Skip to content

L’ordine delle suore della cannabis

L’ordine delle suore della cannabis

 

Le chiamano “weed nouns”, ma il loro vero nome è “Sisters of the Valley”, le sorelle della valle. Non appartengono a un ordine religioso tradizionale, ma si sono riunite insieme con la missione di guarire il mondo.

Rispettano la Madre Terra e condividono i suoi doni con gli altri. Lavorano insieme, pregano insieme, indossano il velo e producono oli, balsami e unguenti a base di CBD.

Solo nel primo anno sono riuscite a fatturare $ 60.000. Nel 2017 hanno superato il milione. A oggi sono super seguite sui social e continuano imperterrite a fornire un servizio eccezionale!

 

 

Ecco le “Sisters of the valley”, le suore hippie che coltivano cannabis in California

 

Christine Meeusen non è la solita suora. Negli ultimi sei anni, ora si fa chiamare sorella Kate, ha coltivato cannabis su un appezzamento di terreno di un acro a Merced, in California.

La cannabis non è solo un raccolto per Suor Kate, ma un mezzo per fare del bene. Vuole stabilire una religione new age incentrata sulla guarigione con medicine a base vegetale prodotte in modo sostenibile e sollevare le donne dalla povertà.

La sorella ha fondato la sua sorellanza, Sisters of the Valley, nel 2015 dopo una serie di eventi che le cambiano la vita. In primo luogo, ha attraversato quello che dice sia stato un divorzio devastante nel 2008 che l’ha lasciata senza un soldo e per un breve periodo senza casa come madre single che ha cresciuto tre figli. Ha iniziato a coltivare cibo e cannabis nel suo cortile per diventare autosufficiente.

 

. Nel 2014, ha deciso di produrre tinture e unguenti a base di cannabis per mantenersi. Allo stesso tempo, ha iniziato a partecipare alle proteste del movimento Occupy, indossando un costume da suora.

. Poi, nel 2016, la sorella Kate ha iniziato a coltivare cannabis e a produrre prodotti usando il cannabidiolo, o CBD, come oli e tè nella sua fattoria, sottoscrivendo un codice di valori che, secondo lei, è vagamente basato sugli ordini religiosi delle Beghine del Medioevo. Le Beguine furono uno dei primi esempi di femminismo. Le beghine non rispettavano le regole del tempo che richiedevano alle donne di vivere sotto la tutela di un uomo. Non erano vincolate da voti permanenti come le suore cattoliche, in quanto non facevano parte della Chiesa cattolica. Le donne potevano entrare nel loro ordine con i bambini e andarsene se volevano sposarsi. Vivevano tutti insieme per l’autosufficienza economica e si dedicavano a Dio e ad atti di buon servizio.

 

L’ordine delle suore della cannabis è sinonimo di unione e amore incondizionato.

 

 

“Stiamo camminando e marciando in un mondo in cui avremo suore che diserbano l’erba in ogni provincia del pianeta e in ogni contea e provincia del mondo”, dice suor Kate. “Quando le persone ci vedranno nei nostri veli sapranno cosa rappresentiamo proprio come fanno [quando] un pompiere [è] nella sua uniforme.”

Attualmente, 25 sorelle e cinque fratelli fanno parte di Sisters of the Valley in tutto il mondo, vendendo i loro prodotti in luoghi come la Nuova Zelanda, il Messico, la Danimarca e il Brasile. Per far parte della sorellanza, sorelle e fratelli devono generare entrate dai prodotti. Sono previsti anche circa due anni di formazione, che prevede la partecipazione a un programma di borse di studio, la risposta a un sondaggio di approfondimento e la lettura di una copia del Libro delle Nuove Beghine. Diverse sorelle e fratelli sono coinvolti in vari sforzi di difesa dei diritti delle donne e della legalizzazione della cannabis nelle loro comunità, in modo che possano stabilire le proprie fattorie invece di importare dal raccolto di suor Kate.

. Mentre il COVID-19 ha intaccato le vendite della sorellanza, Sister Kate è fiduciosa che il suo esercito di suore new age possa affrontare la tempesta e uscire come un business migliore quando la pandemia sarà finita. Oltre ad espandere la sua sorellanza, dice che le piacerebbe iniziare a coltivare funghi medicinali e alcuni tipi di radici. Sogna anche di creare una hotline di soccorso per le donne che affrontano senzatetto, abusi o qualsiasi altro tipo di crisi. L’idea è che alla fine le Sisters of the Valley possano fornire anche una serie di servizi sociali.

“Siamo piccole in questo momento, ma abbiamo grandi sogni… Se qualcuno fosse venuto e si fosse preso cura di me, avrebbe fatto una grande differenza per me e per le molte donne che sperimentano l’essere buttate via «donne», dice suor Kate. “Quando dai a una donna una qualità di vita migliore, portano con sé gli uomini. Le donne non lasciano indietro gli uomini come una società patriarcale lascia indietro le donne. Semplicemente non accadrà”.

 

CBD in Gravidanza

Dubbi e vantaggi del CBD in Gravidanza

Uno dei periodi più belli ma anche più delicati della vita di una donna è sicuramente la gravidanza. Delicato perché durante i 9 mesi della gestazione, il feto, nell’utero della madre, attraversa tutti i passaggi di formazione e di sviluppo, che dipendono interamente dal corpo della madre per le sostanze nutrienti e difese immunitarie. Ed è per questo che insieme ai farmaci, sono sconsigliate anche sostanze come alcol, tabacco e droghe che possono causare problemi nel processo di sviluppo del bambino.

Dunque, fumare marjuana non legale in gravidanza può comportare danni irreversibili al sistema nervoso centrale del bambino, perché il principale ingrediente psicoattivo, il THC, può passare attraverso la placenta, raggiungendo il feto nel suo flusso sanguigno.

 

Cannabis light e gravidanza: quali sono i benefici

Durante i nove mesi della gravidanza, spesso non è facile trovare sollievo da alcuni disturbi fisici e psichiciquali acidità di stomaco, nausea, vomito, dolori articolari, ansia e stress. Tuttavia, nonostante molte future mamme soffrano di questi “inconvenienti” della gestazione, la somministrazione di farmaci (anche di uso comune) per curarli viene caldamente sconsigliata. Oggi, molti studi avvalorano la possibilità di ricorrere a un rimedio tutto naturale per risolvere tali problematiche: la cannabis light.

 

Disturbi del sistema digerente in gravidanza. Nausee e vomito

Molte donne, soprattutto nel primo trimestre dal concepimento, sono affette da un senso di disgusto continuo che spesso può portare ad acidità di stomaco, cattiva digestione, nausee mattutine e vomito. Si tratta di disturbi molto diffusi che possono presentarsi in maniera lieve e transitoria, oppure evolversi in forme gravi e persistenti, tali da portare addirittura a malnutrizione della madre e quindi anche del feto.

Ad esempio, nel caso dell’iperemesi gravidica, una forma acuta e incontrollabile di nausee e vomito, si possono presentare disidratazione progressiva, rapida perdita di peso, infossamento degli occhi, diminuzione della quantità di urine emesse, chetosi, anomalie del quadro elettrolitico e carenze nutritive. In Italia, questo disturbo colpisce ben tre donne incinte su quattro nel primo trimestre di gravidanza, ma attualmente il protocollo farmacologico per contrastarla non è privo di controindicazioni e a volte del tutto inefficace.

 

Come può aiutare la cannabis light in caso di vomito e nausea gravidica?

