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Cannabis, la nuova legge alla Camera

Cannabis, la nuova legge alla Camera in data 8/8/2021

 

“È stato votato il testo base sulla cannabis che depenalizza la coltivazione di non oltre quattro piante ‘femmine’.

La coltivazione in casa di canapa è fondamentale per i malati che ne devono fare uso terapeutico e che spesso non la trovano disponibile oltre che per combattere lo spaccio ed il conseguente sottobosco criminale”

Così Mario Perantoni ha annunciato il via libera in commissione Giustizia alla Camera al testo base sulla Cannabis.

Il testo base sulla cannabis è stato approvato in commissione Giustizia. Si compone di cinque articoli che andrebbero a modificare il Testo Unico sugli stupefacenti, al momento riferimento per la normativa in questo ambito.

 

 

 

 

Ecco la proposta di legge per consentire la coltivazione della cannabis in casa per uso personale:

Alla Camera dei deputati c’è un testo base sulla cannabis.

Dopo un anno di mediazione, a partire dalle tre proposte del deputato di +Europa, il radicale Riccardo Magi, del Movimento 5 Stelle e della Lega, si è arrivati a un testo unico presentato dal relatore presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, il pentastellato Mario Perantoni.

Il testo è già frutto di una mediazione tra le diverse voci, richieste e visioni dei partiti che compongono la maggioranza, ma anche tra coloro che hanno presentato proposte di legge in materia.

La legge prevede da un lato la depenalizzazione, dall’altro l’inasprimento per alcuni reati. Insomma, un testo base che mette d’accordo Lega, radicali e 5 Stelle.

Nei cinque articoli è previsto che sia possibile coltivare fino a quattro piantine femmina, non viene più punita la coltivazione domestica per uso personale:

“Sono consentite a persone maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto”.

 

 

 

 

Cosa contiene questo testo base?

Da un lato, come ha spiegato Perentoni, diminuisce le sanzioni per i fatti di lieve entità:

“Reati che saranno ora autonomi rispetto alle stesse fattispecie previste per gli oppiacei: si introduce, cioè, una separazione concettuale tra le diverse categorie di sostanze stupefacenti, diversità già evidenziata dalla Corte Costituzionale.

Infine una novità per la tutela dei minori e dei giovani: non si potrà mai considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o che nella vicinanza delle scuole.

Un inasprimento per contrastare la criminalità e rafforzare la protezione dei più giovani”.

 

Vengono, così, inasprite le pene per chi vende sostanze stupefacenti ai minorenni, infatti, il testo prevede l’innalzamento delle pene per i reati connessi a traffico, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di cannabis, che passano da 6 a 10 anni.

Serve comunque rimanere aggiornati poiché, dopo la votazione, bisognerà attendere la presentazione e la discussione in commissione degli emendamenti prima che il testo possa arrivare in aula.

Rimane comunque un piccolo traguardo raggiunto dopo mesi e mesi di attesa da parte della Camera. Noi sostenitori di libertà siamo fiduciosi che questo piccolo passo porterà ad un grande traguardo!

Olio di CBD per gli animali domestici

Come per gli esseri umani il CBD può essere un grande alleato anche per i nostri amici a quattro zampe.

Sì, anche i nostri amici pelosi hanno un sistema endocannabinoide in grado di interfacciarsi con il CBD e, con diverse formulazioni in base alla taglia dell’animale, possiamo assicurarci che ottengano il miglior effetto possibile.

 

 

 

 

La maggior parte delle persone non si rende conto che lo stesso CBD che si è dimostrato efficace negli esseri umani è altrettanto efficace per gli animali. In effetti, ogni singolo mammifero del pianeta ha un sistema endocannabinoide integrato e poiché la maggior parte di noi ama i nostri cuccioli pelosi tanto quanto la nostra prole reale, vogliamo dare loro la migliore cura possibile. Molte persone stanno scoprendo di essere in grado di aumentare la qualità della vita dei loro animali domestici incorporando il CBD nella loro routine.

.  .  .

 

. Il CBD è sicuro per gli animali domestici?

Gli effetti del CBD derivano dalla sua capacità di stimolare il sistema endocannabinoide, che è coinvolto nella regolazione di diverse funzioni corporee. Questo sistema organico si trova in ogni mammifero sulla terra, il che significa che anche molti animali lo possiedono. Questo sistema è qualcosa che condividiamo con i nostri animali domestici e le differenze sono così minime che gli effetti del CBD su un essere umano e gli effetti su un animale sono estremamente simili. Sia negli USA che in Europa l’uso di prodotti a base di Cannabis in ambito Veterinario è in crescita da diverso tempo.

 

. Qual è la differenza tra CBD per l’essere umano e CBD per animali?

La principale differenza tra il CBD per l’uomo e il CBD per un animale è che un prodotto orientato agli animali domestici fornirà una concentrazione di CBD più adatta alle loro dimensioni e al loro peso. L’assunzione di cannabidiolo varia da persona a persona, nonché da animale ad animale. Un fattore importante nel determinare le dimensioni adeguate della porzione di CBD è il peso.

Qualcuno che pesa di più avrà bisogno di più CBD per sentire gli stessi effetti di qualcuno che è più leggero. Allo stesso modo, l’attività motoria può svolgere un ruolo nell’efficacia del CBD su esseri umani e animali. Una nonna e un lottatore professionista consumeranno diverse porzioni di CBD, e confronti come questo possono essere fatti anche per gli animali. Per questi motivi, il CBD fornito al tuo animale domestico e il CBD fornito a te hanno concentrazioni molto diverse.

 

 

 

. Quando viene utilizzato l’Olio di CBD e per quali patologie veterinarie?

A scopo veterinario l’Olio di CBD può essere utile per contrastare infiammazioni, poiché attiva i recettori TRVP-I che regolano la percezione del dolore e della temperatura corporea. Le sue proprietà antinfiammatorie possono lenire dolori cronici o gonfiori che possono causare artriti e altre patologie tipiche di animali in età adulta. Il CBD può mitigare e prevenire ansia da separazione, paure o sindromi DOC; può aiutare a gestire e/o ridurre crisi epilettiche o attacchi provocati da altre patologie. Inoltre, può aiutare l’animale in un percorso di recupero di tipo oncologico grazie alle sue proprietà analgesiche ed antiemetiche che stimolano l’appetito.

1 – Il CBD e dolore : il CBD potrebbe essere in grado di attenuare i sintomi del dolore nel nostro animale grazie all’anandamide, una sostanza chimica che aiuta a spegnere i segnali del dolore nel cervello.

 

2 – Il CBD e la depressione : anche gli animali possono soffrire di stati depressivi, dovuti ad esempio a episodi particolarmente traumatici. I disturbi legati alla depressione non vengono  immediatamente colti dal proprietario, che spesso tende a interpretarli come dispetti fino a quando le manifestazioni di malessere non diventano evidenti, come ad esempio il gatto che non riesce ad usare la propria lettiera.

 

3 – CBD e deficit cognitivi : come tutti gli organi anche il sistema nervoso centrale invecchia. Negli animali ciò può comportare cambiamenti di umore e variazione delle capacità cognitive, al punto che il cane o il gatto possono  sviluppare una patologia comportamentale. La disfunzione cognitiva incide soprattutto sulla memoria, ma può coinvolgere anche altri punti.

 

4 – CBD e epilessia : grazie alle proprietà miorilassanti il CBD può aiutare a gestire attacchi epilettici degli animali.

 

5 – CBD e nausea : uno studio condotto nel 2012, pubblicato nel British Journal of Pharmacology, ha messo in luce i vantaggi del cannabidiolo il quale, secondo i ricercatori, agisce in maniera difasica, il che significa che in dosi basse può  ‘sopprimere’ l’impulso a vomitare. Il CBD può rivelarsi importante in casi di intossicazioni , effetti collaterali da farmaci e forme tumorali anche negli animali grazie alle sue proprietà antinausea.

