzato nella cucina di casa vostra. Per cui, se volete assicurarvi di consumare un CBD puro e non contaminato, dovrete procurarvelo da una fonte affidabile.

Di per sé, i test antidroga non sono il vero problema; ciò che invece dovrebbe preoccupare è la fonte da cui proviene il CBD.

CBD E LAVORO - RISULTA NEI TEST ANTIDROGA?

In conclusione: scegli sempre prodotti certificati e di qualità!

A oggi, nel nostro paese, le leggi sono ancora poco definite, vista e considerata la “novità” della materia.

Per il momento si può affermare che, per i consumatori di prodotti con CBD, la semplice positività al test non è da considerarsi come indice di colpevolezza.

L’importante è consumare sempre e solo prodotti certificati nel corso di una filiera controllata in ogni sua fase e seguire l’evoluzione, sempre più interessante e promettente, della ricerca scientifica sui principi attivi della pianta di canapa.

Se vuoi un’alternativa senza rischi scegli il nostro olio CBD Broad Spectrum che è completamente privo di THC (ma ricco di tutte le altre componenti contenute naturalmente nella pianta di canapa) e quindi non ha controindicazioni o effetti psicoattivi e non viene rilevato nelle analisi del sangue!