La cannabis light può diventare un valido aiuto in caso di acidità di stomaco, nausee e vomito in gravidanza, anche nelle forme più serie.

In alcuni Paesi dove le terapie a base di cannabis sono ampiamente validate e sfruttate, la cannabis terapeutica è attualmente prescritta dai ginecologi per il suo effetto di antiemetico naturale, stimolatore dell’appetito, rilassante e analgesico.

Agendo prevalentemente sul sistema endocannabinoide, composto da una rete di recettori distribuiti nelle cellule di tutto il corpo, la cannabis light stimola importantissimi processi fisiologici di tipo antinfiammatorio e miorilassante.

Se il sistema digerente non è più infiammato, lo stimolo della nausea cala in modo repentino e ritorna l’appetito per la madre che introduce nuovamente e senza più problemi tutti gli elementi essenziali per garantire la propria salute e quella del proprio bambino.

 

Dolori in gravidanza e cannabis light

Le donne in “stato interessante” possono ritrovarsi ad affrontare anche altri sintomi spiacevoli, come dolori cronici di tipo muscolare e/o osteoarticolare. È noto che la cannabis light sia in grado di alleviare, almeno parzialmente, queste condizioni: il cannabidiolo (CBD) è, infatti, in grado di rilassare l’apparto muscolare, tanto che alcuni studi sostengono che potrebbe essere utile anche in caso di contrazioni.

Ad esempio, chi soffre di dolori muscolari può cospargere un balsamo, una crema o una lozione cutanea a base di olio di CBD al 100% direttamente sull’area interessata, anche in caso di emicrania. In questo senso, è opportuno ricordare che tutti i prodotti realizzati con canapa biologica offrono la garanzia dell’assoluta assenza di THC.

 

Alleviare ansia e stress in gravidanza con la cannabis light

Il periodo dell’attesa per una futura mamma può essere fonte di preoccupazione e quindi di ansia e stress. In gravidanza, ridurre gli stati d’ansia o depressione, lo stress, l’insonnia è possibile, anche senza dover necessariamente ricorrere a terapie farmacologiche. Un valido aiuto può senza dubbio essere rappresentato da prodotti a base di cannabis light come l‘assunzione di capsule, gocce, olio o tè di CBD.

Ovviamente, la combustione è un metodo di assunzione della cannabis assolutamente sconsigliato, soprattutto alle donne incinte, ma da molteplici studi clinici emerge che può eventualmente essere sostituito da vaporizzazioni o ingestione tramite cibo o estratti. In ogni caso, prima di qualsiasi assunzione è necessario consultare uno specialista.

 

Le possibili controindicazioni all’uso di cannabis in gravidanza

La ricerca non si è espressa definitivamente su questo argomento così delicato, nonostante ci siano diversi studi all’attivo che ipotizzano un livello di controindicazioni per lo sviluppo del feto che parrebbe sfiorare lo 0%.

L’uso di CBD nelle donne in gravidanza, secondo gli studi scientifici più recenti, non è connesso all’insorgenza di patologie, malformazioni o deficit di crescita del feto: i bambini nati da madri che, sotto controllo medico hanno assunto cannabis, non sono risultati diversi dagli altri bambini nati da madri che non erano state sottoposte a trattamenti di questo tipo.

La cannabis light sembra dunque rappresentare un’alternativa sicura per le donne in gravidanza che necessitano di un aiuto contro tutti quei disturbi strettamente legati a questo periodo tanto importante della vita.

. Dubbi e vantaggi del CBD in Gravidanza .

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

Cos’è il CBG o Cannabigerolo?

 

Cannabis Terapeutica – Il futuro è nel CBG

Chi conosce un minimo la cannabis sa che contiene oltre cento molecole, ognuna delle quali ha specifiche proprietà, molte ancora necessitano ancora di studi approfonditi.

I composti, però che sono ben conosciuti e studiati sono il Cannabidiolo (CBD) non psicoattivo, il Tetraidrocannabinolo (THC) e recentemente agli onori della ribalta proprio il Cannabigerolo (CBG). Quest’ultimo sembra poter avere un notevole potenziale terapeutico.

Il cannabigerolo o CBG è un fitocannabinoide non psicoattivo naturalmente presente in piccole quantità nella pianta di canapa.

 

Cos’è il CBG, il cannabinoide madre

Il CBG (scoperto per la prima volta nel 1964 dallo scienziato Y.Gaoni, deriva dall’acido cannabigerolico (CBGa) che è il primo cannabinoide prodotto nella pianta di canapa, da cui a loro volta attraverso un processo enzimatico si formano i tre principali acidi che si trovano nella pianta ovvero: THCA, CBDA e CBCA e da cui poi tramite decarbossilazione si ottengono THC e CBD e CBC.

Dunque, ecco perchè il CBG viene definito la madre di tutti i cannabinoidi. In ogni caso è stato rilevato che il CBG è presente in particolari concetrazioni in alcuni tipi di cannabis Sativa L., quelle più fibrose che solitamente sono povere di THC e hanno invece maggior concetrazioni di altri cannabinoidi non psicoattivi.

 

CBG e CBD differenze tra i due cannabinoidi

CBD e CBG sono due cannabinoidi presenti in quantità differenti nella pianta di canapa e sono due composti diversi tra loro, hanno caratteristiche simili quando si parla di alcuni effetti, infatti sembrano entrambi essere un valido aiuto contro il dolore e l’infiammazione.

Il CBG però, appare ancora più efficace del CBD per quanto riguarda il rilassamento dei muscoli, e sembra dare maggior sollievo alle contrazioni muscolari.

 

Come agisce il CBG nel nostro corpo?

Nel nostro corpo sono presenti degli endocannabinoidi (particolari lipidi bioattivi) che interagiscono attraverso il sistema endocannabinoide con i recettori CB1 e CB2, uno di questi edocannabinoidi è l’anandamide e, sembra che il CBG, in particolare, aumenti proprio la produzione di questo specifico lipide.

L’anandamide tra le altre cose svolge un’azione regolatrice del sonno, dell’appetito e della memoria, e agisce direttamente sui recettori CB1 e CB2, in particolare le ultime ricerche sembrano confermare che l’anandamide si lega ai recettori CB1, e agisca come blocco alla proliferazione delle cellule che si verifica nell’organismo quando vi è presente una patologia aggressiva.

Se quindi si riuscisse a far produrre al corpo una maggiore quantità di questo endocannabinoide, potrebbe essere un ottimo aiuto nel contrastare alcune malattie.

 

Potenzialià del CBG e i suoi effetti

Già in passato sono stati condotti alcuni studi che hanno portato a evidenziare come il CBG possa avere effetti miorilassanti ovvero, proprietà muscolo rilassanti, effetti analgesici e potenziali effetti antinfiammatori.

Sempre recentemente, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Napoli , ha evidenziato gli effetti positivi che il CBG potrebbe avere nel contrastare le patologie relative a infiammazioni dell’intestino, quindi sempre relativamente all’importanza di questo cannabinoide a livello antinfiammatorio.