 

 

 

. Quanto olio di CBD occorre somministrare agli animali domestici?

Non esiste un’unità chiara su quanto CBD dovresti dare ai tuoi animali domestici. Dovresti seguire passaggi simili a quelli che seguiresti quando consumi il tuo olio di CBD. I singoli prodotti specifici ti forniranno le dimensioni delle porzioni consigliate e le istruzioni su come somministrare. Queste porzioni stimate hanno lo scopo di impostare una dimensione media che sarà adeguata per coloro che rientrano tra un utilizzo principiante e moderato di CBD.

Non esiste una dose universale di CBD per animali o esseri umani. La concentrazione e il volume di CBD consumato dal tuo animale domestico sono determinati principalmente dal loro peso. A differenza degli esseri umani, gli animali domestici non sono in grado di vocalizzare il modo in cui il CBD sta influenzando i loro corpi. Il peso, quindi, diventa lo strumento di misurazione più o meno universale per stabilire quanto CBD dovrebbe assumere un animale. Tendenzialmente, la quantità di CBD aumenta in relazione al peso dell’animale, il che significa che un animale più grande e più pesante richiederà una porzione di CBD molto più grande di uno più piccolo e leggero.

 

. Esistono effetti collaterali comuni per gli animali domestici?

I prodotti a base di CBD vengono impiegati per diverse patologie che colpiscono gli animali domestici, prima fra tutte l’artrosi e permette una diminuzione dell’utilizzo di antinfiammatori (FANS e cortisone) che alla lunga possono creare problemi all’animale. L’olio CBD per animali domestici non è una panacea e dovrebbe far parte di una cura equilibrata e ben bilanciata degli animali. Anche se può portare ad un miglioramento e ad una riduzione dei vari sintomi ed è in grado di regolare meglio le funzioni corporee, non può guarire le malattie del tutto.

Il CBD non ha effetti collaterali noti o interazioni negative con farmaci e altri integratori alimentari. L’olio per animali CBD non contiene THC, quindi non è psicotropo. Potrebbero, però, presentarsi lievi effetti collaterali in conseguenza a un sovradosaggio, quali: bocca asciutta, sonnolenza, abbassamento della pressione sanguigna, diarrea e cefalee.

Se stai pensando di acquistare prodotti CBD per i tuoi animali domestici e non sei sicuro che i loro farmaci esistenti si mescolino favorevolmente con l’estratto di canapa, o se desideri avere indicazioni più dettagliate, ti consigliamo di visitare un veterinario per ottenere maggiore chiarezza.

 

In negozio e sull’e-commerce offriamo un olio con percentuale bassa specifica per animali: Olio CBD 5%

 

OLIO CBD – Terapia per il benessere

L’olio di CBD offre un approccio naturale al benessere psico-fisico lavorando insieme all’organismo, non contro di esso. È ben tollerato, non tossico e può essere adattato anche agli stili di vita più esigenti grazie all’abbondanza di prodotti disponibili.

Considerando che i recettori responsabili della promozione dell’equilibrio sono presenti nel nostro cervello, pelle, sistema immunitario, digestivo e nervoso—alcune gocce potrebbero avere un impatto significativo!

CHE COS’è L’OLIO di CBD?

L’olio di CBD è un liquido in flacone che viene generalmente consumato sopra o sotto la lingua. L’ingrediente principale è il CBD (cannabidiolo), un composto organico presente nella canapa, un tipo di Cannabis sativa L. con livelli di THC estremamente bassi, ma può presentare anche, in diverse percentuali, tutti i principi attivi della Canapa.

Una volta estratto il CBD dal materiale vegetale, viene miscelato ad un olio vettore, imbottigliato e venduto come olio di CBD. Il motivo per cui viene miscelato con oli come quello di oliva, canapa, olio di cocco, è quello di migliorare la sua capacità di assorbimento nel corpo, fornendo anche una varietà di benefici nutrizionali complementari.

DA DOVE PROVIENE?

L’estrazione del cannabidiolo dalla pianta di cannabis produce un’essenza oleosa. Questa contiene vari cannabinoidi in proporzioni diverse (a seconda del tipo di pianta, del metodo di estrazione, della conservazione e dell’origine).

Attualmente, la fonte più abbondante di CBD sono i fiori di canapa, una pianta selettivamente ibridata per raggiungere quantità elevate di questo cannabinoide. Esistono diversi modi per estrarre il CBD dalla canapa, con alcuni metodi molto più efficienti e sicuri di altri.

La canapa è un bioaccumulatore, un prodotto naturale che assorbe sostanze buone e cattive dall’aria, dall’acqua e dal suolo su cui viene coltivata. È quindi molto importante sapere che l’olio di CBD acquistato provenga da canapa coltivata biologicamente in culture biologiche della Germania, Austria o in altri paesi dell’UE.

COME VIENE PRODOTTO?

Per sfruttare al massimo la vostra esperienza con l’olio di CBD è fondamentale scegliere prodotti di alta qualità testati da laboratori indipendenti. Sapendo ciò che contiene e non contiene ogni flacone, identificherete rapidamente quale tipo d’olio di CBD è più giusto per voi, selezionando i vari ingredienti a seconda delle vostre esigenze e stili di vita.

L’estrazione con CO₂ presenta un grande vantaggio rispetto agli altri metodi di produzione di olio di CBD, ovvero estrazione basica con solvente, o estrazione con olio o a mano. A differenza delle altre tecniche, l’anidride carbonica nel suo stato supercritico si può iniettare attraverso la canapa per raccogliere selettivamente i cannabinoidi e tutti gli altri composti che si vogliono estrarre, lasciandosi dietro tutte le altre parti superflue. Grazie a questo maggiore controllo, l’estrazione con CO₂ è diventata la migliore tecnica per produrre CBD. L’uso della CO₂ come solvente consente di ottenere un prodotto finale privo di sostanze chimiche e contaminanti.

 

 

I test sull’olio di CBD migliorano il controllo qualità e aumentano la fiducia del consumatore

 

COME FUNZIONA?

La cosa più importante per il nostro corpo è quella di essere in equilibrio, in modo tale da essere più sani e felici. Solo quando siamo in equilibrio possiamo dare il meglio. Il sistema endocannabinoide, con i suoi recettori cannabinoidi nel cervello, nel sistema nervoso centrale e periferico, negli organi, nel tessuto connettivo, nelle cellule immunitarie, nelle ghiandole, nel tratto digestivo e anche nella pelle, è responsabile della stabilità all’interno del corpo. Il mantenimento del nostro stato di equilibrio nella medicina viene anche chiamato omeostasi.

I recettori dell’ECS (Endocannabinoid System) dispongono, si potrebbe dire, di una connessione “wireless” con tutto il corpo e cercano costantemente di regolarlo verso una maggiore stabilità, indipendentemente dalle influenze e dalle fluttuazioni a cui è esposto. Il sistema endogeno dei cannabinoidi sostiene così il corpo in una moltitudine di processi fisiologici interni e li aiuta a regolarli. I quattro compiti principali dell’ECS sono: la neuroprotezione (il tentativo di salvare le cellule nervose dalla morte), la rigenerazione da stress, l’equilibrio immunitario e la regolazione omeostatica. Esso aiuta il corpo, tra le altre cose:

  • a migliorare l’umore
  • a migliorare la memoria
  • a migliorare il controllo del corpo
  • a proteggere il sistema immunitario
  • per la riproduzione
  • per ridurre la percezione del dolore
  • a regolare l’appetito
  • a regolare il sonno
  • per lo sviluppo osseo

 

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto i benefici del CBD, uno dei principali principi attivi della canapa, per combattere i sintomi di:

  • ansia
  • stress
  • ipertensione
  • insonnia
  • dolori cronici
  • spasmi muscolari
  • m. di Parkinson
  • m. di Alzheimer

E’ inoltre un naturale miorilassante molto utile per gli sportivi, per rilassare i muscoli dopo o prima dell’attività, lo Yoga, il pilates e tantissime altre attività. Generalmente non interferisce con i farmaci, è un prodotto organico, naturale e senza particolari controindicazioni. Non è un farmaco, pertanto si consiglia di non interrompere alcuna cura prima di aver interpellato il tuo medico.

