La Canapa è una delle migliori fonti di energia rinnovabile
Come ampiamente documentato nella letteratura scientifica, la canapa può essere definita una “cura” per la terra poiché è capace di assorbire i metalli pesanti e, a differenza di altre piante, può essere utilizzata in diversi ambiti, principalmente per usi industriali e per la produzione di energia.
Alle produzioni derivanti dalle coltivazioni di canapa si può applicare il concetto di bio-raffineria. Ovvero un sistema integrato utile alla produzione di energia e prodotti chimici a partire dalle biomasse. Tutte le parti della pianta, scarti compresi, vengono utilizzate per essere trasformate in qualcosa di nuovo.
La canapa è la migliore nell’assorbimento della CO2, fonte inesauribile di energia di biomassa per evitare la deforestazione e l’uso di combustibili fossili, è fitodepuratrice e previene l’inquinamento da pesticidi.
La canapa da sola, ma ancora di più insieme ad altre specie fitodepuratrici, ha dimostrato di essere (a seconda della tipologia di elementi inquinanti del terreno) un’ottima alternativa a procedimenti bio-chimici o high tech. Questi ultimi possono richiedere un maggior tempo per vederne l’efficacia, o possono risultare economicamente meno sostenibili, senza contare ovviamente tutti i fattori “Green” già insiti nella pianta, come il miglioramento della qualità dell’aria nell’ambiente.
Canapa come cura per la Terra: EFFICACE FITODEPURATORE:
La canapa è un ottimo depuratore naturale di ambienti e terreni contaminati dall’inquinamento dell’uomo.
A partire dal 2017, Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ha riconosciuto 22 nuovi casi di danno ambientale in Italia (studio effettuato su tutto il territorio nazionale) derivanti da contaminazioni inquinanti di vario genere, ma il numero reale potrebbe raddoppiare poiché alcuni terreni risultavano contaminati da differenti tipologie di inquinanti.
La coltivazione della Canapa si integra perfettamente con la tecnologia agricola già in uso nel territorio, tranne piccoli adattamenti in funzione delle caratteristiche vegetative della pianta, soprattutto per il suo veloce tasso di assorbimento e la sua capacità di legare i contaminanti composti dell’aria e del suolo.
Crescendo molto velocemente senza bisogno di trattamenti chimici dannosi come pesticidi o diserbanti. Grazie all’apparato radicale che si estende fino a due metri, questa specie può ripulire il suolo in profondità e renderlo più fertile, così che terreni ora abbandonati possano essere riutilizzati in agricoltura.
La canapa cresce molto velocemente, raggiungendo il pieno raccolto in soli 180 giorni e produce una sfera di radici che si estende nel terreno da 1,5 a 2,5 metri. Questo vuol dire che le tossine possono essere estratte senza la necessità di rimuovere il terreno contaminato dello strato superiore, evitando così spese di smaltimento. La sua capacità di crescere, poi, non viene influenzata dalle tossine che accumula.
Pare infatti che la canapa sia in grado di accumulare, principalmente nelle radici, nelle foglie e nei fiori, materiali come nichel, piombo, cadmio e altri metalli, lasciando quindi la fibra commercializzabile, senza variazioni nel prodotto ad uso industriale o come biomassa.
Inoltre, grazie alle sostanze allelopatiche, ovvero le sostanze attraverso le quali la pianta si difende, riduce la crescita di specie infestanti attorno a sé.
La coltivazione industriale dovrebbe quindi consentire un’efficace riduzione dell’inquinamento del suolo e il conseguente ripristino di aree verdi ora inutilizzabili, nonché migliorare la qualità dell’aria e del microclima e la qualità della vita dei residenti, che avrebbero anche nuove opportunità occupazionali.
Canapa come cura per la Terra: BENEFICI SOCIO-ECONOMICI:
I benefici sono diversi e tutti notevoli, dal miglioramento della salubrità degli ambienti delle comunità presenti sul territorio, mediante la riduzione del documentato inquinamento chimico e micro-organico dei terreni, ripristino di vaste aree di verde, miglioramento della qualità dell’aria, miglioramento del microclima.
C’è inoltre da tenere in considerazione il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali mediante il rilancio economico basato su sistemi di cicli regionali di produzione e trasformazione della materia prima (dal bassissimo impatto ambientale). La possibilità inoltre di creare un’intera filiera verde certificata con ricadute occupazionali diversificate e distribuite nel territorio come nel tessuto sociale, innescando un fenomeno di diffusione dei sani principi di sostenibilità, “green economy” ed economia circolare (ad esempio le bioplastiche).
Gli effetti negativi, di fatto, sono quindi pressoché inesistenti. Esistono solo delle minacce provenienti dall’ambiente esterno che possono sintetizzarsi in azioni di carattere criminoso e/o accidentale/naturale.