Il Cannabigerolo sembra avere potenzialità benefiche nelle seguenti condizioni:

  • Malattie infiammatorie intestinali.
  • Glaucoma. A differenza del CBD che invece non sembra essere indicato per questo disturbo, il Cannabigerolo al contrario potrebbe essere efficacie per alleviare i sintomi di questa malattia.
  • Disfunzioni della vescica. Alcuni cannabinoidi sembrano influenzare le contrazioni della vescica.
  • Malattia di Huntington. Secondo uno studio del 2015 che il CBG sia un valido aiuto nel trattamento di altre condizioni neurodegenerative e in generale contribuire a un miglior funzionamento del sistema nervoso.
  • Infezioni batteriche.
  • Cancro.  il CBG potrebbe avere effetti positivi nella riduzione della crescita delle cellule cancerose e di altri tumori.
  • Perdita di appetito. Uno studio del 2016 ha suggerito che tra gli effetti positivi del CBG ci sia quello di stimolatore dell’appetito. Le sostanze chimiche che stimolano l’appetito potrebbero essere usate per aiutare coloro che hanno condizioni come l’HIV o il cancro.

Infine, possiamo aggiungere anche che un particolare molto importante è la combinazione di CBG con il CBD, infatti i due cannabinoidi insieme rafforzano l’effetto entourage, quindi se siete consumatori di CBD sicuramente un boost di CBG potrà sicuramente portare a una sinergia dei due composti.

Da Canapè potete trovare una varietà di Cannabis Light ricca di CBG, chiamata ACDC.

Cannabis light e test antidroga

Cannabis light e test antidroga

 

La cannabis light può contenere THC e dunque compromettere i risultati del drug test?

 

Come probabilmente saprai, la canapa legale dovrebbe contenere bassissime quantità di THC, precisamente meno dello 0,4%… ma non tutti i distributori la fanno analizzare per verificare con certezza questo dato.

Effettivamente la cannabis legale proviene da semi certificati, accuratamente selezionati per generare piante con THC quasi nullo, eppure anche la natura ha i suoi limiti e le percentuali di THC potrebbero risultare inaspettatamente più alte.

Se sei un estimatore di canapa light e la utilizzi regolarmente, è possibile che ti stia chiedendo se con l’assunzione di CBD i test antidroga possono risultare positivi e dunque controproducenti in caso di controlli di lavoro, sportivi e altri ancora.

Se assumi erba light non certificata potresti quindi risultare positivo al test antidroga perché oltre al CBD potrebbero esserci tracce di THC superiori allo 0,4%.

 

 

Quindi il CBD non viene rilevato nei test antidroga?

Se si tratta di CBD puro no, ma non possiamo assicurarti che non succeda se fumi cannabis legale, soprattutto se non ha percentuali di THC certificate (e, naturalmente, a norma di legge).

 

E se acquisti estratti di CBD o prodotti derivati?

Tendenzialmente, il CBD non dovrebbe risultare nei test di rilevamento, ma se non assumi cannabidiolo puro potrebbero esserci tracce di THC nel tuo organismo. Ed è proprio il THC che fa risultare positivi i drug test.

Consigliamo in questo caso di fare delle opportune valutazioni. Per non rischiare ti consigliamo di scegliere prodotti derivati dalla canapa industriale con THC a norma di legge, dunque estratti dalla canapa legale.

È importante precisare che i test antidroga cercano il THC oppure uno dei suoi principali metaboliti, il THC-COOH, rilevabile anche quando il THC non è più in circolo nel sangue ma è ormai stato trasportato nelle cellule.

I drug test danno esito positivo quando il THC e/o il THC-COOH superano una certa soglia chiamata cut-off: i valori inferiori al cut off vengono ignorati dal test, che risulta quindi negativo.

La soglia è in genere diversa in base all’esame: i test di rilevamento delle droghe sono diversi e includono l’analisi delle urine, del sangue, del capello e della saliva. Inoltre il periodo di rilevamento dipende da numerosi fattori, tra cui la quantità di assunzione, la frequenza e l’attività del tuo metabolismo. Se assumi solo cannabis light, che presenta basse percentuali di tetraidrocannabinolo, è molto probabile che il tuo metabolismo smaltisca molto velocemente sia il THC che il suo metabolita.

 

 

. Test antidroga dalle analisi delle urine:

Nell’urina, il metabolita THC-COOH deve avere una concentrazione di almeno 50 ng/ml (nanogrammi per millilitro) affinché il test risulti positivo. Di solito questo esame rileva il THC-COOH nelle urine per un periodo che va da 3 a 15 giorni dopo l’uso di marijuana.

Però se l’assunzione di THC è costante e in grandi quantità, il test delle urine potrebbe rilevare la sua presenza anche per 3 o 4 settimane dopo l’uso di marijuana.

 

. Test antidroga dalle analisi del sangue:

Il sangue è un trasportatore, dunque il THC permane per pochissimo tempo nel flusso sanguigno: il THC-COOH si rileva fino ad un massimo di una settimana dall’assunzione. Le analisi del sangue hanno un cut-off fissato a 2 ng/ml.

Per via di questa particolarità gli esami del sangue si usano come drug test solo se si ha bisogno di una risposta nell’immediato, ad esempio per verificare la guida sotto effetto di stupefacenti.

 

. Test antidroga dalle analisi salivari:

La saliva conserva tracce di THC e dei suoi metaboliti per poco tempo, da circa un’ora fino al massimo di un giorno dall’assunzione di cannabis.

Il test della saliva è quindi uno dei meno utilizzati o usato al massimo dalle Forze dell’ordine durante i controlli sui conducenti.

 

. Test antidroga dalle analisi del capello:

L’analisi del capello è il test antidroga più efficace (anche se poco utilizzato) e consente di rilevare i metaboliti del THC nei capelli per un periodo che arriva addirittura a 90 giorni. 

Tuttavia questi test sono meno pratici perché non rilevano la presenza dei residui psicoattivi di THC, ma può solo dire se la persona è una consumatrice assidua di cannabis.

Infatti una persona che entra in contatto con un consumatore di marijuana e respira fumo passivo potrebbe, teoricamente, risultare positivo ad un test tossicologico del capello.

 

 

In conclusione diciamo anche i risultati dei test antidroga sono molto soggettivi. Cioè dipendono anche dai fattori legati all’organismo come il metabolismo (più è veloce la tua attività metabolica, più breve è il tempo in cui i cannabinodi possono essere rilevati), dal tipo di test eseguito (più è sensibile il test, maggiore è il tempo in cui può rivelare la concentrazione di THC nel tuo corpo) e che frequenza assumi cannabis.

 

 

Cannabis Light – Perché meglio legalizzare

L’Europa anche in queste ultime settimane ha dato segnali inequivocabili sulla utilizzazione dei derivati della canapa, ma nel nostro Paese tira ancora un vento contrario e gelido che blocca ogni speranza per tutti quelli del settore di lavorare liberi da pensieri e timori di incappare nella ragnatela che alcuni irresponsabili tutori della legge ha tessuto. Ma la positività che sta alla base dell’idea di Green Economy spinge in molti a resistere e continuare alla lotta per la chiarezza e la legalità.

 

 

Più cannabis shop, meno mercato nero: la canapa light nuoce alla criminalità organizzata

 

È questa, in sintesi, la conclusione di uno studio condotto da tre ricercatori italiani e pubblicato sulla rivista European Economic Review, dalla ricerca, la prima di questo tipo nel nostro Paese, emerge che la legalizzazione della  cannabis leggera in Italia ha ridotto nel giro di poco più di un anno la quantità di marijuana spacciata e i relativi ricavi delle organizzazioni criminali.

I ricercatori parlano di un “effetto di sostituzione” inatteso nella domanda tra cannabis light e cannabis illegale. 

Quali sono i motivi del successo della canapa leggera?

Possono essere diversi: dal voler evitare effetti stupefacenti eccessivi, al preferire un prodotto dall’origine controllata. E, molto probabilmente, un ruolo di tutto rispetto è giocato dal non doversi rivolgere al mercato illegale per effettuare l’acquisto.