COME ASSUMERLO?

L’assunzione di CBD per via orale è l’opzione più popolare. Tuttavia, una volta che lo si è assunto, il composto deve affrontare diversi processi biologici prima di poter pervenire al nostro flusso sanguigno. Il sistema digestivo ed i suoi enzimi faranno del loro meglio per diluire la dose di CBD che avete assunto.

A causa del numero di variabili, è praticamente impossibile fornire un’aspettativa esatta della biodisponibilità orale, ma gli scienziati ritengono che sia di circa il 4–20%.

Benché sia molto simile all’assunzione di CBD per via orale, la somministrazione sublinguale si affida ai capillari situati sotto la lingua per far pervenire la sostanza al flusso sanguigno. Ciò si ottiene depositando alcune gocce sotto la lingua, e tenendovele per lasciar le assorbire dalla membrana mucosa.

Secondo resoconti aneddotici, il dosaggio sublinguale del CBD è un modo semplice ed efficace di intensificare la manifestazione degli effetti. Poiché non deve affrontare il passaggio attraverso il fegato ed il tratto gastrointestinale, si presume che il CBD raggiunga il flusso sanguigno con maggior rapidità.

 

QUANTO CBD ASSUMERE?

Il CBD sembra sicuro anche a dosi elevate, ma iniziate con cautela e procedete gradualmente

Il corretto dosaggio di CBD dipende da così tante variabili specifiche che il suo calcolo può creare confusione, specialmente per coloro che sono nuovi a questo tipo di composto terapeutico. Sul dosaggio di questo cannabinoide influiscono diversi fattori, a partire dalla salute fisica, dall’età e dal metabolismo, fino allo specifico disturbo da trattare e al prodotto con CBD che si andrà a somministrare.

La scelta di un marchio di CBD di cui vi potete fidare è fondamentale, non solo al momento di calcolare un dosaggio accurato, ma anche perché vi garantisce di ottenere un prodotto di qualità contenente tutto ciò che dovrebbe avere un articolo di questo genere, senza additivi o prodotti chimici indesiderati.

Canapè offre un prodotto al 10% di CBD Full Spectrum, ovvero indica che che durante l’estrazione si sono mantenuti tutti i principi attivi della canapa a differenza del semplice Olio di CBD in cui viene isolato solo il Cannabidiolo, mentre vanno persi tutti gli altri principi attivi. Olio di CBD di Canapè è estratto da varietà di canapa coltivata in Italia con elevata concentrazione di CBD, è un prodotto naturale di alta qualità, senza aggiunta di pesticidi o sostanze dannose per la salute, è ecofriendly e pet friendly.

Per aiutarvi a calcolare la quantità di CBD da assumere (in mg), potete usare il seguente esempio come guida:

Olio di CBD 2,5%: 1,15mg di CBD per goccia
Olio di CBD 5%: 2,3mg di CBD per goccia
Olio di CBD 10%: 4,6mg di CBD per goccia

Olio di CBD 15%: 6,9mg di CBD per goccia
Olio di CBD 20%: 9,2mg di CBD per goccia

Olio di CBD 30%: 13,8mg di CBD per goccia
Olio di CBD 40%: 18,4mg di CBD per goccia

Abbiamo affrontato numerose questioni e, sebbene il primo approccio con il dosaggio del CBD possa spaventare, il principale punto da tenere in considerazione dovrebbe sempre essere: ascoltate il vostro corpo. Usando le nostre raccomandazioni come punto di partenza, potrete decidere se aumentare o diminuire le concentrazioni di CBD in base a come vi sentirete. Per capire se l’olio di CBD fa per te, è importante discutere di eventuali dubbi con il tuo medico, in quanto bisogna prendere in considerazione che esistono alcuni effetti collaterali minori. Tuttavia, dovresti sapere che la vera entità dell’olio di CBD rimane oggetto di studio e che c’è ancora molto da imparare su come influenza il corpo umano.

COME TI FA SENTIRE?

Secondo i primi studi, il CBD avrebbe la capacità di aumentare i livelli di anandamide nel corpo. Conosciuta anche come la “molecola della beatitudine”, l’anandamide svolge un ruolo di neurotrasmettitore endocannabinoide. L’accattivante nome di questa sostanza chimica descrive fedelmente la sua capacità di influenzare l’umore.

Oltre ad influenzare il nostro sistema endocannabinoide, il CBD si lega anche ai recettori della serotonina. Ciò mostrerebbe un ulteriore meccanismo attraverso il quale il CBD potrebbe aiutare a sostenere il nostro rilassamento.

Ulteriori ricerche sugli animali suggeriscono che questo stesso meccanismo potrebbe aiutare a trattare lo stress latente associato al disturbo da stress post-traumatico (DPTS).

Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature riporta un esempio di questi effetti. Lo studio osservò gli effetti del CBD su soggetti con disturbi d’ansia sociale. Tutti i soggetti furono sottoposti ad una prova simulata di conversazione in pubblico, ma solo ad un gruppo fu somministrato CBD (600mg). I ricercatori scoprirono che il gruppo trattato con CBD riportava minori livelli di ansia, deficit cognitivo, disagio e prontezza.

L’anandamide si lega ai recettori dei cannabinoidi del nostro sistema endocannabinoide. Questo neurotrasmettitore svolge un ruolo chiave in molti processi fisiologici, tra cui umore, sonno e appetito. E, non meno importante, aiuta a ristabilire gli equilibri quando si tratta di rilassamento e stress.

Tutti i prodotti di CBD avranno esiti, durata degli effetti ed intensità differenti. Il prodotto più efficace dipenderà dalle circostanze individuali e da ciò che si desidera ottenere con il CBD.

Tuttavia, è perfettamente lecito combinare diversi prodotti di CBD per sostenere il tuo benessere da diverse angolazioni. Il CBD ha il potenziale per influenzare i sistemi presenti lungo tutto il corpo, quindi potresti dover sperimentare un po’ per trovare ciò che funziona meglio per te.

 

 

 

Come ottenere la Cannabis Terapeutica?

Come ottenere la Cannabis Terapeutica?

 

In Italia la Cannabis Medica è pienamente legale dal 2013; un piccolo riassunto di cosa è successo aiuterà a comprendere a fondo i temi trattati in questo articolo, e cioè:

  • processo di prescrizione farmaco e iter del paziente per accedere alla terapia
  • rimborsabilità e diversificazione Regionale
  • iter di approvvigionamento per pazienti, ospedali/ASL, farmacie e distributori autorizzati
  • costi

 

1. COME VIENE PRESCRITTA LA CANNABIS TERAPEUTICA?

Come tutti i farmaci, la Cannabis Terapeutica può essere prescritta da un qualsiasi Medico (Chirurgo o Veterinario) che, in scienza e coscienza, la ritenga il medicamento più adatto.

La Cannabis Medica è prescrivibile con spese a carico del paziente per qualsiasi patologia per la quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata.

In parziale deroga a questo discorso va detto che mentre la libertà per il Medico è totale (nel rispetto della normativa vigente Legge 94/98) quando il farmaco è a pagamento (ossia il paziente lo acquista pagandolo di tasca propria), quando il farmaco invece è a carico del Sistema Sanitario Regionale (SSR) (cioè gratuito per il paziente), esistono più vincoli per il Medico. Si parla, in questo caso, di appropriatezza prescrittiva.

