Tutto quello che c’è da sapere sulla cannabis legale in Italia (e cosa sta succedendo in merito alla legalizzazione delle droghe leggere)
Negli ultimi anni, la questione della cannabis legale in Italia ha conosciuto un’evoluzione continua, tra spiragli di apertura, battute d’arresto e tensioni crescenti tra filiere produttive, politica e opinione pubblica. A partire dal 2016, con l’approvazione della legge 242, l’Italia ha aperto legalmente alla coltivazione e vendita di canapa industriale, un settore che ha visto nascere migliaia di imprese agricole, negozi, laboratori e distributori. Ma nel 2025 qualcosa è cambiato radicalmente.
Legalizzazione della Cannabis 2025: cosa dice il nuovo decreto
Il 4 aprile 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto sicurezza che ha scosso tutto il settore: viene introdotto un divieto generalizzato al commercio di infiorescenze di cannabis, anche se con THC sotto lo 0,5%, che è il limite stabilito a livello europeo per la canapa industriale. Il decreto, tramutato poi in legge, ha vietato vendita, importazione, trasformazione e trasporto delle infiorescenze, rendendo di fatto illegale la cosiddetta cannabis light.
Questo provvedimento ha avuto un impatto immediato: negozi chiusi, prodotti sequestrati, e una parte significativa del comparto agricolo e commerciale legato alla canapa messo in ginocchio. Non si tratta solo di tabaccai o rivenditori specializzati: oltre 3.000 aziende italiane sono state coinvolte, per un totale stimato di circa 15.000 posti di lavoro a rischio.
La cannabis terapeutica: legale ma difficile da ottenere
Vale la pena ricordarlo: la cannabis terapeutica in Italia è legale da tempo e può essere prescritta dai medici per patologie specifiche come dolore cronico, spasticità nella sclerosi multipla, nausea da chemioterapia e altre condizioni gravi. Tuttavia, l’accesso effettivo ai farmaci a base di cannabis resta complicato: la produzione nazionale non è sufficiente e l’importazione è spesso soggetta a ritardi e carenze, lasciando migliaia di pazienti senza trattamento.
Le reazioni: proteste, ricorsi e l’intervento dell’Unione Europea
Il mondo della canapa non è rimasto a guardare. Subito dopo l’entrata in vigore del decreto, numerose associazioni – tra cui Federcanapa, Canapa Sativa Italia, Confagricoltura, Coldiretti e Forum Droghe – hanno denunciato la misura come incostituzionale e contraria alle norme comunitarie. A Bruxelles, la Commissione europea ha aperto un’indagine sul decreto italiano: sospetta una violazione delle regole del mercato unico, che garantiscono la libera circolazione di prodotti legalmente in commercio in altri Paesi membri.
Anche sul fronte giuridico nazionale si stanno muovendo le acque: diversi ricorsi sono stati presentati al TAR e alla Corte Costituzionale, con l’argomento che la canapa con THC sotto lo 0,5% non è uno stupefacente e non può essere bandita se non c’è prova di pericolosità. Inoltre, l’Italia avrebbe dovuto notificare il provvedimento a Bruxelles prima della sua adozione, secondo il sistema TRIS previsto dalle normative UE. Una dimenticanza, o una forzatura, che potrebbe rendere il decreto inapplicabile.
Legalizzazione della Cannabis? In Italia se ne parla, ma…
Nel frattempo, in altri Paesi europei si è imboccata una strada diversa. La Germania, per esempio, dal 1° aprile 2024 ha legalizzato la cannabis a uso ricreativo, consentendo il possesso personale fino a 25 grammi e la coltivazione di tre piante per uso domestico, oltre alla nascita dei cosiddetti “Cannabis Club”, strutture private senza fini di lucro per la distribuzione tra membri.
In Italia, invece, il dibattito sulla legalizzazione è ancora bloccato da forti resistenze politiche e culturali. Le proposte di legge per regolamentare l’uso personale e creare un mercato controllato non hanno mai avuto una vera spinta parlamentare. Nel 2022, persino un referendum per depenalizzare la coltivazione domestica fu bocciato dalla Corte Costituzionale, giudicato “inammissibile”.
Eppure, l’opinione pubblica sembra più aperta di quanto appaia dai palazzi romani. Secondo vari sondaggi, oltre il 50% degli italiani sarebbe favorevole alla legalizzazione della cannabis, soprattutto per mettere fine alla criminalizzazione dei consumatori e ridurre il mercato nero.
Il futuro: quale direzione prenderà l’Italia?
Al momento, il futuro della cannabis legale in Italia è sospeso. Molto dipenderà anche dalle sentenze attese nei prossimi mesi e dall’esito delle indagini europee. Se la Commissione UE dovesse accertare la violazione delle norme comunitarie, l’Italia potrebbe essere costretta a ritirare o modificare il decreto.
In un contesto europeo sempre più favorevole alla regolamentazione della cannabis (come mostrano anche i casi di Malta, Lussemburgo, Svizzera e Paesi Bassi), l’Italia si trova oggi a un bivio: seguire un modello proibizionista, che rischia di alimentare l’illegalità e colpire duramente l’economia verde, oppure aprire finalmente a una gestione consapevole e regolata delle droghe leggere.
In conclusione, la cannabis in Italia è diventata molto più di una questione agricola o sanitaria: è un banco di prova su libertà individuali, politiche pubbliche e scelte economiche sostenibili. E le decisioni dei prossimi mesi potrebbero determinare non solo il destino di migliaia di lavoratori, ma anche il rapporto dello Stato italiano con un tema che, prima o poi, dovrà affrontare in modo serio e moderno.