“La ricerca – spiegano gli autori – ha dimostrato come nelle province con maggiore concentrazione di rivenditori di canapa legale ci sia stata, a parità di operazioni di polizia, una riduzione delle confische di prodotti stupefacenti e una riduzione del numero di arresti per reati di droga”, e ha messo in evidenza che, nel breve arco temporale considerato, la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione di circa l’11% dei sequestri di marijuana per ogni cannabis shop.

Una percentuale che, tradotta in chili di cannabis illegale confiscata, sta a significare un calo dei sequestri di marijuana pari a 6,5 chili per ogni negozio specializzato in prodotti a base di cannabis.

Dati statici per fare chiarezza:

I risultati statistici dello studio consentono di calcolare le entrate perdute per le organizzazioni criminali.

Considerando che il numero medio di cannabis shop a livello provinciale è di circa 2,76 e che il prezzo della marijuana è stimato in 7-11 euro al grammo, le nostre stime sulle 106 province considerate implicano che le entrate perdute a causa della liberalizzazione della cannabis light corrispondano – solo per quanto concerne la marijuana, escludendo l’hashish e le piante di cannabis illegali – a circa 200 milioni di euro all’anno”.

I risultati ottenuti in termini di ricavi perduti da parte della criminalità organizzata appaiono invece interessanti se si considera che la cannabis light è un “sostituto” della cannabis illegale, poiché caratterizzata da “effetti ricreativi molto più bassi, dovuti alla percentuale minima di Thc in essa contenuta”, mentre il Thc presente nella marijuana da strada può arrivare a superare il 20%, con il noto “effetto sballo” che ne consegue.

“Questi risultati – scrivono – supportano l’argomentazione secondo cui, anche in un breve periodo di tempo e con un ottimo sostituto, la fornitura di droghe illegali da parte del crimine organizzato viene rimpiazzata dalla presenza di rivenditori ufficiali e legali”.

 

 

 

“La cannabis light potrebbe portare quasi un miliardo di euro di entrate in Italia”: le stime del MEF (Ministero dell’Economia e della Finanza).

Ci vorrebbe forse più coraggio, visto che in ormai 3 anni di utilizzo massivo da parte di diverse fasce della popolazione come professionisti, anziani e anche pazienti, non è stato registrato nemmeno un singolo problema di salute pubblica, per cambiare il paradigma e mostrare ai cittadini tutti i vantaggi che deriverebbero da questa operazione, ponendoci tra i principali produttori europei.

Parliamo di quasi un miliardo di euro: soldi che, in questa situazione economica, sarebbero ossigeno puro per gli agricoltori italiani, gli esercizi commerciali, e, appunto, lo Stato. Eppure, nonostante questo, anche l’ennesimo tentativo di regolamentare la filiera della cannabis light, per la quale manca solo la definizione dell’uso umano è saltato, per essere nuovamente riproposto.

La conclusione è che in questa situazione drammatica di emergenza sanitaria, i produttori di canapa non devono solo tenersi ben alla larga dal virus e dalle conseguenze economiche di questa pandemia, ma devono inventarsi soluzioni impossibili per commercializzare i derivati della canapa industriale che una legge (242/2016) gli avrebbe in teoria consentito di poter fare.

Cannabis Terapeutica – il CBD Migliora le Difese

“Capire ed essere consapevoli che la natura ci ha sempre offerto le soluzioni più adatte ai cambiamenti del corpo umano, sopratutto nel contrastare i fattori negativi che danneggiano le nostre cellule.”

 

COSA FARE PER PROTEGGERE IL NOSTRO SISTEMA

IMMUNITARIO IN QUESTO PERIODO CARICO DI STRESS?

 

 

 

Stress ossidativo e lavorativo, provenienti da situazioni e stili di vita difficili da gestire o accettare, sono fattori biologici da non sottovalutare, soprattutto in un periodo di cambiamenti, sia meteorologici che sociali. Questi, infatti, vanno a influenzare negativamente lo stato di salute del nostro organismo.

Mal di testa, spossatezza, irritabilità e agitazione, disturbi dell’umore e del sonno sono i sintomi più diffusi e comuni che si possono presentare in tutte le fasce d’età.

Per questo motivo, insieme a tutte le misure precauzionali ormai diventate una nostra buona abitudine (uso di gel igienizzanti, mascherine, mantenimento della distanza di sicurezza), diventa fondamentale dare forza al nostro sistema immunitario, poiché gli stati di stress che la recente pandemia ha amplificato sono responsabili di un ulteriore “carico” per il nostro organismo e per il nostro sistema immunitario.

Ognuno di noi deve essere consapevole di vivere un momento storico difficile e sfidante, dobbiamo riuscire a prenderla anche come un’opportunità di migliorarsi sapendosi adattare ai cambiamenti che ci vengono richiesti in questi tempi.

 

.   .   .

 

SISTEMA IMMUNITARIO E Sistema Endocannabinoide 

“Il sistema degli endocannabinoidi è presente praticamente in tutti gli organi, i tessuti e in quasi tutte le cellule dei mammiferi e viene alterato in quasi tutte le patologie che sono state studiate finora, almeno in modelli sperimentali”. Sono le parole del dottor Vincenzo Di Marzo, in un’intervista per “Cannabis Terapeutica”: “Si tratta di un sistema di segnali chimici di natura lipidica, derivati dagli acidi grassi, che è stato scoperto in seguito a studi sul THC”. Secondo Di Marzo, per quello che riguarda gli studi effettuati a livello pre-clinico, “su molecole naturali o sintetiche che attivano questo sistema degli endocannabinoidi, sono stati effettuati studi che hanno dato risultati positivi nel dolore, nel cancro, in malattie neurodegenerative o infiammatorie, ma anche nelle patologie legate allo stress come il PTSD o anche ansia e depressione, quindi anche malattie psichiatriche”.

 

 

Il nostro sistema immunitario è strettamente connesso con il sistema endocannabinoide, ovvero il “computer” centrale del nostro organismo responsabile della regolazione di numerosi processi fisiologici come il controllo motorio, i processi di memoria e apprendimento, la percezione del dolore e la regolazione dell’equilibrio energetico, i comportamenti come l’assunzione di cibo, la regolazione delle funzioni endocrine, la modulazione del sistema immunitario e la neuroprotezione.

Esso esprime in maniera massiccia i suoi recettori CB2 proprio a livello delle cellule immunitarie. La stimolazione di questi recettori si tramuta in un’azione ANTINFIAMMATORIA e MODULATRICE delle funzioni IMMUNITARIE.

Il cannabidiolo funge da “modulatore” del sistema endocannabinoide e risulta utile nel modulare la risposta immunitaria e i processi infiammatori che, se cronici, sono alla base dello sviluppo di numerose patologie.
Inoltre, svolge un’effetto ansiolitico, utile in caso di disturbi d’ansia e disordini da stress post-traumatico, favorisce il mantenimento di un umore equilibrato e contrasta gli stati di stress che quotidianamente ci troviamo a dover affrontare.

 

Inoltre, la cannabis potrebbe essere lo strumento del futuro per superare la resistenza agli antibiotici, un problema che l’OMS ha definito come una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo. I motivi sono diversi: può colpire chiunque, di qualsiasi età, in qualsiasi paese; si verifica naturalmente, anche se l’uso improprio di antibiotici negli esseri umani e negli animali sta accelerando il processo; c’è numero crescente di infezioni – come la polmonite, la tubercolosi, la gonorrea, la salmonellosi, ecc. – che stanno diventando sempre più difficili da trattare, poiché gli antibiotici diventano meno efficaci; e infine il fatto che la resistenza agli antibiotici porta a lunghe degenze ospedaliere, a costi medici più elevati e a un aumento della mortalità.