In virtù di quanto scritto sopra nel voler spiegare qual è l’iter per un paziente per ottenere Cannabis Medica, è necessario distinguere tra quando la Cannabis è prescritta su ricettario privato a pagamento (la ricetta “bianca”) e Cannabis prescritta a carico del Sistema Sanitario Regionale (SSR).

In altre parole, l’accesso alla Cannabis Medica è:

  • molto semplice se prescritta a pagamento
  • da semplice a complesso se prescritta a carico del SSR (la difficoltà varia da Regione a Regione)

Per aiutarvi a navigare questa tematica potete approfondire in questo articolo: “Cannabis Medica e rimborsabilità Regione per Regione

In generale, la Legge che regola la prescrizione magistrale di Cannabis Medica è la Legge 94/98 conosciuta come “Legge Di Bella” (esatto, QUEL professore Di Bella) e dal DM 9/11/2015.

In breve, questa Legge prevede che sulla ricetta il Medico riporti, tra le altre cose, il tipo di Cannabis, il motivo per il quale il Medico richiede al Farmacista la preparazione e (per la salvaguardia della privacy) un codice alfanumerico (numeri e lettere) al posto del nome/cognome.

dati anonimi relativi a età, sesso, posologia in peso di Cannabis ed esigenza di trattamento sono inoltre richiesti per fini statistici, così come previsto dal Progetto pilota, compilando la scheda per la raccolta dei dati dei pazienti trattati da inviare alla Regione territorialmente competente secondo le indicazioni che le stesse Regioni forniranno.

 

 

2. PROBLEMATICHE LEGATE AD OTTENERE CANNABIS MEDICA CON RICETTA BIANCA

Per prima cosa, un Medico NON è mai obbligato a prescrivere una terapia (sia essa a base di Cannabis, che qualsiasi altro farmaco), specie se in scienza e coscienza ritiene che non sia il farmaco necessario per il proprio paziente.

Nel momento presente esistono molti Medici che rifiutano anche solo di considerare la Cannabis come opzione terapeutica perché non la conoscono e non vogliono conoscerla oppure “perché è una droga d’abuso”.

Secondo problema: trovato il Medico che ha redatto la ricetta, rimane da trovare una farmacia che prepari Cannabis Terapeutica (circa 600 su 19.000 totali in Italia). Una volta trovata, occorre che tale farmacia sia fornita di una delle nove varietà legalmente prescrivibili: forse non tutti sanno che da due anni a questa parte si vive in uno stato di continua carenza di Cannabis legata ad altissima domanda (da parte di Medici e Pazienti) e poca offerta (legata ad insufficiente importazione da parte dell’Italia da Olanda o Canada).

Giova ricordare che nel 2017 il Ministero della Salute, attraverso l’Ufficio Centrale Stupefacenti, multò con diverse migliaia di € alcune farmacie che informavano i pazienti sulla disponibilità di Cannabis Medica (informando e rendendo noto dove reperirla), ritenendo che fossa “propaganda pubblicitaria indiretta”.

 

 

3. OTTENERE CANNABIS MEDICA A CARICO DEL SSR

La rimborsabilità dei medicinali a base di Cannabis non è prevista da tutte le Regioni, ma solo dalle Regioni che hanno legiferato in materia di erogazione di “farmaci cannabinoidi”.

Premesso che la maggior parte delle Regioni NON ha ancora concesso la prescrizione gratuita di Cannabis Medica, in alcune Regioni (es. Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia) è possibile per il paziente ottenere Cannabis gratuita, ma (già detto, ribadiamolo) SOLO per alcune indicazioni terapeutiche, ossia solo per alcuni tipi di malattie.

In altre parole, non importa se si è esenti civili o invalidi, ma contano esclusivamente questi fattori:

  1. la Regione nella quale si risiede
  2. se in quella Regione la malattia di cui si è affetti viene riconosciuta per Cannabis fornita gratuitamente

Da ciò deriva che per la stessa identica malattia un paziente residente nella Regione X può ottenere Cannabis Medica gratuitamente, mentre nella Regione Y la deve comunque pagare.

A differenza di quando la Cannabis è acquistata a pagamento, non esiste un iter unico per la prescrizione, ma esso varia (come ripetuto) da Regione a Regione.

La Cannabis può essere rimborsata, ma nonostante il decreto DM 9/11/2015 precedentemente citato, le patologie per le quali è riconosciuta la rimborsabilità variano per ogni Regione, che legifera autonomamente su patologie, forme farmaceutiche e a volte modalità di prescrizione.

Infatti alcune Regioni per riconoscere la rimborsabilità prevedono obbligatoriamente un piano terapeutico (che può essere preso in carico e seguito dal medico di base), altre solo determinate varietà di Cannabis o tipi di preparazione.

Al fine di essere certi della possibile rimborsabilità conviene sempre fare rifermento all’ente territoriale competente in quanto la situazione risulta molto disomogenea, senza considerare il fatto che alcune Regioni non hanno deliberato, altre solamente deliberato e altre hanno già portato a termine tutto il processo attuativo.

 

 

4. APPROVVIGIONAMENTO DI CANNABIS MEDICA DA PARTE DELLE FARMACIE

Le Farmacie italiane che preparano Cannabis Medica (le stime sono di oltre 600 su 19.000 presenti) possono ottenere Cannabis da fornitori diversi a seconda della provenienza:

  • Cannabis Medica olandese: la Farmacia la ordina da uno dei cinque distributori di materie prime italiani autorizzati (ACEF, Fagron, Farmalabor, Fl-Group, Galeno)
  • Cannabis Medica italiana: la Farmacia la ordina dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze
  • Cannabis Medica canadese: la Farmacia la ordina dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze

Le modalità per la Farmacia di approvvigionarsi di Cannabis Medica sono le stesse di tutte le altre sostanze stupefacenti, ossia con Buono Acquisto in tre copie da inviare (PEC + firma digitale o originale cartaceo) alla ditta.

Nel Buono Acquisto la Farmacia indica in maniera inequivocabile la varietà di Cannabis che desidera e la quantità in grammi suddivisa per numero di flaconi: es. per ordinare 250 grammi di infiorescenze, la farmacia non indicherà un generico “250 g”, ma “25 flaconi da 10 g” oppure “1 confezione da 250 g” in base ai tagli disponibili.

All’arrivo in Farmacia la Cannabis Medica in infiorescenze viene caricata sul registro di entrata/uscita e scaricata man mano con le ricette mediche che il Farmacista preparerà di volta in volta.

 

5. COSTI DELLA CANNABIS MEDICA

Quando il paziente paga di tasca propria il farmaco la domanda che subito viene in mente è “Quanto costa?

Essendo la Cannabis Medica un farmaco galenico (ossia preparato di volta in volta dal Farmacista) e non essendo un farmaco industriale fatto e finito (come quelli che siamo abituati a comprare in Farmacia con un dosaggio fisso, un numero di dosi fisso, una quantità di sostanza fissa), è impossibile dare un prezzo unico del farmaco a base di Cannabis.

Per i farmaci galenici il Farmacista NON è assolutamente libero di decidere il prezzo, ma si rifà obbligatoriamente ad una Tariffa stabilita dal Ministero della Salute con la quale calcola i prezzi di tutti i farmaci galenici che prepara (sia a base di cannabinoidi che non, dagli sciroppi alle supposte, dalle cartine ai colliri).

L’unica certezza è che il Ministero della Salute obbliga a vendere la Cannabis a 9 € al grammo + IVA 10% (dei medicinali) indipendentemente dal costo richiesto al Farmacista, che varia solitamente dai 9 agli 11€ + IVA 22% (delle materie prime).