Nel futuro un aiuto per ovviare a questo problema, potrebbe arrivare proprio dalla cannabis. Oggi sono ormai diversi gli studi scientifici che hanno identificato proprietà antibiotiche in diversi componenti della pianta di cannabis e li stanno studiando per le applicazioni cliniche di domani.

 

 

Numerose sono, anche, le ricerche che in questi ultimi periodi stanno evolvendo nel dimostrare come alcune delle principali molecole della cannabis terapeutica possano contrastare le infezioni virali, come l’infezione da Sars-Cov-2. Per questo motivo, la comunità scientifica è impegnata nello sforzo di trovare rimedi anti-Covid efficaci, soprattutto la “comunità” della Cannabis si è mossa sin dall’inizio in questo senso e i risultati ottenuti sembrano fino ad ora promettenti.

 

.   .   .

ERBA in CUCINA: CANNACookies

EDIBILITà DELLA CANNABIS:

Un dolce a base di marijuana è sicuramente uno dei modi più divertenti e gustosi per godere delle numerose qualità e benefici della pianta di cannabis light.

Si tratta, indubbiamente, di una delle modalità di assunzione più lente, in quanto per assorbire la marijuana, l’apparato digerente può impiegare dalla mezz’ora alle due ore.

La cannabis passa dallo stomaco per poi essere filtrata nel fegato e, solo alla fine di questo processo, i suoi principi attivi entrano in circolo nel sangue.

La biodisponibilità dei cannabinoidi contenuti in un alimento, invece, si suppone essere prossima al 100%, motivo per cui gli effetti sono esponenzialmente moltiplicati in intensità e si consiglia generalmente cautela nei dosaggi.

Infatti la permanenza maggiore dei cannabinoidi nel sangue, unita a una loro maggiore disponibilità, porteranno il consumatore ad avvertire gli effetti per svariate ore.

I cannabinoidi sono sostanze idrofobe, ovvero non solubili in acqua. Per la preparazione di composti alimentari (snacks e torte), dunque, è necessario che la cannabis rilasci i propri metaboliti in sostanze lipidiche: olio e burro.

 

DECARBOSSILARE è UN PASSAGGIO FONDAMENTALE:

Per questo processo, che servirà poi a creare il burro o l’olio alla cannabis, fondamentale per garantire l’attivazione dei principi attivi, dovrete preriscaldare il forno a 110°C, tritare in modo fine e uniforme la vostra cannabis, stenderla su una teglia foderata di carta da forno e infornare per circa 45 minuti. Con questo riscaldamento della cannabis avete ottenuto l’attivazione dei preziosi cannabinoidi.

Dopo la cottura al forno si procede alla preparazione del composto mettendo il burro o l’olio a bagnomaria in una ciotola, appena questo sarà ben caldo e liquido si aggiunge la cannabis, che rimarrà a bagnomaria per 2 o 3 ore, mescolando ogni 15 min circa.

Quando sarà terminato il tempo basterà lasciare raffreddare il composto, frullare per qualche minuto per amalgamare meglio, per poi trasferirlo in un contenitore chiuso, riporlo dunque in frigorifero e lasciarlo riposare fino a che non si rassodi.

Se preferite un burro o un olio con meno fibra vegetale basterà setacciare il liquido prima di trasferirlo in un contenitore.

 

RICETTA CANNACOOKIES :

INGREDIENTI:

300g di farina integrale

120g di farina di mandorle

300g di burro di Cannabis o 320g di olio di Cannabis

160g di gocce di cioccolato extra fondente

400g di zucchero di canna

2 uova

1 pizzico di sale 

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

2 cucchiaini di lievito per dolci

 

 

PROCEDIMENTO:

. Prima di tutto riscaldiamo il forno a 175C.

. In una ciotola, uniamo il burro morbido o l’olio di Cannabis con lo zucchero, le uova e l’estratto di vaniglia. Frulliamo a bassa velocità con uno sbattitore per mescolare bene gli ingredienti. In un’altra ciotola, uniamo le due farine, un abbondante pizzico di sale, il lievito setacciato e mescoliamo con una forchetta così da poter eliminare eventuali grumi.

. Aggiungiamo poco per volta il composto secco a quello liquido e infine incorporiamo le gocce di cioccolato. Prepariamo una teglia grande con carta da forno e posizioniamo l’impasto ricordando di lasciare dello spazio tra un biscotto e l’altro. Dovrebbero ammontare più o meno a 24 biscotti.

. Informiamo a forno caldo per 10/12 min, fino a che siano ben dorati.

. Ultimata la cottura, basterà aspettare che si raffreddino e poi gustare la dolcezza di questi ottimi biscottini, magari accompagnati da un’abbondante tazza di té, ideale in queste giornate autunnali.

 

ENJOY!

 

Tisane e infusi al CBD

L’inverno è alle porte, le temperature si stanno abbassando e le giornate si accorciano sempre di più, ma questo non deve essere un presupposto alla malinconia o allo stress. Approfittiamo e utilizziamo il tempo libero per riconnettere noi stessi alla nostra intimità.

 

Cerchiamo di creare sensazioni di benessere e pensiamo a godere i benefici del relax, della pace, del caldo tempore di una morbida coperta e perché no di un’ottima tisana alla Cannabis.

 Consumare un tè alla marijuana legale fatto come si deve può essere un’ottima modalità di assunzione di cannabinoidi rilassanti.

 

 

 

Tisane e infusi al CBD:

La preparazione di bevande e infusi a base di canapa è una delle più antiche ma, allo stesso tempo, meno utilizzate modalità di assunzione della pianta.

Ciò probabilmente è dovuto al fatto che la tisana alla cannabis richiede tempi di preparazione un po’ più lunghi rispetto ad altre procedure più conosciute, ma molto meno salutari.

Ma, armandoci di un po’ di pazienza, è possibile ottenere una bevanda sana e rilassante, ottima sopratutto per chi soffre di mal di gola o ha a che fare con disturbi respiratori.

La canapa light, si sa, è una pianta dai molteplici benefici, nota principalmente per i suoi effetti analgesici e ansiolitici dati dal cannabidiolo (CBD), il principio attivo della cannabis legale che concilia il sonno e aiuta la digestione, dunque perfetta prima di andare a dormire.

Perché usare la Cannabis:

In tanti si affidano alla creazione di tisane e decotti per assicurarsi una buona digestione o per facilitare il sonno, ma oggi oltre a zenzero, melissa e alloro c’è la possibilità di avere un nuovo ingrediente chiave che può essere consumato come bevanda calda per ottenere un effetto calmante.

Tè e tisane preparate con la cannabis light contengono un dosaggio davvero bassissimo di THC, il principio attivo psicotropo presente nella cannabis che provoca sballo. Invece è garantita la presenza di CBD, il cannabidiolo, molecola della cannabis dalle proprietà curative e rilassanti, la cui assunzione può aiutare chi ha disturbi del sonno, chi soffre di dolori cronici e infiammazioni ma anche favorire il rilassamento per persone ansiose o depresse.

Consumare una tisana a base di cannabis light può essere dunque un’alternativa efficace all’assunzione di farmaci o un ulteriore ausilio per chi non si sente in forma e ha bisogno di una buona dose di relax naturale.

Oltretutto il consumo per ingestione di marijuana light ha in generale effetti diversi rispetto all’assunzione per combustione (che noi di CBWeed non consigliamo), perché quando i cannabinoidi vengono assimilati con la digestione si ha un effetto ritardato (tra 30 minuti e 1 ora) ma decisamente più prolungato nel tempo visto che gli effetti rilassanti di una tazza di tè alla cannabis possono durare anche 8 ore di tempo, l’ideale per una notte di piacevolissimo sonno.

 

Come fare tisane o infusi con Cannabis light

Di seguito suggeriamo due modalità di preparazione della bevanda che si differenziano principalmente per l’intensità di sapore e di effetti desiderati:

* Riempi un pentolino d’acqua fredda e immergi il filtro che hai preparato: il dosaggio dovrà essere di 250 ml di acqua per non più di 200 mg di canapa; successivamente poni il pentolino sul fuoco e, una volta raggiunto il punto di ebollizione, coprilo con un coperchio e lascialo bollire per almeno 15 minuti.

Un consiglio utile è quello di aggiungere sempre un po’ d’acqua durante l’ebollizione, per compensare il quantitativo evaporato.

Dopo aver fatto bollire la nostra tisana alla canapa, aggiungi circa 15 cl di latte, preferibilmente intero. Bisogna ricordare, infatti, che i principi attivi della canapa sono liposolubili e non idrosolubili. Dunque, è necessario usare dei grassi per renderli solubili. Una volta fatto, lasciala sul fuoco per altri 10 minuti, tenendo la fiamma molto bassa. Per chi è intollerante al lattosio basta sostituire il latte con una bevanda vegetale.

Anche senza l’aggiunta di un ingrediente grasso, puoi ottenere comunque la tua tisana alla cannabis, ma occorre tener presente che gli effetti rilassanti e distensivi del CBD saranno molto più blandi.

Dopo averla lasciata raffreddare per alcuni minuti puoi dolcificarla a tuo piacere con miele o zucchero. Una volta fatto, non ti resta che gustare la tua tisana alla canapa e goderti il tuo momento di relax.

Variante della precedente preparazione:

* Un’altra versione semplice e veloce consiste nel cuocere a fiamma bassa cime spezzettate e foglie di cannabis light con burro, o olio, per 15 – 20 minuti (attenzione a non bruciare il composto o distruggerete i preziosi cannabinoidi durante il processo). Una volta ultimata la cottura pestate in un mortaio il composto ottenuto e fatelo raffreddare. A questo punto quando farete il vostro tè o la vostra tisana serale potrete aggiungere un quantitativo a vostro piacere di burro/olio nell’acqua calda per godervi ogni volta che volete una preziosa scorta di tè o tisana alla cannabis.

Le migliori miscele per infusi equilibrati

Marijuana legale, camomilla e melissa:

  • la camomilla stempera il gusto deciso della cannabis con le proprie note dolci, mentre la melissa, con l’aroma limonoso della melissa conferisce al preparato una sua delicata armonia. La camomilla è un eccellente antispasmodico, che va a sommarsi all’azione anticonvulsivante della cannabis, mentre la melissa, un forte antinfiammatorio e carmitivo, rende il preparato oltre che un perfetto rimedio all’insonnia, anche e soprattutto una soluzione ai dolori mestruali o alle infiammazioni;

Marijuana legale e karkadè:

  • il karkadè è una pianta della famiglia delle Malvaceae, caratterizzata da proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie. Ancora una volta il sapore corposo, caldo e rinfrescante del karkadè va a stemperare il retrogusto amaro della cannabis, rendendo l’infuso una bevanda assai piacevole al palato, oltre che un eccellente rimedio ai problemi urinari;

Marijuana legale, zenzero e liquirizia:

  • lo zenzero è un eccellente anti congestionante, con proprietà analgesiche; la sua azione sul processo digestivo, inoltre, lo rendoe un ottimo rimedio alla nausea. Il connubio di zenzero e liquirizia è da sempre un ottimo rimedio a problemi digestivi o a smaltire pasti particolarmente abbondanti o pesanti. Il gusto amarognolo della canapa stempera le note dolci sia della liquirizia che dello zenzero, mentre i toni pungenti e piccanti dello zenzero conferiscono all’infuso un sapore interessante, estremamente piacevole al palato.

 

Il tè alla cannabis, una bevanda spirituale

Le bevande alla cannabis hanno origini antiche, ma in generale venivano nell’antichità consumate in diverse parti del mondo per scopi di tipo rituale e religioso, ovviamente con dosaggi molto potenti di CBD e THC. La cultura indiana fu tra le prime ad elaborare il proprio personale infuso a base di cannabis, ovvero il noto Bhang, che era un tempo la bevanda spirituale esclusiva di religiosi e sciamani.

Il Bhang consiste in una pasta ottenuta da cime, foglie e semi di piante di canapa che venivano miscelati con latte e ghee (burro chiarificato). Perché l’utilizzo del burro e del latte? Perché già in antichità il popolo indiano aveva scoperto che i cannabinoidi non sono solubili in acqua ed è quindi necessario utilizzare ingredienti dagli alti contenuti di grasso per poter usufruire appieno dei suoi effetti benefici sotto forma di infuso.

I diversi metodi per coltivare la Cannabis light

CANNABIS OUTDOOR, INDOOR E GREENHOUSE

 

Ecco le principali differenze tra le varie tecniche di coltivazione di canapa legale.

La migliore marijuana può essere coltivata ovunque con le più diverse tecniche colturali. Sono i coltivatori a decidere quale metodo usare e, con alcuni accorgimenti, si possono ottenere sempre cime di ottima qualità. Ad esempio, l’intensità luminosa del sole può essere raggiunta con le più moderne luci a LED, capaci di simulare il suo spettro e la sua energia.

In altri casi, si possono addirittura combinare tecniche indoor con altre outdoor, ad esempio mantenendo le piante in crescita vegetativa sotto una luce artificiale e passarle alla luce solare nel periodo di fioritura. Le possibilità sono quasi infinite!

Inoltre, la scelta è dettata anche dalla zona climatica in cui si coltiva, dagli spazi disponibili per montare un Grow Box e così via. Tutti i metodi colturali hanno i loro aspetti negativi e positivi. Sono i coltivatori a dover apprendere quale sistema è più conveniente per le proprie esigenze.

 

.  .  .

 

 

  • OUTDOOR

 

Coltivare all’aria aperta è il metodo più naturale per produrre marijuana, come avviene nelle più tradizionali pratiche agricole. La Cannabis è una delle più antiche colture agricole che l’uomo abbia mai portato avanti, ancora oggi ampiamente coltivata. In generale, si tratta di un metodo che richiede semplicemente qualche seme ed una location appropriata dove coltivare. A seconda del clima, le piante richiedono poche attenzioni, in quanto sarà la natura stessa ad occuparsi del loro sviluppo. Questo metodo consente di risparmiare tempo e denaro, se eseguito correttamente.

È il metodo più semplice per coltivare. Quando le condizioni ambientali sono buone, sono sufficienti alcuni semi di buona qualità. Infatti, chi si occupa realmente della coltivazione è Madre Natura.

All’aria aperta si possono ottenere enormi rese produttive, in quanto le piante sono libere di crescere e di ricevere tutto ciò di cui hanno bisogno, raggiungendo dimensioni imponenti come quelle di un piccolo albero (grazie alla potenza della luce solare).

È anche il modo più economico di coltivare, dato che è la natura ad offrire aria, luce e suolo. A volte può richiedere l‘apporto di qualche fertilizzante e di recinzioni protettive, ma le spese rimarranno significativamente inferiori rispetto alle coltivazioni indoor.