A questo prezzo vanno aggiunti i costi di preparazione e contenitori (che variano a seconda della forma farmaceutica preparata e della sua pericolosità), sempre stabiliti dalla Tariffa dei Medicinali. Unendo il tutto, è possibile dare alcuni esempi di costo per far capire orientativamente (salvo costo dei recipienti, eccipienti e numero di operazioni tecnologiche) il costo di una terapia:

  • 30 cartine da 100mg di infiorescenze di cannabis: 65€ circa
  • 30 cartine da 500mg di infiorescenze di cannabis: 190€ circa
  • 30 cartine da 1000mg di infiorescenze di cannabis: 330€ circa
  • 50 ml di olio di cannabis (5g/50ml): 90€ circa
  • 100ml di olio di cannabis (5g/50ml): 160€ circa

Trattandosi di farmaci la spesa è fiscalmente detraibile (come per i farmaci industriali) mediante “scontrino parlante” o fattura.

Inoltre, così come da decreto Decreto 9 novembre 2015, si aggiunge la necessità di titolazione dei preparati di olii ed estratti, che per legge devono essere analizzati.

Il decreto impone l’analisi, ma non il costo da attribuire al paziente e/o al farmacista, in quanto non presente all’interno dell’onorario professionale e non specificato in nessuna norma (ad eccezione della Lombardia, la quale ad oggi ha dato un tetto di spesa massima per la rimborsabilità delle analisi). Si assiste dunque ad una difformità di prezzo non indifferente che è attualmente oggetto di valutazione da parte degli enti preposti.

 


Per approfondire quanto riportato, suggeriamo di consultare la Gazzetta Ufficiale del Ministero della Salute:

L’ordine delle suore della cannabis

L’ordine delle suore della cannabis

 

Le chiamano “weed nouns”, ma il loro vero nome è “Sisters of the Valley”, le sorelle della valle. Non appartengono a un ordine religioso tradizionale, ma si sono riunite insieme con la missione di guarire il mondo.

Rispettano la Madre Terra e condividono i suoi doni con gli altri. Lavorano insieme, pregano insieme, indossano il velo e producono oli, balsami e unguenti a base di CBD.

Solo nel primo anno sono riuscite a fatturare $ 60.000. Nel 2017 hanno superato il milione. A oggi sono super seguite sui social e continuano imperterrite a fornire un servizio eccezionale!

 

 

Ecco le “Sisters of the valley”, le suore hippie che coltivano cannabis in California

 

Christine Meeusen non è la solita suora. Negli ultimi sei anni, ora si fa chiamare sorella Kate, ha coltivato cannabis su un appezzamento di terreno di un acro a Merced, in California.

La cannabis non è solo un raccolto per Suor Kate, ma un mezzo per fare del bene. Vuole stabilire una religione new age incentrata sulla guarigione con medicine a base vegetale prodotte in modo sostenibile e sollevare le donne dalla povertà.

La sorella ha fondato la sua sorellanza, Sisters of the Valley, nel 2015 dopo una serie di eventi che le cambiano la vita. In primo luogo, ha attraversato quello che dice sia stato un divorzio devastante nel 2008 che l’ha lasciata senza un soldo e per un breve periodo senza casa come madre single che ha cresciuto tre figli. Ha iniziato a coltivare cibo e cannabis nel suo cortile per diventare autosufficiente.

 

. Nel 2014, ha deciso di produrre tinture e unguenti a base di cannabis per mantenersi. Allo stesso tempo, ha iniziato a partecipare alle proteste del movimento Occupy, indossando un costume da suora.

. Poi, nel 2016, la sorella Kate ha iniziato a coltivare cannabis e a produrre prodotti usando il cannabidiolo, o CBD, come oli e tè nella sua fattoria, sottoscrivendo un codice di valori che, secondo lei, è vagamente basato sugli ordini religiosi delle Beghine del Medioevo. Le Beguine furono uno dei primi esempi di femminismo. Le beghine non rispettavano le regole del tempo che richiedevano alle donne di vivere sotto la tutela di un uomo. Non erano vincolate da voti permanenti come le suore cattoliche, in quanto non facevano parte della Chiesa cattolica. Le donne potevano entrare nel loro ordine con i bambini e andarsene se volevano sposarsi. Vivevano tutti insieme per l’autosufficienza economica e si dedicavano a Dio e ad atti di buon servizio.

 

L’ordine delle suore della cannabis è sinonimo di unione e amore incondizionato.

 

 

“Stiamo camminando e marciando in un mondo in cui avremo suore che diserbano l’erba in ogni provincia del pianeta e in ogni contea e provincia del mondo”, dice suor Kate. “Quando le persone ci vedranno nei nostri veli sapranno cosa rappresentiamo proprio come fanno [quando] un pompiere [è] nella sua uniforme.”

Attualmente, 25 sorelle e cinque fratelli fanno parte di Sisters of the Valley in tutto il mondo, vendendo i loro prodotti in luoghi come la Nuova Zelanda, il Messico, la Danimarca e il Brasile. Per far parte della sorellanza, sorelle e fratelli devono generare entrate dai prodotti. Sono previsti anche circa due anni di formazione, che prevede la partecipazione a un programma di borse di studio, la risposta a un sondaggio di approfondimento e la lettura di una copia del Libro delle Nuove Beghine. Diverse sorelle e fratelli sono coinvolti in vari sforzi di difesa dei diritti delle donne e della legalizzazione della cannabis nelle loro comunità, in modo che possano stabilire le proprie fattorie invece di importare dal raccolto di suor Kate.

. Mentre il COVID-19 ha intaccato le vendite della sorellanza, Sister Kate è fiduciosa che il suo esercito di suore new age possa affrontare la tempesta e uscire come un business migliore quando la pandemia sarà finita. Oltre ad espandere la sua sorellanza, dice che le piacerebbe iniziare a coltivare funghi medicinali e alcuni tipi di radici. Sogna anche di creare una hotline di soccorso per le donne che affrontano senzatetto, abusi o qualsiasi altro tipo di crisi. L’idea è che alla fine le Sisters of the Valley possano fornire anche una serie di servizi sociali.

“Siamo piccole in questo momento, ma abbiamo grandi sogni… Se qualcuno fosse venuto e si fosse preso cura di me, avrebbe fatto una grande differenza per me e per le molte donne che sperimentano l’essere buttate via «donne», dice suor Kate. “Quando dai a una donna una qualità di vita migliore, portano con sé gli uomini. Le donne non lasciano indietro gli uomini come una società patriarcale lascia indietro le donne. Semplicemente non accadrà”.

 

CBD in Gravidanza

Dubbi e vantaggi del CBD in Gravidanza

Uno dei periodi più belli ma anche più delicati della vita di una donna è sicuramente la gravidanza. Delicato perché durante i 9 mesi della gestazione, il feto, nell’utero della madre, attraversa tutti i passaggi di formazione e di sviluppo, che dipendono interamente dal corpo della madre per le sostanze nutrienti e difese immunitarie. Ed è per questo che insieme ai farmaci, sono sconsigliate anche sostanze come alcol, tabacco e droghe che possono causare problemi nel processo di sviluppo del bambino.

Dunque, fumare marjuana non legale in gravidanza può comportare danni irreversibili al sistema nervoso centrale del bambino, perché il principale ingrediente psicoattivo, il THC, può passare attraverso la placenta, raggiungendo il feto nel suo flusso sanguigno.

 

Cannabis light e gravidanza: quali sono i benefici

Durante i nove mesi della gravidanza, spesso non è facile trovare sollievo da alcuni disturbi fisici e psichiciquali acidità di stomaco, nausea, vomito, dolori articolari, ansia e stress. Tuttavia, nonostante molte future mamme soffrano di questi “inconvenienti” della gestazione, la somministrazione di farmaci (anche di uso comune) per curarli viene caldamente sconsigliata. Oggi, molti studi avvalorano la possibilità di ricorrere a un rimedio tutto naturale per risolvere tali problematiche: la cannabis light.