Molti coltivatori outdoor sostengono che il profilo dei cannabinoidi raggiunto dalle proprie piante di marijuana non è paragonabile a quello delle coltivazioni indoor, poiché i sapori delle cime tendono ad essere più intensi.

Una volta impostata correttamente, una coltivazione outdoor richiede poca manutenzione, il che permetterebbe di avere più tempo da dedicare ad altre attività.

 

 

  • INDOOR

 

L’indoor non si basa su principi colturali naturali, bensì su metodi più scientifici. Con il passare degli anni, questa alternativa è evoluta enormemente e il progresso sia tecnologico che colturale permette oggi di ottenere ottimi risultati. Se volete coltivare indoor la vostra Cannabis, dovrete inevitabilmente investire molto denaro, ma la ricompensa saranno deliziose cime compatte.

Questa pratica colturale è più discreta. Se nessuno viene a sapere della vostra piantagione e riuscite a nascondere i pungenti odori sprigionati dalle piante, avrete buone probabilità di poter coltivare indisturbati.

I tempi di sviluppo delle piante sono molto più ridotti, il che consente di ottenere più raccolti all’anno. Una coltivazione indoor si può avviare in qualsiasi periodo dell’anno, senza dover necessariamente aspettare la stagione primaverile.

Tutti i parametri colturali possono essere controllati direttamente dal coltivatore, il che si traduce in marijuana di alta qualità. In questo modo i risultati diventano ancora più prevedibili.

Molti coltivatori sostengono che la qualità complessiva delle cime è superiore a quella della Cannabis coltivata all’aperto. Le cime, normalmente, assumono un aspetto molto gradevole a livello estetico e la loro potenza è superiore, chi fa uso di Cannabis a fini terapeutici tende ad apprezzare maggiormente la marijuana coltivata indoor.

 

 

  • GREENHOUSE

 

La terza tecnica di coltivazione, cioè il metodo greenhouse, per ottenere raccolti di canapa sativa light è una sintesi tra le prime due. Utilizzarlo significa sfruttare i vantaggi sia della coltivazione outdoor, sia di quella indoor.

Attraverso le serre, i coltivatori hanno la possibilità di controllare l’ambiente circostante, l’illuminazione e il ricircolo dell’aria. Di solito si opta per la luce solare quando possibile poiché, naturalmente, significa ridurre i costi di manutenzione della serra stessa.

Inoltre le serre permettono ai coltivatori di monitorare le loro colture e riuscire ad ottenere prodotti di qualità durante tutto l’anno.

Tutto ciò dovrebbe chiarire i dubbi dei meno conoscitori: è possibile ricavare ottima erba light e di produzione propria se si pondera attentamente sulle opzioni più adatte a noi.

 

 

. POSSIBILI SVANTAGGI DELLE DIVERSE METODOLOGIE DI COLTURA:

. La Cannabis è in balia di diversi fattori ambientali e potrebbe essere distrutta in poche ore da tempeste, forti venti e piogge. Ciò può essere evitato coltivando outdoor con normali vasi, in modo da poter mettere le piante in un luogo sicuro nelle giornate più burrascose. Tuttavia, quest’ultima soluzione limiterebbe lo spazio di crescita delle piante, il che porterebbe svantaggi in un ambiente che, a priori, dovrebbe invece offrire superfici illimitate di sviluppo.

La coltivazione outdoor è una strada poco praticabile per chi vive in centro città o in zone residenziali molto frequentate.

Se la zona di coltivazione non viene minuziosamente studiata a priori, si correrà il rischio che passanti o ladri possano interessarsi alle vostre attività. E a proposito di rischi e pericoli, la Cannabis coltivata all’aperto è anche più incline ai danni da parassiti, animali e malattie.

Poiché non esiste alcun controllo sulle ore di luce fornite dal sole, i periodi di coltivazione tendono ad essere più lunghi, ma le rese sono più abbondanti. A seconda di dove si vive, le coltivazioni outdoor tendono a produrre un solo raccolto all’anno, a meno che non si utilizzino varietà autofiorenti.

. Gli investimenti iniziali per avviare una coltivazione indoor sono sempre maggiori, data la necessità di acquistare tutte le attrezzature necessarie per la sua corretta installazione. Comporta una spesa aggiuntiva sulla bolletta della luce. Attenzione al voltaggio delle lampade che si andranno a scegliere.

Nelle coltivazioni indoor sono necessarie molte più cure colturali e manutenzione rispetto alla coltivazione outdoor, dato che l’umidità e le sostanze nutrienti non sono presenti nell’ambiente circostante.

La ventilazione e il sistema di filtraggio devono essere sempre mantenuti perfettamente funzionali, per garantire la massima discrezione, salvaguardando il rischio di odori forti in luoghi chiusi.

Le DIVERSE Specie di Cannabis

Indica e sativa: origine ed evoluzione dei termini

Le parole “indica” e “sativa” sono state introdotte nel XVIII secolo per descrivere diverse specie di cannabis: Cannabis sativa e Cannabis indica. Il termine sativa descrive le piante di canapa presenti in Europa e nell’Eurasia occidentale, dove veniva coltivata per le sue fibre e semi. Cannabis indica si riferisce alle varietà psicoattive scoperte in India, dove è stata raccolta per la produzione di semi, fibre e hashish.

Anche se le varietà di cannabis che consumiamo derivano in gran parte dalla Cannabis indica, entrambi i termini sono usati, anche se erroneamente, per organizzare le migliaia di ceppi che circolano oggi sul mercato.

Ecco come i termini sono cambiati dalle loro prime definizioni botaniche:

“Sativa” si riferisce a varietà di cannabis alte e a foglie strette, che si pensa inducano effetti energizzanti. Tuttavia, queste varietà a foglia stretta (NLD) erano originariamente Cannabis indica ssp. indica.
“Indica” è venuto per descrivere robusto, piante a foglia larga, pensato per fornire effetti sedativi. Queste varietà a foglia larga (BLD) sono tecnicamente Cannabis indica ssp. Afghanica.
“Canapa Ruderalis” si riferisce alle varietà industriali non inquinanti raccolte principalmente per fibre, semi e CBD. Tuttavia, questo è stato originariamente chiamato Cannabis sativa.
Con la commercializzazione di massa della cannabis, le distinzioni tassonomiche tra specie di cannabis e sottospecie si sono capovolte e calcificate. Ma ora che avete capito che c’è di più in una varietà che la sua indica, sativa, o designazione ibrida, vale la pena pensare a come fare acquisti per il giusto ceppo durante la vostra prossima visita in dispensario.

QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA CANNABIS INDICA, SATIVA, RUDERALIS E IBRIDA?

 

 

 

Con più di 1.000 ceppi di cannabis allevati negli ultimi decenni, è fondamentale che i pazienti che fanno uso di cannabis siano consapevoli dei diversi tipi di efficacia disponibili in termini di medicina della cannabis. Alcune varietà di cannabis sono più adatte per particolari malattie e disturbi, rispetto ad altre. La scelta del giusto ceppo è fondamentale per garantire che i pazienti ricevano la migliore terapia possibile.

 

Che cosa si dovrebbe cercare per capire gli effetti dei diversi ceppi?

La regola generale, spesso applicata, è che le Sativa sono più tonificanti ed energizzanti, mentre quelle Indica sono più rilassanti e calmanti – ma non è così semplice.
Le singole piante producono effetti diversi, anche tra lo stesso tipo di cannabis. Tutto dipende dalla composizione chimica della pianta e dalla tecnica di coltivazione utilizzata.