 

Disturbi del sistema digerente in gravidanza. Nausee e vomito

Molte donne, soprattutto nel primo trimestre dal concepimento, sono affette da un senso di disgusto continuo che spesso può portare ad acidità di stomaco, cattiva digestione, nausee mattutine e vomito. Si tratta di disturbi molto diffusi che possono presentarsi in maniera lieve e transitoria, oppure evolversi in forme gravi e persistenti, tali da portare addirittura a malnutrizione della madre e quindi anche del feto.

Ad esempio, nel caso dell’iperemesi gravidica, una forma acuta e incontrollabile di nausee e vomito, si possono presentare disidratazione progressiva, rapida perdita di peso, infossamento degli occhi, diminuzione della quantità di urine emesse, chetosi, anomalie del quadro elettrolitico e carenze nutritive. In Italia, questo disturbo colpisce ben tre donne incinte su quattro nel primo trimestre di gravidanza, ma attualmente il protocollo farmacologico per contrastarla non è privo di controindicazioni e a volte del tutto inefficace.

 

Come può aiutare la cannabis light in caso di vomito e nausea gravidica?

La cannabis light può diventare un valido aiuto in caso di acidità di stomaco, nausee e vomito in gravidanza, anche nelle forme più serie.

In alcuni Paesi dove le terapie a base di cannabis sono ampiamente validate e sfruttate, la cannabis terapeutica è attualmente prescritta dai ginecologi per il suo effetto di antiemetico naturale, stimolatore dell’appetito, rilassante e analgesico.

Agendo prevalentemente sul sistema endocannabinoide, composto da una rete di recettori distribuiti nelle cellule di tutto il corpo, la cannabis light stimola importantissimi processi fisiologici di tipo antinfiammatorio e miorilassante.

Se il sistema digerente non è più infiammato, lo stimolo della nausea cala in modo repentino e ritorna l’appetito per la madre che introduce nuovamente e senza più problemi tutti gli elementi essenziali per garantire la propria salute e quella del proprio bambino.

 

Dolori in gravidanza e cannabis light

Le donne in “stato interessante” possono ritrovarsi ad affrontare anche altri sintomi spiacevoli, come dolori cronici di tipo muscolare e/o osteoarticolare. È noto che la cannabis light sia in grado di alleviare, almeno parzialmente, queste condizioni: il cannabidiolo (CBD) è, infatti, in grado di rilassare l’apparto muscolare, tanto che alcuni studi sostengono che potrebbe essere utile anche in caso di contrazioni.

Ad esempio, chi soffre di dolori muscolari può cospargere un balsamo, una crema o una lozione cutanea a base di olio di CBD al 100% direttamente sull’area interessata, anche in caso di emicrania. In questo senso, è opportuno ricordare che tutti i prodotti realizzati con canapa biologica offrono la garanzia dell’assoluta assenza di THC.

 

Alleviare ansia e stress in gravidanza con la cannabis light

Il periodo dell’attesa per una futura mamma può essere fonte di preoccupazione e quindi di ansia e stress. In gravidanza, ridurre gli stati d’ansia o depressione, lo stress, l’insonnia è possibile, anche senza dover necessariamente ricorrere a terapie farmacologiche. Un valido aiuto può senza dubbio essere rappresentato da prodotti a base di cannabis light come l‘assunzione di capsule, gocce, olio o tè di CBD.

Ovviamente, la combustione è un metodo di assunzione della cannabis assolutamente sconsigliato, soprattutto alle donne incinte, ma da molteplici studi clinici emerge che può eventualmente essere sostituito da vaporizzazioni o ingestione tramite cibo o estratti. In ogni caso, prima di qualsiasi assunzione è necessario consultare uno specialista.

 

Le possibili controindicazioni all’uso di cannabis in gravidanza

La ricerca non si è espressa definitivamente su questo argomento così delicato, nonostante ci siano diversi studi all’attivo che ipotizzano un livello di controindicazioni per lo sviluppo del feto che parrebbe sfiorare lo 0%.

L’uso di CBD nelle donne in gravidanza, secondo gli studi scientifici più recenti, non è connesso all’insorgenza di patologie, malformazioni o deficit di crescita del feto: i bambini nati da madri che, sotto controllo medico hanno assunto cannabis, non sono risultati diversi dagli altri bambini nati da madri che non erano state sottoposte a trattamenti di questo tipo.

La cannabis light sembra dunque rappresentare un’alternativa sicura per le donne in gravidanza che necessitano di un aiuto contro tutti quei disturbi strettamente legati a questo periodo tanto importante della vita.

. Dubbi e vantaggi del CBD in Gravidanza .

Che cosa sono i Terpeni?

Che cosa sono i Terpeni?

 

 

Vengono prodotti da molte piante, soprattutto conifere e da alcuni insetti, sono i componenti principali delle resine e degli oli essenziali delle piante, miscele di sostanze che conferiscono a ogni fiore o pianta un caratteristico odore o aroma. Rappresentano anche i precursori biosintetici degli steroidi e dei carotenoidi. Molti aromi usati nei cibi o nei profumi sono derivati da terpeni o terpenoidi naturali.

 

Perché le piante producono composti aromatici come i terpeni?

Come spesso accade nel mondo vegetale, i terpeni sono utilizzati dalle piante per difendersi dai predatori.

Emettendo un aroma pungente, le piante possono respingere alcuni insetti, ma possono anche attirare gli insetti benefici di cui hanno bisogno per l’impollinazione.

Tali composti chimici contribuiscono dunque a svolgere funzioni di rilievo all’interno della pianta di cannabis, rappresentando le basi per costituire molecole più complesse e fondamentali per il corretto equilibrio metabolico della stessa, quali ad esempio ormoni stimolanti, vitamine, pigmenti, steroidi, resine e addirittura i cannabinoidi, rappresentando altresì una vera e propria barriera difensiva, data dal caratteristico odore pungente, contro eventuali parassiti, insetti e funghi.

Proprio l’eterogeneità della composizione dei terpeni all’interno della cannabis, rappresenta un valido parametro, per definire nel dettaglio quelli che possono essere i differenti biotipi della specie. Un esempio è dato dal ceppo Indica, dove prevale la presenza di β-mircene, α-pinene e limonene, comparato al ceppo Sativa che al contrario presenta un profilo terpenico notevolmente più complesso e variegato.

La quantità e il tipo di terpeni che una pianta di cannabis produce dipende da vari fattori. La stessa varietà non necessariamente produce sempre gli stessi composti aromatici. Ciò può dipendere da fattori come il clima, il suolo e i fertilizzanti utilizzati, l’età della pianta, e altri elementi.

Al giorno d’oggi, abbiamo scoperto circa 100 terpeni diversi nella marijuana. Ogni varietà ha i suoi particolari tipi e combinazioni di terpeni in varie concentrazioni.

 

 

Come Agiscono i Terpeni?

I terpeni agiscono in una miriade di modi. Oltre ad arricchire l’esperienza con sapori ed odori molto piacevoli, queste molecole svolgono anche un ruolo importante negli effetti di ciascuna varietà.

Gli scienziati che studiano la cannabis hanno identificato un’interazione tra terpeni e cannabinoidi. Le molecole di queste due famiglie sembrano lavorare insieme per produrre maggiori benefici, un fenomeno noto come effetto entourage.

Ad esempio, il limonene, il cariofillene ed il pinene lavorano fianco a fianco con il THC per produrre diversi benefici, mentre il CBD e il linalolo hanno una speciale relazione sinergica. Ma i terpeni possono anche produrre effetti da soli. Numerosi studi hanno infatti confermato che queste molecole possono generare affascinanti effetti a prescindere dalla presenza dei cannabinoidi.

 

Come Possono Essere Assunti i Terpeni?

I terpeni della cannabis vengono assunti principalmente fumando o vaporizzando. Ogni boccata di fumo o vapore di infiorescenze o estratti di cannabis trasporta una miriade di terpeni nei polmoni, da dove poi passano rapidamente nel flusso sanguigno.

I terpeni sono molecole volatili, il che significa che si degradano a temperature relativamente basse. Per questo motivo, la vaporizzazione è il migliore strumento per mantenere intatti tutti i terpeni. I vaporizzatori funzionano tramite riscaldamento a conduzione, a convezione o una miscela dei due. Inoltre, i vaporizzatori più moderni consentono di modificare le impostazioni di temperatura con incrementi di un solo grado. Poiché i vari terpeni hanno diversi punti di evaporazione, questi dispositivi consentono ai consumatori di puntare solo a specifici terpeni.

Inoltre, possono essere utilizzati secondo differenti modalità e dosaggi, preferibilmente in purezza: trovano ampio riscontro se addizionati a cibi e bevande, esattamente come aromatizzanti utilizzando 2 gocce per alimento. Diversamente possono essere diluiti anche in alcool, olio di oliva o di cocco ad esempio, nella proporzione di 3 -5 gocce ogni 100ml di liquido. Di norma ogni goccia contiene circa 50mg di terpene e trattandosi di un concentrato puro, necessita di essere maneggiato con cura per evitare irritazioni alla pelle o alle mucose.

 

 

Effetti terapeutici dei terpeni della Cannabis:

Associati alla cannabis, a prescindere se ci si trovi in presenza di infiorescenze o cristalli o oli, i terpeni tendono a definire il cosiddetto “effetto di entourage” in grado di descriverne perfettamente l’associazione con i cannabinoidi, elementi dominanti nella cannabis. Tale termine indica un aumento in termini di efficacia dell’erba e un significativo miglioramento di quelli che ne sono gli effetti terapeutici, derivati proprio dall’associazione terpeni-cannabinoidi. Tale azione complementare può quindi rafforzare in maniera significativa il livello terapeutico dei preparati ed ampliandone ovviamente il campo di utilizzo.

Terpeni differenti possono inoltre essere associati in modo tale da toccare simultaneamente molteplici problematiche: linalolo mircene se assunti in sinergia offrono una marcata azione sedativa e calmante, utile anche nel trattamento di patologie causa di convulsioni, azione resa ulteriormente più efficace se al tutto viene addizionato ad esempio il terpinolene. Se al contrario è necessario promuovere l’energia e la vitalità, favorendo comunque la concentrazione e la resa cerebrale, limonene pinene rappresentano la soluzione più indicata. Quest’ultimo tuttavia, complice la sua spiccata azione anti-infiammatoria, può essere assunto unitamente al beta-cariofillene mentre lo stesso limonene, spesso risulta risolutivo nel trattamento di problematiche e sintomatologie a carico dell’apparato gastro-intestinale.

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato

Esistono nel mondo contemporaneo le alternative vegetali alla carne animale, con proprietà da superfood che troviamo sempre più sugli scaffali dei supermercati.

 

 

Già da tempo in America la carne animale trova i suoi corrispondenti vegetali a base di canapa per far fronte alla folla sempre più ampia di persone vegane e vegetariane o persone che sostengono uno stile di vita rivolto alla natura e all’amore che hanno per essa.

Parliamo del fenomeno che prende il nome di carne vegetale, carne finta, alternativa vegetale alla carne, o carne coltivata, tutte perifrasi che stanno ad indicare prodotti di origine vegetale, trasformati per fare in modo che l’aspetto, e in alcuni casi anche il sapore, sia quello di una bistecca, di un hamburger, di salsiccia o carne macinata.

In Italia ancora non troviamo prodotti pronti così ricercati ma, da qualche anno a questa parte, sugli scaffali dei supermercati, sono sempre più numerosi i prodotti che utilizzano semi o farina di canapa: dalla pasta ai biscotti, dalle salse ai dessert.

Un prodotto interessante, per preparare “Carne di Canapa”, che si può trovare sul mercato è un Preparato per Burger Vegano con Canapa e Semi Misti Bio, prodotto dalla ditta Sapore di sole.

Qui parleremo invece di come la canapa può sostituire la carne animale, non solo per una questione di impatto ambientale, poiché la canapa ha costi e modalità di produzione ridotti rispetto ad altri alimenti, ma anche perché ha un apporto proteico molto simile a quello della carne animale.

Ad una prima occhiata potrebbe ingannare anche i carnivori più convinti, ma in realtà si tratta di canapa.

 

Un prodotto a base di canapa?

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

 Non si tratta solo di dare una risposta alle esigenze di una fetta di mercato specifica, intolleranti o vegetariani ma di sondare le protettive attuali e future dell’uso delle fibre di canapa a fini di alimentazione umana, poco impattante sull’Ambiente e di grande visione circa la lucrosità ottenibile nel futuro recente, forme di investimento importanti e redditizie, dunque.

La carne alternativa è la nuova frontiera dei cosiddetti nuovi alimenti.

 

Una realtà vegan sul mercato:

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

Un’azienda neozelandese ha lanciato quest’anno il primo di questi prodotti a base di canapa coltivata localmente.

Parliamo di Sustainable Foods, che già vende prodotti di questo tipo a base di soia, e che ha annunciato il lancio della linea a base di canapa che sarà commercializzata dal loro brand, Craft Meat Co, dopo un’accurata ricerca e dedito lavoro a fianco dei ricercatori del Riddet Institute della Massey University, per creare un prodotto buono, salutare e con a cuore il futuro ambientale.

 

 

Che gusto ha un burger alla canapa?

“Carne di Canapa” – alternativa vegetale sul mercato –

L’hamburger è simbolo del fast food per eccellenza. Cibo da mangiare rapidamente, cibo che appaga, ma anche cibo spazzatura in molti casi, soprattutto se la qualità della carne è scadente. Se vi dicessero che esistono alternative più salutari del classico hamburger del fast food, a base di canapa ma con un aspetto e un gusto del tutto simili… lo provereste?

Non intendiamo convincervi a diventare vegetariani o vegani ma soltanto a prestare attenzione a ciò che mangiate. In questo senso, la canapa si rivela un perfetto alleato nel mantenere il vostro organismo in buona salute.

Sono ormai molte le alternative vegetali alla carne e la canapa può essere un ingrediente gustoso che si presta bene a questo proposito… ad esempio sotto forma di “carne” macinata e, quindi, burger o polpette.

Sempre nell’ottica di mantenere uno stile di vita salutare, occorre nutrirsi di cibi che apportino un sufficiente quantitativo di proteine.

 

semi di canapa sono tra i cibi che contengono livelli di proteine simili alla carne di manzo e agnello: il 25% delle calorie deriva infatti dalle proteine. 30 grammi di semi di canapa o 2-3 cucchiai da tavola contengono 11 grammi di proteine.

Sono una fonte di proteine completa, una qualità molto rara nel mondo vegetale, inoltre contengono tutti gli amminoacidi essenziali, sono ricchi di “grassi buoni”minerali e vitamine. Sono una buona fonte di potassio, magnesio, sodio, calcio, zinco.

Contengono anche parecchie fibre, a differenza della carne, il che li rende più digeribili dei legumi e di altre proteine vegetali.

 

Cannabis e Celebrities business

Cannabis e Celebrities business

 

 

 

In tutto il mondo è in atto una rivoluzione con al centro la pianta più bistrattata della storia, che sta diventando anche quella più remunerativa, in diversi settori. Le attenzioni per la cannabis e i suoi derivati sono altissime e non sono poche le multinazionali che hanno annusato il business e preparano strategie e investimenti. Le star americane che hanno dato vita al loro personalissimo cannabusiness sono moltissime, dal mondo dello sport al cinema, passando per la musica. Tra queste Patrick Stewart, partner dell’Oxford Cannabinoid Technologies, e Seth Rogen, che ha da poco lanciato il suo brand Houseplant, ma anche Whoopi GoldbergGwyneth Paltrow Martha Stewart.