Spesso, i tipi di pianta sono suddivisi in ceppi specifici, o razze.
I ceppi si distinguono per il loro contenuto individuale di cannabinoidi e terpene. Questi composti sono ciò che determinano gli effetti complessivi del ceppo.

Le piante di cannabis contengono dozzine di composti chimici chiamati cannabinoidi.
Questi componenti naturali sono responsabili della produzione di molti degli effetti – sia negativi che positivi – dell’uso di cannabis.
I ricercatori ancora non capiscono cosa fanno tutti i cannabinoidi, ma ne hanno identificati due principali – il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) – così come diversi composti meno comuni.

Molta attenzione è dedicata alla quantità di THC e CBD in un dato ceppo, ma ricerche più recenti suggeriscono che i terpeni possono avere lo stesso impatto.
I terpeni sono un altro composto naturale presente nella pianta di cannabis. I terpeni presenti influenzano direttamente l’odore della pianta. Possono anche influenzare gli effetti prodotti da ceppi specifici. Quando si tratta di aromi, le varietà di Indica tendono ad emettere odori ammuffiti, terrosi e puzzolenti, mentre le Sativa hanno un odore dolce, fruttato o piccante. Questa differenza di aroma è il risultato di terpeni, le molecole all’interno della pianta che sono cugine di cannabinoidi come THC e CBD. Mentre queste sostanze chimiche forniscono odori a volte incredibilmente pungenti, il loro più grande beneficio per i pazienti è in realtà la loro efficacia medicinale.

 

 

Analisi delle diverse sottospecie:

 

. INDICA

La differenza più importante tra queste due sottospecie di cannabis, tuttavia, è nei loro effetti medici e come influenzano i livelli di energia e produttività. Le indicazioni tendono a diminuire l’energia e sono migliori per il consumo di sera o di notte, dopo la conclusione del lavoro e delle attività della giornata.

I ceppi di Indica potenti possono dare ad alcuni pazienti che cosa è denominato “couchlock”, una circostanza in cui diventano così distesi che si preoccupano appena alzano dal sofà.

  • Origine: La cannabis sativa si trova principalmente in climi caldi e secchi con lunghe giornate di sole. Questi includono l’Africa, l’America Centrale, l’Asia sudorientale e le parti occidentali dell’Asia.
  • Descrizione della pianta: Le piante Sativa sono alte e sottili con foglie simili a dita. Possono crescere più alti di 12 piedi, e ci mettono più tempo a maturare rispetto ad altri tipi di cannabis.
  • Tipico rapporto tra CBD e THC: la Sativa ha spesso dosi più basse di CBD e dosi più elevate di THC.
  • Effetti d’uso comunemente associati: Sativa produce spesso un “sballo mentale”, o un effetto energizzante che riduce l’ansia. Se si utilizzano varietà a predominanza sativa, ci si può sentire produttivi e creativi, non rilassati e letargici.
  • Uso diurno o notturno: grazie al suo impatto stimolante, è possibile utilizzare Sativa durante il giorno.

 

 

. SATIVA

Le Sativa, d’altra parte, sono edificanti e cerebrali, migliorando la creatività e la produttività. Indicas fornire ciò che è stato chiamato un “corpo alto,” mentre sativa consegnare più di un “mente alta.” Purtroppo, le piante sativa richiedono più tempo per crescere e produrre meno medicina (fiori) rispetto alle varietà indica.Questo è il motivo per cui le varietà indica hanno tradizionalmente dominato quelle disponibili sul mercato nero, dove non vi è alcuna preoccupazione per il bisogno dei pazienti e l’unico obiettivo è il profitto.

  • Origine: Cannabis indica è originaria dell’Afghanistan, India, Pakistan e Turchia. Le piante si sono adattate al clima spesso aspro, secco e turbolento delle montagne Hindu Kush.
  • Descrizione della pianta: Le piante Indica sono corte e tozze, con vegetazione cespugliosa e foglie grosse che crescono larghe e larghe.Crescono più velocemente della Sativa, e ogni pianta produce più germogli.
  • Tipico rapporto tra CBD e THC: i ceppi Indica hanno spesso livelli più alti di CBD e meno THC.
  • Effetti d’uso comunemente associati: Indica è ricercata per i suoi effetti intensamente rilassanti. Può anche ridurre nausea e dolore e aumentare l’appetito.
  • Uso diurno o notturno: grazie ai suoi profondi effetti rilassanti, l’Indica è meglio consumata di notte.

 

 

. RUDERALIS

Le piante di Ruderalis sono piccole e vengono usate relativamente poco in medicina; la fioritura difetta di potenza e non è generalmente attraente ai pazienti. A causa di questo, i ceppi ruderalis sono in genere evitati da allevatori e coltivatori; l’attenzione della comunità della cannabis medica si concentra sulle varietà indica e sativa.

Da sola, la ruderalis non è un’opzione popolare per la cannabis. Tuttavia, i coltivatori di cannabis possono allevare ruderalis con altri tipi di cannabis, tra cui sativa e indica. Il ciclo di crescita rapido della pianta è un attributo positivo per i produttori, quindi potrebbero voler combinare ceppi più potenti con ceppi ruderalis per creare un prodotto più desiderabile.

  • Origine: Le piante di Ruderalis si adattano ad ambienti estremi, come l’Europa orientale, le regioni himalayane dell’India, la Siberia e la Russia. Queste piante crescono rapidamente, che è l’ideale per il freddo, ambienti a bassa luce solare di questi luoghi.
  • Descrizione della pianta: Queste piccole, piante cespugliose raramente crescono più alto di 12 pollici, ma crescono rapidamente. Si può passare dal seme al raccolto in poco più di un mese.
  • Tipico rapporto tra CBD e THC: Questo ceppo ha tipicamente poco THC e quantità maggiori di CBD, ma potrebbe non essere sufficiente a produrre effetti.
  • Effetti di uso comunemente associati: A causa della sua bassa potenza, ruderalis non è usato abitualmente per scopi medicinali o ricreativi.
    Uso diurno o notturno: Questa pianta di cannabis produce pochissimi effetti, quindi può essere usata in qualsiasi momento.

 

 

. IBRIDA

Gli Ibridi sono semplicemente ceppi nuovi e unici che vengono allevati da genetiche di tipi diversi. Un ibrido possiede teoricamente molte o la maggior parte delle proprietà mediche benefiche di entrambi i suoi genitori. Gli allevatori possono “incrociare” i due ceppi che desiderano nel tentativo di creare un nuovo ceppo che offra la migliore efficacia medica possibile, a volte per particolari malattie come il lupus, la sclerosi multipla, la malattia di Crohn e l’epilessia.

  • Origine: Gli ibridi sono tipicamente coltivati in fattorie o serre da una combinazione di varietà sativa e indica.
  • Descrizione della pianta: La comparsa di ceppi ibridi dipende dalla combinazione delle piante madri.
  • Tipico rapporto tra CBD e THC: Molte piante ibride di cannabis sono coltivate per aumentare la percentuale di THC, ma ogni tipo ha un rapporto unico dei due cannabinoidi.
  • Effetti di uso comunemente associati: Agricoltori e produttori selezionano ibridi per i loro impatti unici. Essi possono variare da ridurre l’ansia e lo stress per alleviare i sintomi della chemioterapia o radiazioni.
  • Uso diurno o notturno: dipende dagli effetti predominanti dell’ibrido.