 

Tra i tanti, però, spiccano figure che hanno declinato il loro cannabusiness in modi diversi, segno che questo è solo l’inizio:

Snoop Dogg

Quando, nel 2012, lo stato del Colorado e lo stato di Washington sono stati primi a legalizzare la cannabis per uso ricreativo, Snoop Dogg è stato tra le prime celebrità a lanciarsi nel cannabusiness.

Dopo aver collaborato per un paio di anni con realtà come Tweed e LivWell, azienda leader in Colorado per la distribuzione di marijuana legale, il rapper ha dato vita a Merry Jane, una piattaforma multimediale dedicata interamente alla cannabis e oggi una delle principali risorse per quanto riguarda notizie, informazioni e contenuti multimediali sulla marijuana.

 

Jim Belushi

Dopo la legalizzazione della cannabis nello stato dell’Oregon nel 2014, Jim Belushi, attore e comico statunitense, ha acquistato oltre 30 ettari di terreno per dare vita alla sua azienda, la Belushi’s Farm, nella quale lavora in prima linea, sporcandosi le mani, per la coltivazione della cannabis.

A settembre 2020, inoltre, Belushi, in collaborazione con l’attore e sceneggiatore Dan Aykroyd, ha lanciato The Blues Brothers, un nuovo marchio dedicato a cannabis di alta qualità pre-rollata e dedicata non solo al compianto fratello John, ma anche alle sensazioni positive che accomunano la musica alla marijuana.

 

Drake

Il famoso rapper Drake ha deciso di entrare nel business della cannabis unendosi alla Canopy Growth, azienda canadese che, tra quelle che si dedicano alla produzione di cannabis, è tra le più grandi e strutturate al mondo e che può già contare sulla collaborazione di altre star come Snoop Dog e l’attore Set Rogen.

 

Wiz Khalifa

Era solo una questione di tempo prima che uno degli smaffoni più grandi nel rap americano lanciasse la propria varietà di ganja. Quindi, eccoci con Wiz Khalifa e la sua Kush, studiata e venduta in collaborazione con i negozi RiverRock del Colorado. Il rapper l’aveva precedentemente resa disponibile a San Francisco , ma questa è la prima volta che questa varietà, che a detta di Wiz ha richiesto anni per essere perfetta, è stata lanciata in un vero e proprio mercato.

 

Mike Tyson

Il celebre campione di pesi massimi statunitense Mike Tyson ha dato vita al suo Tyson Ranch non solo per la coltivazione e la distribuzione della cannabis, ma anche per creare da una parte una comunicazione più chiara sui numerosi benefici della marijuana e dall’altra un luogo di incontro dove organizzare festival e appuntamenti a lei dedicati.

Degli oltre 400 acri a disposizione per il suo cannabusiness, Tyson ne ha destinati circa 20 alla Tyson Cultivation School, una fattoria-scuola per insegnare agli agricoltori a coltivare e a sviluppare le loro piante.

 

Jay-Z

Tra gli ultimi a entrare nel cannabusiness c’è Jay-Z, che a fine 2020 ha dato vita a Monogram, un’azienda dedicata alla produzione di un fumo di qualità, dove ogni passaggio è curato in ogni dettaglio, dalla coltivazione al consumatore finale. Nel catalogo non ci sono prodotti a base di marijuana, ma cannabis pura di alto profilo che si trasforma così in una proposta di lusso, venduta sfusa o rollata da artigiani altamente specializzati.

 

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Legalizzazione e consumo giovanile

Legalizzazione e consumo giovanile

 

Sfatiamo un mito: la legalizzazione NON aumenta il consumo degli adolescenti

 

 

 

La legalizzazione della cannabis non fa aumentare il consumo tra gli adolescenti. A sfatare il falso mito i dati raccolti nei paesi e negli stati dove l’utilizzo per scopi ricreativi è legale e regolamentato.

Le ricerche che hanno sfatato il mito

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista accademica JAMA Network, nei territori statunitensi dove l’uso ricreativo della sostanza è stata regolamentata, il consumo da parte degli adolescenti è diminuito quasi del 10%. In particolare, si è registrato un calo dell’8% nell’uso sporadico e del 9% in quello frequente. La variazione, invece, è risultata appena accennata negli stati che hanno legalizzato al solo uso medico e terapeutico.

L’analisi, condotta da un team di ricercatori provenienti da quattro diverse università americane (la Montana State University, la University of Oregon, la University of Colorado e la San Diego State University) ha dimostrato, dati alla mano, come la legalizzazione abbia avuto un effetto positivo sul consumo giovanile.

Complici, in questo contesto, i punti vendita autorizzati, come il Canapè, che possono effettuare maggiori controlli sull’identità richiedendo i documenti e la maggiore età dei propri clienti, e la scomparsa del cosiddetto “effetto tabù” e del suo fascino.

I dati analizzati non sono nuovi a Washington. I valori, infatti, sono stati raccolti attraverso gli Youth Risk Behaviour Surveys (YRBS), ossia le indagini biennali americane promosse dalle agenzie governative e dedicate ai rischi per la salute degli adolescenti. Per questa ricerca, in particolare, sono stati studiati i comportamenti degli studenti delle scuole superiori in un periodo che va dal 1993 al 2017.

Ora che gli Stati Uniti si avviano verso la legalizzazione federale della cannabis, allineandosi con i 14 stati a stelle e strisce dove il consumo è già legale, la situazione economica e sociale del paese potrebbe evolvere ulteriormente.

La legalizzazione e i problemi comportamentali dei giovanissimi

Tra i primi a subire gli effetti positivi della legalizzazione i giovanissimi. Dalle stesse ricerche, infatti, è emerso che l’utilizzo ricreativo della marijuana ha avuto un calo sopra la media tra i più piccoli, ossia tra gli studenti di età compresa tra i 13 e i 14 anni. La riduzione è pari al 25%.

In molti di questi casi, l’utilizzo ricreativo della marijuana è spesso legato alla ricerca di attenzioni e al mettere in atto comportamenti sociali considerati devianti o problematici per definire il proprio status. La legalizzazione, invece, elimina il “fascino del proibito” nonché l’opportunità di sfidare l’autorità, sia essa genitoriale o statale.

La legalizzazione e la criminalità

Non solo la diminuzione dei consumi, la legalizzazione favorisce, sul lungo periodo, anche la riduzione di altri rischi e problemi legati allo spaccio o ai disturbi comportamentali come risse e uso e detenzione illecita di armi.

Dagli Stati Uniti arrivano dati positivi anche in questo contesto. Nei territori dove sono stati legalizzati sia l’utilizzo ricreativo che quello medico si sono infatti registrate sensibili diminuzioni dei reati, in particolare di quelli violenti.

È il caso dello stato di Washington, primo tra i territori a stelle e strisce a legalizzare l’uso ricreativo della sostanza il 6 dicembre 2012. All’interno dei suoi confini, infatti, da quel giorno si è registrato un calo del 30% in termini di stupri e del 20% per quanto riguarda i furti, anche e soprattutto tra i giovani.

A questo si aggiunge l’aspetto economico. A un anno dalla legge, infatti, lo stato di Washington ha incassato oltre 70 milioni in più di tasse. Una crescita che conferma le prospettive di molte altre zone del mondo sempre più vicine alla legalizzazione come il Messico e l’Italia, che, secondo le ultime stime, con la legalizzazione guadagnerebbe almeno 8 miliardi di euro l’anno.